Posts written by massimofranceschini

  1. .
    La strada per coinvolgere il maggior numero di persone e soggetti

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    il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani


    La fase sociale, culturale e politica attuale si caratterizza principalmente per due gravi macro pericoli.

    Il primo pericolo è dato dall’uso massiccio della tecnologia in ogni ambito umano.
    Controllata da lobby sovranazionali in mano a poche famiglie e “logge” che ne determinano anche gli usi e le direttrici della ricerca, la tecnologia sta rischiando di:

    A. distruggere la vita sul nostro pianeta (armi nucleari);


    B
    . modificare a fini di controllo ogni ambito umano:

    i. intimo personale (a. psicofarmaci ; b. esperimenti genetici e sulla vita non esclusivamente incentrati su una “sana” medicina che rispetti l’identità e l’integrità psico-biologica dell’essere umano);

    ii. intimo ricreativo/virtuale (implementazione sempre maggiore di tecnologia atta a traslare nel mondo virtuale una quantità sempre maggiore di attività, dati e tempo libero);

    iii. sociale/culturale/ambientale (
    a
    . controllo dei media e della cultura da parte di pochi gruppi elitari;
    b
    . controllo dell’istruzione verso un freddo tecnicismo anti filosofico-spirituale, che taglia di fatto gran parte della cultura dell’uomo;
    c
    . controllo dell’emissione del denaro;
    d
    . distruzione e controllo a fini di dominio e commerciali di ambiente e risorse;
    e
    . implementazione di automatismi tecnologici, cibernetici e di intelligenza artificiale in un numero sempre maggiore di ambiti, che sostituiranno di fatto il controllo e la volontà umana per un numero sempre maggiore di attività ed ambiti).

    La causa del primo pericolo credo sia da individuare, storicamente, nell’avvento dell’era moderna “positivista” e “materialista” che, grazie ad alcune contraddizioni della cultura precedente, ha affermato una cultura “opposta”, altrettanto contraddittoria negli esiti, che sta progressivamente ponendo le basi del REGIME TECNOCRATICO DI CONTROLLO prossimo venturo.

    Come la storia insegna tale regime si instaurerà, con tutta probabilità, dopo una guerra o degli eventi devastanti atti a giustificarne l’avvento.

    Il secondo pericolo è in parte conseguenza del primo e si può sostanzialmente descrivere come una fondamentale delegittimazione dei migliori ideali universali: i 30 Diritti Umani.

    La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è sostanzialmente non attuata, anche se sottoscritta dalla maggioranza degli stati che si sono automaticamente impegnati a difenderla ed ottemperarla, anche tramite le loro costituzioni.

    Con la giustificazione di dover evitare gli orrori delle due Guerre Mondiali la politica mainstream, guidata da occulti interessi privati transnazionali, ha reso possibili le perdite di sovranità nazionali tipiche della nostra era in favore di organismi internazionali di varia natura, ma sostanzialmente privati, non rispondenti a mandati elettorali.

    L’uso di alcuni Diritti Umani per giustificare azioni che con essi non hanno niente a che vedere, ha inoltre creato un cinismo generalizzato verso la politica e la possibilità di una convivenza civile pacifica e cooperativa.

    Questo cinismo è immediatamente visibile e percepibile ogni volta che si interpellano persone sui problemi principali che i media mettono in primo piano o leggendo i commenti dei più, anche nei gruppi o pagine web che dovrebbero essere più consapevoli ed informati.

    Anche i gruppi cosiddetti “sovranisti” non sono esenti da queste problematiche, albergando ancora al loro interno varie matrici ideologiche “novecentesche”, o pulsioni populistico-giustizialiste-autoritarie-estremistiche, di fatto distruttive e controproducenti per qualsiasi sforzo di creare un nuovo soggetto politico che abbia una chance di smarcarsi dalla politica mainstream e guadagnare visibilità.

    La formazione di una vera e consapevole alternativa al “sistema lobbistico” necessita quindi della consapevolezza di dover creare un soggetto politico post ideologico ispirato ai valori dei 30 Diritti Umani, finalmente da attuare veramente nel loro complesso.

    La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo si rivela, a ben vedere, il documento adatto a rappresentare il minimo comun denominatore per la protezione dell’individuo e delle sue attività, della famiglia e di tutte le manifestazioni della socialità, del lavoro e della cultura.
    Tale protezione potrà favorire la realizzazione di una moderna socialità cooperativa in cui le differenze di pensiero, di status sociale e di “appartenenza” siano rispettate e possano rendersi “comunicanti” fra loro, senza la “necessità” di doversi “demolire” a vicenda.

    Il vero crimine in ambito sociale e politico è, di fatto, qualsiasi intolleranza che non riconosca la dignità di ogni essere umano in quanto tale.
    Dignità che deve essere preservata anche nel caso si renda necessario limitare la libertà di chi violi tale patto sociale.

    Solo una consapevolezza positiva di tal genere avrà una possibilità, comunque difficilissima data la pervasività del sistema lobbistico vigente, di dare un’opportunità ad una politica “ecumenica” e creativa, atta a dare una speranza ai più, ormai non attivi socialmente e politicamente, ed a quelli attivi non facenti parte del sistema politico-burocratico.

    Le considerazioni sin qui espresse, l’esperienza della politica e l’urgenza data dai due pericoli descritti, ci dovrebbero far capire la necessità immediata della creazione di un soggetto politico-culturale che possa dare una nuova speranza alla civiltà del diritto oggi in grave crisi, illuminata dai 30 Diritti Universali.
    La teorizzazione e la creazione di un nuovo Stato Libero del Diritto e del Cittadino è ormai improrogabile, pena l’accelerarsi della diminuzione dei diritti e delle libertà già in atto.

    Tale urgenza è abbinata alla consapevolezza della vastità di tematiche e delle ramificazioni di pensiero e di intervento rese necessarie dai due pericoli sopra esposti e dalla necessità di attuare i 30 Diritti Umani in tutti gli ambiti della vita sociale.

    La consapevolezza della vastità di problemi ed aree su cui sarebbe giusto dire qualcosa ed intervenire, non dovrebbe però farci dimenticare l’urgenza: la necessità di creare una vasta aggregazione politico-culturale che parta dalla definizione iniziale di poche ma chiare macro aree di intervento, atte a determinare immediati cambiamenti nello status quo e ridare speranza alla politica per una civiltà migliore.

    Tali cambiamenti saranno per forza di cose progressivi e andranno di pari passo con la crescente consapevolezza della società civile che si riuscirà a coinvolgere.

    Le macro aree di intervento su cui chiedere aiuto e consenso e su cui si svilupperà lo sforzo creativo e propositivo del nuovo soggetto politico potrebbero essere così descritte:

    1. Immediata attuazione e/o rivitalizzazione dei principi costituzionali, dei meccanismi della politica, dei luoghi e dei modi di rappresentanza, dei regolamenti e degli iter legislativi già esistenti ed in linea con i 30 Diritti Umani, affinché sia impedito alla politica ed alla legge di perseguire interessi privati od anti-costituzionali più o meno occulti, nazionali o sovra-nazionali.
    Si impone anche uno studio di come la Costituzione Italiana ed i luoghi della politica, ove necessario, possano maggiormente aderire ai Diritti Umani e vincolare i poteri “legislativo”, “esecutivo” e “giudiziario” al loro rispetto.

    2. Progressivo recupero delle sovranità nazionali perdute, schiacciate, regalate od esposte agli attacchi di organismi sovra-nazionali di varia natura.
    Queste le sovranità in questione: politica, legislativa, economica, monetaria, finanziaria, sanitaria, energetica e militare.
    Per attuare i Diritti dell’Uomo occorre far sì che lo Stato riprenda, anche se in maniera assolutamente trasparente, il controllo parziale dell’economia ora in mano alla finanza ed alle multinazionali, dell’intero settore di servizi al Paese, degli asset strategici, delle infrastrutture, della finanza e della moneta.

    3. Informare correttamente sul fatto che la creazione del denaro e del debito sono le armi moderne con cui si combatte la guerra che la finanza sta vincendo sull’economia produttiva.
    Informare correttamente sulla possibilità che il denaro sia emesso dallo Stato senza debito e nel pieno controllo di qualsiasi ripercussione interna ed esterna.
    Occorre far capire che la moneta, ormai sottratta dalla necessità di un corrispondente aurifero e creata “dal nulla”, deve essere considerata una mera infrastruttura commerciale atta a favorire gli scambi fra i cittadini, le imprese e l’amministrazione, emessa da una Banca D’Italia ri-nazionalizzata.
    In attesa che il necessario dibattito sull’Europa di oggi e sull’Euro dia i suoi frutti, si disporrà comunque una necessaria proposta di sovranità monetaria parziale, coesistente con l’Euro, non in conflitto con i trattati europei inopinatamente firmati senza l’adeguato coinvolgimento della società civile.

    4. Delineare i benefici di una politica volta all’attuazione dei Diritti Umani ed al recupero delle sovranità, in particolare di quella monetaria, che renderanno possibile raggiungere i seguenti obiettivi:

    i. servizi basilari, infrastrutture, istruzione, sanità e previdenza gratuiti;

    ii. piena occupazione e determinazione di uno stipendio minimo garantito e indicizzato, tale da soddisfare i bisogni e le necessità dell’individuo e del nucleo familiare, a cui il settore privato dovrà e potrà attenersi;

    iii. una bassa fiscalità soggetta alle limitazioni date dalla reale capacità contributiva, restante il soddisfacimento dei diritti fondamentali del singolo, della famiglia e dell’impresa; la fiscalità rimarrebbe come opportuna “leva” con cui l’amministrazione dello Stato terrà sotto controllo l’inflazione ed altri parametri economico-monetari, e con cui potrà incentivare/disincentivare comportamenti sociali virtuosi/distruttivi; tassare fortemente e disincentivare la speculazione finanziaria, riformare/regolamentare la borsa per impedire che possa essere il luogo in cui muore l’economia produttiva in favore della finanza;

    iv. diminuzione del debito pubblico e determinazione di quale sua parte possa essere eventualmente considerata illegittima, nell’ottica della Costituzione e dei Diritti Umani;

    v. salvaguardia e potenziamento nella loro capacità di produrre ricchezza e benessere sociale di territorio e patrimonio artistico;

    vi. volgere al benessere sociale e nazionale e sganciare da interessi privati ricerca scientifica, farmaceutica ed energetica;

    vii. avere un’industria militare operante per il solo fabbisogno della difesa nazionale a cui sia vietato vendere armi all’estero;

    viii. rivedere nell’ottica dei Diritti Umani e della pace internazionale tutta la politica estera e le alleanze, la difesa, l’appartenenza alla NATO e la partecipazione ad azioni militari internazionali;

    ix. impegnarsi a livello internazionale senza compromessi per il disarmo nucleare e per la liberazione del territorio nazionale dalle armi nucleari presenti;

    x. controllare e fermare i flussi migratori senza violare i Diritti Umani ed internazionali; sfruttare l’immigrazione residua come opportunità creativa per chi si aiuta e per il nostro Stato; occorre garantire sicurezza e dignità agli immigrati disposti ad essere inseriti in un percorso civile di crescita e produttivo di scambio alla comunità che li ospita; occorre creare progetti di ritorno ai Paesi d’origine implementati dai Ministeri degli Esteri, Economici, dell’Istruzione, della Difesa e di altri eventualmente necessari, dotati di nuove capacità progettuali ed operative atte a cambiare in meglio le sorti dei Paesi di provenienza e lo scambio economico e culturale fra i loro paesi liberati ed il nostro.

    xi. riformare e finanziare il settore della “giustizia” per eliminarne i problemi di efficienza e di enorme difficoltà di approccio da parte del cittadino; garantire una seria e competente difesa d’ufficio; eliminare le violazioni dei diritti umani nel regime detentivo; implementare ogni soluzione si sia dimostrata utile al ripristino della dignità dei detenuti, che devono poter tornare con il loro percorso di crescita, lavoro e servizio, per quanto possibile, in buoni rapporti con la società che hanno danneggiato con i loro reati; rivedere il “peso” e l’opportunità delle consulenze “psichiatriche” in ambito processuale, sempre più criticate per la loro a-scientificità;

    xii. eliminare tutte le violazioni dei Diritti Umani nel campo della “salute mentale” e dei trattamenti sanitari obbligatori ed eliminare le “complicità giuridiche” con tali violazioni; rimettere l’ambito in mano alla medicina tradizionale ed “alternativa” non violenta; implementare un “approccio umanistico” per un settore ora in mano ad una psichiatria e ad un’industria farmaceutica ormai molto discusse e sulle quali esiste ampia documentazione di violazioni dei Diritti Umani e di perseguimento di interessi commerciali.

    I quattro punti appena descritti dovrebbero essere il cardine aggregante e vincolante di partenza, che ogni soggetto partecipante potrà sottolineare a seconda delle sue inclinazioni e cultura ma che, in ogni caso, dovrà consapevolmente e responsabilmente perseguire, su cui si impegnerà e su cui chiederà impegno ad un numero potenzialmente ed esponenzialmente sempre maggiore di persone e soggetti.

    L’urgenza di una novità politica richiede consapevolezza, impegno ed una definitiva comprensione dei problemi attuali e della necessità di aggregare il maggior numero possibile di persone su quei valori universali senza i quali saremo condannati ad un futuro già vissuto, con l’aggravante del dominio tecnologico sempre più incontrollato e stringente.

    Ne va della libertà di tutti.



    31 luglio 2017


    Edited by massimofranceschini - 11/1/2020, 15:15
  2. .
    Occorre riconoscere i veri interessi in gioco

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    Sul fenomeno della cosiddetta “globalizzazione” si sta giocando una terribile partita, tutta sulla pelle delle nazioni, delle società civili e dei cittadini, che vedono le loro sovranità, prerogative, diritti e dignità sempre più attaccati e demoliti.

    Questa opera di demolizione attuata con la decisiva complicità della politica favorisce interessi transnazionali privati che si celano dietro le istituzioni nazionali ed internazionali come l’Unione Europea.

    A pensarci bene le giustificazioni con cui la politica ed i media mainstream, il “SISTEMA” insomma, vogliono farci digerire tutto ciò è ridicola.

    Andiamo con ordine e iniziamo a vedere cosa deve intendersi per “globalizzazione”, quali sono i suoi connotati più discussi.

    Per fare ciò prendo degli estratti dall’Enciclopedia Treccani.

    Termine adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo.” …

    Il termine globalizzazione è spesso usato, come sinonimo di liberalizzazione, per indicare la progressiva riduzione, da parte di molti paesi, degli ostacoli alla libera circolazione delle merci e dei capitali. Questo, tuttavia, è solo un aspetto dei fenomeni di globalizzazione, che comprendono, in particolare, una tendenza al predominio sull’economia mondiale da parte di grandi imprese multinazionali, operanti secondo prospettive sempre più autonome dai singoli Stati, e una crescente influenza di tali imprese, oltre che delle istituzioni finanziarie internazionali, sulle scelte di politica economica dei governi, in un quadro caratterizzato dall’aumento progressivo dell’integrazione economica tra i diversi paesi, ma anche dalla persistenza (o addirittura dall’aggravamento) degli squilibri fra questi.” …

    “…la diffusione delle tecnologie informatiche ha favorito i processi di delocalizzazione delle imprese e lo sviluppo di reti di produzione e di scambio sempre meno condizionate dalle distanze geografiche, alimentando la crescita dei gruppi multinazionali e i fenomeni di concentrazione su scala mondiale; ha favorito inoltre un’espansione enorme della finanza internazionale, tanto che il valore delle transazioni giornaliere sui mercati valutari è divenuto ormai superiore allo stock delle riserve valutarie esistenti.” …

    “… Secondo alcuni studiosi, la globalizzazione può esercitare effetti positivi sull’economia mondiale sotto il profilo sia dell’efficienza sia dello sviluppo: in particolare, la liberalizzazione e la crescita degli scambi commerciali e finanziari potrebbero stimolare un afflusso degli investimenti verso le aree meno dotate di capitali e favorire una tendenziale riduzione del divario economico fra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Altri sostengono, invece, che, dati gli squilibri e le forti differenze (economiche, tecnologiche, culturali, politiche) esistenti tra i diversi paesi, nonché la presenza di condizioni di mercato assai lontane da quelle di concorrenza perfetta postulate dai modelli tradizionali, gli eventuali effetti positivi dei processi di globalizzazione non si distribuiscono in modo uniforme: in particolare, per i paesi in via di sviluppo tali processi possono comportare conseguenze anche molto sfavorevoli, mentre negli stessi paesi sviluppati si verifica un contrasto tra i settori sociali che traggono vantaggio dai processi di globalizzazione e quelli che invece ne sono danneggiati (per es., i lavoratori impegnati in attività produttive che vengono trasferite all’estero). Va inoltre tenuto presente che, in un quadro caratterizzato da una crescente integrazione internazionale e dalla stabilizzazione dei tassi di cambio tra le monete di diversi paesi, l’adozione, a fronte di squilibri e tensioni interne, di provvedimenti di carattere sociale o anticiclico viene resa più difficile dalla riduzione dell’autonomia dei singoli governi nella gestione della politica economica.” …

    “… A partire dagli anni 1980, inoltre, grazie anche allo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni e alle politiche di liberalizzazione dei mercati finanziari, si è verificato un enorme aumento dei flussi speculativi a breve termine, che ha coinvolto gli stessi paesi in via di sviluppo, influendo pesantemente sull’andamento delle loro economie. La crescita del debito e del rapporto debito/PIL nei paesi in via di sviluppo, spesso alimentata da processi cumulativi perversi (nuovo indebitamento per fare fronte ai debiti pregressi), ha inciso pesantemente sulla loro situazione economica, sociale e politica; in particolare, essi sono stati costretti a comprimere quanto più possibile la domanda interna (con gravi conseguenze sulle condizioni di vita della popolazione) nel tentativo di realizzare, malgrado l’andamento poco favorevole delle ragioni di scambio, onerosi attivi della bilancia commerciale e finanziare così il servizio del debito estero. All’inizio del nuovo millennio il problema del debito estero dei paesi in via di sviluppo rappresenta uno dei principali squilibri del processo di globalizzazione in corso.
    Per quanto riguarda, infine, la Comunità Europea, a partire dal 1992 sono stati rimossi tutti i vincoli ai movimenti di capitali e si è verificata una progressiva perdita di autonomia dei governi nazionali nei campi della politica monetaria e dell’allocazione dei capitali all’interno dei paesi membri
    .” …


    Ovviamente l’enciclopedia non trae conclusioni “politiche” ma non manca di evidenziare ciò che affermo nel primo paragrafo e giustamente indica la sempre più crescente critica al processo di globalizzazione, menzionando la “…diffusione di punti di vista critici nei confronti del processo di globalizzazione. Alcune caratteristiche di quest’ultimo (come la crescita delle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza mondiale, il peso assunto dalle grandi imprese multinazionali nell’economia globale e l’influenza da queste esercitata sulle decisioni degli Stati, il ruolo svolto nel contesto internazionale da riunioni informali, quali il G7 e il G8, tra i governi dei paesi più ricchi e potenti del mondo, l’onere che il servizio del debito estero rappresenta per la popolazione dei paesi poveri e le misure restrittive imposte a tali paesi dai creditori internazionali, l’affermazione sul piano mondiale delle dottrine neoliberiste e gli effetti sociali e ambientali delle politiche a queste ispirate) hanno suscitato un crescente dissenso.”

    Le cose sono quindi chiare.

    Veniamo ora al ridicolo con cui il “SISTEMA” vuole farci digerire i fenomeni di cui facevo cenno nei due paragrafi iniziali: si giustifica ogni ingiustizia, sperequazione e crescente perdita di diritti per le comunità umane parlando della globalizzazione come se fosse un fenomeno naturale indipendente dal volere umano, come se i suoi meccanismi non possano essere governati per far sì che comportino soltanto benefici per tutti senza svantaggi per qualcuno.

    Si parla della globalizzazione come se fosse un “monolito” da prendere in blocco, senza possibilità di scelta, senza possibilità di governo.

    Perché non si potrebbe avere una libera circolazione di persone fra paesi con cultura e tradizioni simili senza avere una libera circolazione di capitali e finanze?

    Perché gli stati sovrani dovrebbero cedere le loro sovranità ad organismi che non controllano più e che sono gestiti/infiltrati da esponenti non eletti ma facenti parte di organismi privati, incontrollabili, persino segreti?

    Perché si propugna l’equazione stato nazionale = guerra?

    Vogliamo ridurre l’analisi sulle cause delle guerre a questa stupidità?

    Certo, un mondo senza confini e senza guerre sarebbe meraviglioso.

    Siamo sicuri che demolire le specificità socio-culturali con la finanza, con violazioni di diritti e svendite di sovranità nazionali ad organismi privati (enti finanziari, banche ed organismi quali Trilaterale, Bielderberg, FMI, BCE, ecc.) sia il modo giusto per ottenerlo?

    Cerchiamo di capire i vari meccanismi ed interessi in gioco.

    Cerchiamo di capire che solo degli stati sovrani di nuovo legittimati da una cultura politico-giuridica, finalmente ispirata ai Diritti Umani, possono essere in grado di gestire le loro economie senza rimanere schiavi della finanza privata, gestendo rapporti e scambi economici con accordi di reciproca convenienza.

    Sono finanza e lobby private, militari, tecnologiche, mediatiche ed altre a determinare il caos, il “terrorismo”, la fame, le vittorie e le sconfitte, le guerre e le invasioni senza bombe.

    Uno stupido “mondialismo” appoggia di fatto i meccanismi che stanno stritolando economie e libertà.

    Cerchiamo di capirlo e cerchiamo di ridar voce alla nostra dignità ed ai nostri diritti, come uomini e come nazione.

    Qualcuno deve pur iniziare.


    8 aprile 2017

    questo il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti umani, che contiene delle proposte in merito


    Edited by massimofranceschini - 12/11/2018, 15:34
  3. .
    Una delle caratteristiche della mentalità criminale è quella di accusare gli altri di atti che proprio lei sta compiendo

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    fonte immagine: Flickr


    Tutti i commentatori mainstream si sono affrettati a mostrarsi “compiaciuti” della sentenza di Trani nel primo grado di giudizio favorevole alle agenzie di rating.

    Uno su tutti Mentana che ha parlato di processo rivelatosi una “bolla di sapone”, accompagnando l’affermazione con un gesto sbrigativo di quasi insofferenza.

    Da quando nell’agenda politico-mediatica è stato fatto apparire il tema della “post-verità”, volgarmente “bufala”, nei talk non manca mai una parentesi in cui si delegittima qualsiasi posizione “complottista” come bufala o, più elegantemente, inutile, fuorviante, indimostrabile e non necessaria per capire la realtà.

    Poche mattine fa nei talk di La 7 l’autrice di un libro sulle bufale affermava che le asserzioni sulla presenza di complotti andrebbero passate al vaglio del “rasoio di Ockham”.

    Il colto riferimento è un principio logico che sembra sia alla base del pensiero scientifico moderno per il quale, secondo quanto recita Wikipedia, si suggerirebbe “… l'inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti …

    Inoltre il “rasoio logico” eviterebbe “… la postulazione di entità inutili, implicitamente favorisce la partenza da principi dimostrati e quindi semplici, e con solide e semplici deduzioni fa in modo che si arrivi alla conclusione …
    In altri termini, non vi è motivo alcuno per complicare ciò che è semplice.
    All'interno di un ragionamento o di una dimostrazione vanno invece ricercate la semplicità e la sinteticità …
    ”.

    Senza addentrarci in disquisizioni logico-filosofiche che porterebbero molto lontano, si sta insinuando l’idea che non occorre vedere “complotti” per spiegare i problemi della nostra epoca.

    Non rimarrebbe quindi altro che giustificare ed assolvere le attività delle agenzie di rating spiegando la realtà socio-economica di grave crisi come quella attuale, l’impotenza della politica, l’avvicendarsi di governi su governi senza che nulla cambi, con congiunture ed eventi facilmente conoscibili e sotto gli occhi di tutti che nulla hanno a che vedere con una precisa volontà criminale di qualcuno.

    Non vorrei si faccia passare l’idea, alla faccia della “scienza”, che in certi ambiti prove e indizi non vadano presi in considerazione.

    A me infatti sembra ci si stia arrampicando sugli specchi con intellettuali e colte semplificazioni, pur di non ammettere, se non nascondere, la pervasività della finanza e delle entità multinazionali e globali nell’economia e nella politica.

    Sono questi ormai i soggetti in grado, più di ogni altro, di decidere le sorti di individui, aziende, governi e stati.

    Si propongono “innocenti” interpretazioni congiunturali, si aggiunge la panzana/senso di colpa dell’aver vissuto “al di sopra delle nostre possibilità”, si racconta di come il nostro “piccolo” paese di appena 60 milioni di individui non possa da solo sopravvivere nel mondo “globalizzato”, dimenticando che eravamo arrivati ad essere la quinta potenza economica mondiale nonostante una guerra persa; si elencano insomma tutta una serie di banalità distraesti e false, eliminando dall’equazione la forza più socialmente, economicamente e politicamente devastante dell’era moderna: la FINANZA.

    Inventiamoci una storia/metafora.

    Mettiamo che esista un piccolo villaggio e che in prossimità del suo territorio si installi una base militare.

    Mettiamo ora che la base inizi a compiere esercitazioni in un territorio non lontano dal villaggio, del tutto regolari perchè autorizzate dal sindaco del villaggio stesso.

    Mettiamo che le associazioni dei cittadini, gli agricoltori e gli allevatori inizino dopo qualche anno a far rimostranze sull’influenza negativa delle esercitazioni sulla salute delle persone, sull’ambiente, sui terreni, sui raccolti e sugli animali.

    Mettiamo che tutta una serie di “indiscutibili autorità” alleate del sindaco e del comandante della base militare si impegnino a “dimostrare” come i problemi lamentati siano causati da fattori genetici e comportamentali della popolazione autoctona, dal riscaldamento globale e da altre sfavorevoli congiunture.

    Mettiamo che questa linea di pensiero sia ripetuta ad ogni occasione e che diventi il punto di vista mainstream, il più politicamente corretto.

    La semplice osservazione che prima dell’inizio delle esercitazioni militari tali problemi non esistevano cadrebbe nel vuoto, annichilita da una visione della realtà imposta e sempre più legittimata da ogni passaggio sui media.

    Questo sta succedendo al nostro Paese ed alla nostra economia: siamo attaccati dalla finanza e da enti privati di varia natura ma pensiamo che esista una molteplicità di fattori congiunturali e relativi su cui il nostro piccolo stato non possa fare niente.

    Non può farlo unicamente perché la classe politica ha via via ceduto sempre più sovranità e proprietà e servizi dello stato ad enti ed organismi privati o condizionati da privati: grandi gruppi industriali e finanziari, banche, Europa e BCE.

    Dopo l’ultima guerra mondiale eravamo a terra ma siamo diventati la quinta-sesta economia del mondo e poi… ma è colpa nostra, della sfortuna, della globalizzazione, del terrorismo, della Cina, dei paesi emergenti e… chi più ne ha più ne metta.

    Nonostante ciò che sto affermando anche io trovo, in effetti, che un “eccesso complottista” sia deleterio e controproducente per combattere il sistema finanziario-politico-mediatico, ora sotto il giogo di una minoranza di persone ed enti privati che stanno riducendo i diritti del cittadino e le prerogative di uno Stato di Diritto.

    Quando vedo argomentazioni valide mischiarsi a contenuti estranei alla realtà della maggior parte delle persone, contenuti più o meno “esoterici”, più o meno discutibili e spesso generalizzanti come ad esempio quelli contro la “lobby ebraica”, o quelli di presunte macchinazioni aliene o altri ancora, mi vien sempre da pensare che alcuni soggetti “anti-sistema” non siano poi così intelligenti, se non addirittura compromessi con il sistema stesso, certamente più interessati alla loro foga che all’ottenere un risultato volto al bene della collettività.

    Pur riconoscendo il disegno in atto di influire sulla politica e sull’economia dei singoli stati da parte di potenti associazioni private come ad esempio la Trilaterale, il Bielderberg ed altre, cerco sempre di partire da dati ed osservazioni quanto più oggettive possibili e comprensibili dai più.

    Siamo o dovremmo essere un moderno Stato di Diritto di ispirazione liberale che dovrebbe funzionare in base alla sua Costituzione ed ai 30 Diritti dell’Uomo, quei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale del 1948 che abbiamo ratificato insieme alla maggior parte delle altre Nazioni del pianeta.

    Leggendo la Costituzione e i Diritti Umani appare evidente che la loro attuazione sia ben lungi dall’essere compiuta.

    Ci sono leggi di qualche natura, economiche, sociologiche od altre che oggettivamente possano impedirla?

    NO.

    Abbiamo minacce o congiunture tali da ostacolare una loro sempre più massiccia implementazione?

    CERTO CHE NO, anzi: la loro realizzazione e la conseguente riconquista dell’autonomia politico-economica da meccanismi internazionali che ci stanno impoverendo non sarebbe altro che un toccasana per un paese e un’economia ormai preda inerme di lobby e potentati transnazionali.

    C’è una mancanza di “teorie” socio-economiche tale da impedire la progettazione di una società a misura dei Diritti Umani?

    ANCORA NO, soprattutto se guardiamo alla diversa situazione fra paesi che hanno perso tutte le più importanti sovranità, monetaria in primis, e quelli che non l’hanno fatto, ad esempio il Giappone.

    Paese certo non esente da contraddizioni ma con disoccupazione quasi a zero nonostante un debito pubblico fra i più elevati al mondo.

    Occorre abbandonare i paraocchi ideologici e non dar retta ai catastrofismi propagandati da illustri lacchè della finanza e dei “poteri forti”, che hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo di schiavitù finanziaria verso le banche private ed i loro sodali della finanza globale.

    I politici che non dicono queste cose, i giornalisti che impiegano il loro tempo a confezionarci programmi "distraenti" pieni di zizzanie sociali e polemiche da quattro soldi fanno tutti parte del sistema che sta schiacciando le nostre vite, minando la nostra sicurezza per il futuro e la capacità del nostro stato di poter arrivare ad essere la trasparente espressione amministrativa di una comunità finalmente consapevole.

    La magistratura nel suo complesso è, evidentemente, ancora poco incline a sviluppare una “sensibilità” su queste tematiche e meccanismi, ma non dobbiamo disperare.

    Il Procuratore di Trani rappresenta un barlume di speranza, certo una piccola fiammella rispetto all’onda mainstream di menzogne con cui siamo quotidianamente sommersi.

    Una fiamma di speranza che va alimentata dal basso, fornendo vera informazione e cultura su come creare e come dovrebbe funzionare una società libera dalla minaccia finanziaria.

    Tutto il resto è una trappola ben congegnata.


    4 aprile 2017

    Sui media ho scritto anche questo:

    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282938

    ed ho formulato proposte qui


    Edited by massimofranceschini - 19/11/2018, 18:09
  4. .
    Proprio così caro...con la complicità dei nostri lacchè che non hanno neanche il garbo di farsi eleggere...
  5. .
    Purtroppo qui siamo oltre l'egoismo, siamo alla irresponsabile manipolazione della nostra integrità psico-biologica.
  6. .
    Per una cultura liberal-umanista contraria alle manipolazioni in nome della scienza

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    il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani, con delle linee guida sui temi etici quanto mai opportune


    Concordo in pieno con le riflessioni fatte da Diego Fusaro in questo articolo sui transgender, sulla tematica dei diritti civili e dell’uguaglianza, in relazione a quella che lui stesso ho sentito definire “ideologia gender” in una trasmissione su Radio 3.

    L’intervistatrice, evidentemente una “colonna” del giornalismo mainstream, negava l’esistenza di tale ideologia.

    Riguardo ad ogni questione riguardante intolleranze, discriminazioni e salvaguardia della dignità e dei diritti di ogni persona, omosessuali e transgender inclusi, la prima considerazione da fare sarebbe per me ovvia: abbiamo i Diritti Umani che proteggono la dignità di ogni persona, applichiamoli veramente e molti, per non dire tutti, dei problemi che affliggono l’umanità quasi non esisterebbero più, senza bisogno di altre leggi e regolamenti, se non attuativi.

    Sulla questione più specifica, anche se concordo in pieno con il sentire del Fusaro andrei decisamente più a fondo, perché alla base di ciò che permette la confusione sui diritti, sulle libertà, sul caos dovuto alla promozione di quel fenomeno che chiama giustamente “neutralizzazione del diritto alle differenze”, non c’è solo il capitalismo.

    Certo il capitalismo ora diventato mondialista pretende abbattere ogni barriera, anche nazionale, e sta spingendo per, come afferma Fusaro, “imporre un nuovo modello di sessualità neutro e indifferenziato, coerente con il profilo antropologico precarizzato dell’individuo senza identità, modellato dai processi dell’economia finanziarizzata e dalle funzioni del consumo”.

    Oltre al capitalismo finanziario con la sua fame di potere e controllo, oltre all’irresponsabile voglia che ha di giocare al mega casinò del Monopoli mondiale, alla base di tutto ciò abbiamo, secondo me, ben altro.

    Abbiamo una cultura che oltre a proporci queste bestiali manipolazioni, fa sì che le persone non capiscano cosa veramente stia succedendo, quale futuro distopico ci attenda.

    Grazie all’ideologia scientista anestetizzante e “rassicurante”, riusciamo a “digerire” ogni nuova prassi manipolatoria relativa ad ogni aspetto del nostro essere, come si parlasse di quale abito usare la prossima stagione.

    Più precisamente credo che siamo di fronte alla congiunzione di due fenomeni tipici della modernità: materialismo e scientismo, coadiuvati dal tecnicismo, cioè dalla smania moderna di un amorale e “pragmatico liberismo” che pretende poter fare tutto ciò che si può tecnicamente fare, in ogni ambito.

    Il materialismo è alla base della perdita di molti valori, lo scientismo ha di fatto relegato le discipline umanistiche in un innocuo e “timoroso” alveo, il tecnicismo trova sempre meno ostacoli alla sua inarrestabile avanzata.

    Per quanto riguarda l’essere umano i “campioni” di questa tendenza sono da sempre gli psichiatri e molti fra gli esponenti delle “scienze” che iniziano con il prefisso “psico” e “neuro”.

    Le pseudoscienza psichiatrica ha sempre avuto la funzione di incasellare e normalizzare gli individui in maniera più o meno violenta e/o subdola, come avviene oggi con gli psicofarmaci.

    Subdola perché al netto di problemi neurologici appartenenti però alla medicina le cosiddette “malattie mentali”, oggi chiamate più prudentemente in inglese “disorder”, non hanno alla base alcuno squilibrio fisico (malattia), da normalizzare con farmaci.
    Si pretende agire su sintomi appartenenti alla sfera personale, mentale ed emotiva, che trovano la loro origine nelle relazioni dell’individuo, negli accadimenti della sua vita, nelle sue abitudini.

    La psicologia ha spesso la tendenza a giustificare ogni atto, voglia o pulsione che un individuo possa avere con il pretesto dell’autostima, relegando ogni considerazione etica e morale ad un passato “bigotto” e moralista da superare.

    Il neurologo materialista ritiene ogni questione relativa all’identità, alla personalità ed alla consapevolezza un fatto cerebrale, quindi soggetto a variabili che con il libero arbitrio non hanno niente a che vedere.

    L’industria farmaceutica sponsorizza queste aberrazioni para-mediche per fini commerciali e per altri fini più oscuri che hanno a che fare con il controllo.

    Più in generale, lo “scienziato scientista” e materialista non si pone alcun problema nel metter mano in ogni ambito che abbia a che fare con la nostra identità psico-biologica, in ogni stadio ed aspetto, dal concepimento alla morte.

    In questo quadro abbiamo quindi tutte le pratiche, le prassi e le ideologie che sotto l’insegna del “progresso” ci stanno portando ad un futuro distopico di annullamento di tutto ciò che ancora, non si sa per quanto, riteniamo giusto, decente ed umano.

    I “progressisti” ci porteranno ad un futuro di annullamento dell’individuo, paradossalmente mascherato da libertà.

    Si vorrebbe spacciare l’apparente libertà degli atti estremi come quello del cambio di sesso, delle pratiche manipolatorie ed alienanti relative alla procreazione (ben altra cosa è la tematica del testamento biologico e del fine vita), come un paradigma da “integrare” nella cultura umana.

    Sin dalla scuola elementare si insegna il menù sessualità saltando e annullando de facto tutte le esperienze e considerazioni emotive, affettive, morali ed etiche che solo l’esperienza e la socialità possono dare agli individui.

    Dato che siamo tutti diversi, data la cultura imperante, date le problematiche socio-economiche dovute ad un pianeta in mano alla finanza ed alla tecnica, il futuro che si prepara sarà caratterizzato da un estremo controllo culturale, mentale, fisico, militare.

    A questi fenomeni va data una risposta culturale e politica che abbia come unico faro l’etica della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

    Se non ci riusciremo l’evoluzione umana si fermerà, proprio quando crederà di poter volare sulle ali di una tecnica amorale.


    6 marzo 2017
    Per approfondire queste tematiche, di seguito altri miei articoli:
    DIRITTI UMANI E GENDER: COMPRENSIONE, NON MISTIFICAZIONE
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5827218
    DIRITTO AL FUTURO
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5305253
    RIPRENDIAMO IL CONTROLLO SULLE PRETESE DELLA TECNICA
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5295973
    TUTTE LE TRAPPOLE "IDEOLOGICHE" DA CUI LIBERARCI, E L’UNICO MODO PER FARLO RAZIONALMENTE
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5285801
    QUALI DIRITTI CIVILI, PER QUALE FAMIGLIA E PER QUALE FUTURO?
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282968


    Edited by massimofranceschini - 12/11/2018, 16:09
  7. .
    Certo, concordo.
    Sui bitcoin e monete elettroniche varie avrei delle riserve, almeno fin quando la tecnologia sarà asservita alle lobby, finanziaria in primis.
  8. .
    Un'occasione sprecata per "rinnovare" il musical

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    fonte immagine: Adnkronos


    La visione di “La La Land” mi ha lasciato alquanto perplesso.
    Ritengo ci siano molti motivi per parlare di insufficienza piena.

    Il regista Chazelle mi era piaciuto con il bel “Whiplash”, su cui avevo scritto per fare però considerazioni per lo più musicali.

    Non mi interessa certo contare o dar peso ai premi già presi dal film o dal record di candidature agli Oscar.

    Sappiamo benissimo quanto gli americani possano perdere obiettività ogni volta in cui si mostri un contenuto “auto celebrativo”, proprio come fa quest’opera; i premi presi anche in Europa ci confermano come spesso applaudiamo in maniera indifferenziata tutto quanto provenga dagli USA.

    Nel film si celebra il musical e lo spirito visionario/sognatore caro al sentire americano, in effetti uno degli aspetti più rilevanti e positivi della cultura d’oltre oceano.

    Evidentemente tanto basta alle giurie.

    Oltre all’interpretazione di Emma Stone, alla sequenza iniziale e all’unico momento di vera “passione” in cui Ryan Gosling spiega cos’è per lui il Jazz (anche se il Jazz è molto di più), personalmente stendo un velo pietoso.

    Si poteva scavare profondamente e in maniera più originale nelle due fondamentali “tensioni” della storia: il “contrasto” fra gli obiettivi dei due protagonisti che ne inficiano l’amore e quello fra i generi musicali di origine americana.

    Evidentemente coniugare “impegno” ed intrattenimento era chiedere troppo all’autore e probabilmente alla produzione.

    Date queste premesse, le insufficienze più evidenti sono quindi la mancanza di originalità del soggetto, la non sufficienza di Gosling sia nel canto sia nella danza e la paradossale assenza di ritmo, la pecca più grande.

    Riguardo alle insufficienze di Gosling non ne farei una “colpa” grave, se non fossero presenti le altre lacune!

    Molti grandi attori ci hanno comunque abituato ad una grande tradizione di poliedricità, espressa anche in opere recenti come “Moulin Rouge” e “Chicago”.

    Anche attenendoci all’impostazione data dall’autore la pecca più grande è, secondo me, quella del ritmo, più precisamente della “tessitura fine” del film, cioè in quella particolare abilità tecnico-espressiva con cui il regista tiene incollato lo spettatore allo schermo lavorando su modi e tempi delle immagini.

    Abilità quanto più necessaria per un prodotto senza originalità nel soggetto e nello svolgersi della narrazione.

    Il film è un prevedibile succedersi di “quadri” già visti, appena “aggiornati” ai tempi, non assistito da un montaggio all’altezza.

    Spesso è proprio il montaggio l’arma ultima con cui confezionare un film di successo, indipendentemente dal soggetto o da altre considerazioni.

    Credo che scelte diverse nelle inquadrature, nei tempi e nelle durate delle sequenze ci avrebbero regalato un film diverso, che almeno ci avrebbe tenuto sulla poltrona.

    Spero che Chazelle non si faccia ulteriormente inebriare da fama e successo, d’altronde non sarebbe la prima volta che un giovane artista perde forza all’apparire di soldi e celebrità.


    14 febbraio 2016

    Per chi interessato alle considerazioni musicali espresse per “Whiplash", valide anche per l’opera in questione, questo è il link:

    https://www.massimofranceschiniblog.it/2015/01/22/la-creativita-in-musica-e-impedita-anche-dal-sistema-americanoide-sforna-virtuosi/


    Edited by massimofranceschini - 11/1/2024, 16:41
  9. .
    Si deve fare la guerra con le armi e le persone di cui si dispone...
  10. .
    Occorre superare le ideologie e le relative mentalità, soprattutto quelle più apparentemente “corrette”

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    nel mio libro linee guida auspicabili


    Scrivo da anni contro le ideologie e per i Diritti Umani, che ritengo gli unici “baluardi ideali” da praticare per cambiare veramente le cose.
    Sui Diritti Umani Universali ho da poco tentato di formalizzare il programma politico che vedete in alto, in continua evoluzione, che andrà a far parte di un volume più completo sull’argomento.

    Le ideologie e le “mentalità reali” che ne derivano impediscono un libero confronto, una vera comprensione fra gli uomini, un vero cambiamento e progresso sociale.

    Oltre a ciò le ideologie si prestano ad essere stuzzicate ed aizzate dal sistema politico-mediatico in maniera più o meno “populista/ignorante” o più o meno “politicamente corretta/colta”.

    Si continua così ad incatenare le persone a prassi ed idee immutabili, non comunicanti idealmente e soprattutto “mentalmente”.

    Spesso non siamo del tutto consapevoli come la nostra “mentalità politica” permetta tutto ciò.

    Se questi problemi sono gravi per il “rozzo” e più o meno consapevole “fascistoide-autoritario”, che regala pulsioni ed a volte giuste rivendicazioni al “ducetto” di turno da ammirare e seguire acriticamente, sono ancor più gravi per chi si ritiene di sinistra, “ignorante” o colto che sia.

    Il “destrorso” pieno di risentimento contro le ingiustizie cerca un palese ed “ovvio” colpevole da accusare, si imbeve di rabbia verso falsi obiettivi da combattere e su cui i media spingono continuamente.

    Limpido esempio di ciò sono tutte quelle trasmissioni di “attualità” che parlano quasi ogni giorno di immigrazione del gruppo Mediaset.

    La “rozzezza” analitica della destra e dei suoi media è funzionale alla mentalità antagonistica e collerica dei suoi componenti, che sollecita e solletica continuamente.

    Il “sinistrorso” ha invece, troppo spesso, un problema molto più grave.

    Dall’alto dei suoi ideali apparentemente più “umanistici” e “positivi” si ritiene sempre e indiscutibilmente nel giusto, imbevendosi a sua volta di tutto ciò che possa sembrar “progresso”, “modernità” e “giustizia sociale”, senza però riuscire veramente a vedere cosa troppo spesso si celi dietro queste “parole d’ordine”.

    Non può vederlo perché ha nella sua mente un “prefisso di correttezza” dato dall’ideale ideologico.

    Non vede che il “progresso” sta continuamente distruggendo quei valori, certamente migliorabili ed “evolubili”, su cui però si reggeva la storia e l’umanità; non vede che la “modernità” come oggi praticata sta uccidendo l’individuo, la famiglia, la comunità, lo Stato; non vede che la “giustizia sociale” tanto ricercata si riduce a generica stigmatizzazione del “ricco”, uccidendo quindi di tasse la produzione, senza però vedere, ad esempio, come una delle più grandi ingiustizie risieda nel controllo dell’emissione della moneta a debito che costringe all’iper tassazione ed alla schiavitù del debito.

    Il “sinistrorso” non vede che “la sinistra”, nel suo insieme di apparato intellettuale-politico-mediatico, è la spalla più importante che sorregge il sistema oligarchico e multinazionale delle lobby.

    Il “sinistrorso” si pasce e si bea delle idee di “pace” e “comunità globale”, senza vedere che proprio gli esponenti della sua “intellighenzia” hanno svenduto idealmente e fattivamente la libertà dei popoli di formare e sostenere nazioni in cui riconoscersi, con la superficiale ed errata filosofia che nazioni e bandiere sarebbero alla base della guerra.

    Il “sinistrorso” si accontenta di poter girare il mondo senza passaporto ma non vede che i soggetti veramente liberi non sono gli individui ma le multinazionali ed i lacchè di turno che “democraticamente” eleggiamo.

    Il “sinistrorso” si accontenta di appoggiare qualsiasi cosa sembri “aiutare” chi “non ha”, senza neanche riuscire ad ipotizzare che non dovrebbe più esistere chi non ha, senza riuscire a pensare come ciò possa essere possibile.

    Una visione intimamente cinica e pessimista dell’uomo e dell’esistenza impedisce al “sinistrorso” di vedere e pensare in maniera veramente creativa per tutti.

    Il “sinistrorso” confonde spesso l’ideale con la “simpatia”, albergando nei suoi sensi e sentimenti un antagonismo reattivo verso tutto ciò che “stoni” con i suoi più o meno coerenti paradigmi e che può solo vedere “politicamente scorretto”.

    Ecco allora manifestarsi l’odio viscerale verso il più o meno cialtrone di turno della parte “istintivamente avversa”, che gli impedisce di vederne eventuali aspetti positivi su cui costruire, “ecumenicamente”, qualcosa di politicamente e socialmente utile per tutti.

    Il “sinistrorso” sente di dover osteggiare più o meno apertamente, ad esempio, tutto ciò che abbia a che fare con “successo” e “affermazione individuale”, soprattutto in campo produttivo/commerciale.

    Sono questi traguardi che considera non raggiungibili “onestamente” senza danneggiare alcuno.

    Di fatto il “sinistrorso” combatte chi produce ma appoggia chi controlla, senza rendersi conto che chi controlla protegge e serve chi specula.

    Spesso il “sinistrorso” si fa scudo della “legalità” per “fermare” azioni che non rientrano nel suo parametro ideologico, accettando però “tranquillamente”, ad esempio, un mondo del lavoro e un’economia che non danno più stipendi sufficienti ad una degna sopravvivenza.

    Il “sinistrorso” appoggia un sindacato che protegge chi lavora ma che non fa veramente niente per combattere il sistema globale e transnazionale delle lobby.

    Anche il “sinistrorso” colto e “illuminato” che avrebbe in teoria abiurato la dittatura e il “pensiero unico” risente troppo spesso di queste “tare” ideologico-mentali, impedendo così un vero progresso ideale e la nascita di un progetto alternativo di cambiamento socio-politico.

    Il mea culpa della sinistra per i regimi aberranti sembra così essere servito unicamente a giustificarne una pretesa maggior “giustezza” e “superiorità morale” sul campo “avverso”, mentre andava consolidando e/o sostenendo la classe politico-burocratica che governa le nostre vite.

    I movimenti alternativi cosiddetti “sovranisti” sono così ancora particolarmente esposti all’infiltrazione delle ideologie: “destra” e “sinistra” si combattono al loro interno sotto mentite spoglie, incapaci di spogliarsi dei vecchi cascami ideologici, mentali ed operativi, incapaci di vedere le sintesi ed i “compromessi possibili” messi a disposizione dalla Carta dei trenta Diritti dell’Uomo.

    Se non lo capiranno velocemente saranno le caste oligarchiche ad istituzionalizzare la “sintesi finale”: un bel sistema di controllo tecnologico globale a cui sarà difficilissimo se non impossibile ribellarsi.

    Tanti auguri a tutti.


    10 novembre 2016


    Edited by massimofranceschini - 12/11/2018, 16:34
  11. .
    Occorre capire come controllarla, prima di esserne completamente controllati

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    fonte immagine: Flickr


    Riguardo l'intelligenza artificiale è urgente sensibilizzare la società civile sulla necessità di una ferrea regolamentazione ispirata da un necessario nuovo umanesimo, al pari di quella da me auspicata per l'industria farmaceutica e per la ricerca e la manipolazione di tutto ciò che concerne la vita e la nostra identità psico-biologica.

    A questo proposito vedere il capitolo "TEMI ETICI" del mio nuovo libro
    e praticamente tutto il primo.

    Tali ambiti sono oggi fortemente messi in pericolo per scopi militari e di controllo sociale che niente hanno a che vedere con la nostra salute.

    Alle perplessità più immediatamente "comprensibili" riguardo l'intelligenza artificiale e l'automazione nel mondo del lavoro, occorre aggiungerne altre forse più decisive per il futuro e la libertà umana.

    Per quanto riguarda il lavoro credo non sia scontata l'equazione più macchine/meno lavoro, a patto di riappropriarci dei nostri destini e sovranità culturali, scolastici e, certamente, monetari.

    Ritengo il LAVORO nell'accezione più larga del termine un valore assoluto, anche se non mi dispiacerebbe un mondo del lavoro liberato dalle mansioni meno "creative", seppur non meno degne, a patto che sia questa una vera liberazione verso obiettivi volti a valorizzare le regioni più alte e creative che albergano in tutti noi, quando messi in grado di esprimere la nostra unicità.

    La cosiddetta "A.I." pone il problema del CONTROLLO.

    Problema che va a braccetto con quelli della libertà, della responsabilità e dello "scientismo tecnicista".

    Fra le tendenze moderne ne abbiamo due fra le più inquietanti: la prima è atta a limitare le nostre libertà e responsabilità, lasciando però alcuni soggetti liberi di esercitare influenze e prerogative inquietanti, la seconda tesa a descrivere l'umanità come composta da individualismi irresponsabili e fondamentalmente egoisti.

    Queste tendenze sono alla base delle ingiustizie moderne e di una visione delle scienze sociali, anche economiche, pervase da un freddo e cinico "calcolo" utilitaristico.

    Queste tendenze sono il frutto della cosiddetta "perdita di valori" a cui è giunta la nostra civiltà laicista e scientista.

    La cultura moderna tende a sostituire valori ed a rispondere alle istanze umane privilegiando tutto ciò che ha un sapore di resa ideale di fronte all'apparente materialità dell'esistenza, fornendo visioni ed obiettivi permeati da una fredda ed automatica tecnicalità.

    La tecnologia, il nuovo Dio cui prostrarsi, sta prendendo sempre più il sopravvento su ogni altro aspetto dell'esistenza e delle idee.

    Riflettiamo su come controllarla e volgerla al bene di ogni individuo, prima che il suo ultimo e più inquietante volto "artificialmente intelligente" decida che l'uomo non sia abbastanza degno o affidabile per sopravvivere.


    8 novembre 2016

    nel mio libro linee guida opportune


    Edited by massimofranceschini - 19/11/2018, 18:59
  12. .
    Riflettiamo sulla filosofia che è alla base del cinismo e della perdita di ogni speranza, su cui si poggia un futuro sempre più amorale e senza diritti

    Raffaele_Cantone_-_Festival_Economia_2016


    Prendo spunto dalla lettura dell’intervista del Magistrato Cantone sul Corriere della Sera del 19 agosto scorso, in cui afferma di aver cambiato opinione accettando ora la legalizzazione della cannabis.

    Contemporaneamente a Cantone annoto con piacere la posizione assolutamente contraria del suo collega Gratteri.

    Torno sull’argomento marginalmente, su cui mi sono già ampiamente espresso, per mettere l’attenzione e riflettere sul fondamentale problema che attiene alla politica, ai media e alla formazione del “pensiero collettivo”, in questa epoca materialista, scientista e tecnicista, caratterizzata da una generale perdita di valori e diritti.

    Questo problema è alla base dell’apparente incapacità del genere umano di migliorare le sue condizioni di vita e sopravvivenza.

    La storia sembra aver fermato il progresso e appare avvinghiata in una complessità di problemi a cui la “modernità tecnologica” non sembra in grado di rispondere.

    Se non capiamo esattamente i meccanismi che stanno alla base della formazione delle idee, non riusciremo a rispondere ai sempre maggiori pericoli e ingiustizie crescenti di un futuro ipercontrollato e anestetizzato.

    Nonostante l’importanza del tema, le sue convinzioni contrarie alla droga e la responsabilità che si è assunto con l’esternazione pubblica del suo cambiamento di opinione, Cantone ammette espressamente di non offrire “certezze sul tema”.

    Si dice “assolutamente contrario all’uso degli stupefacenti”, pensa che non permetterebbe coltivare droga nella sua casa, afferma di sperare che i suoi figli non la usino mai e che la questione dei guadagni della criminalità non si ponga, qui in accordo con Gratteri, in quanto sarebbero molto meno elevati di quelli degli “stupefacenti pesanti”.

    Insomma, anche se “non ha certezze” ha tante idee.

    Come giustifica il suo cambiamento di opinione? Vediamo: “Intanto ho potuto constatare quanto è diffuso il fenomeno tra i ragazzini di oggi. Infinitamente di più di quando ero ragazzino io. Visto questo, la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che la politica proibizionista di questi decenni abbia funzionato? …
    E vogliamo renderci conto di quanti ragazzini entrano in diretto contatto con la criminalità organizzata quando vanno a comprarsi il fumo per strada? …
    Tutti quelli che fumano non hanno alternative per procurarsi la cannabis. E certo che sono tanti, basta guardare i numeri delle relazioni antidroga.
    ...
    ”.

    Anche se inconsapevolmente Cantone ci sbatte in faccia il problema nudo e crudo: la filosofia della società moderna, che ha certo abbandonato da un pezzo i dogmi religiosi teocratici insieme a qualsiasi speranza negli ideali a loro volta distrutti dalle ideologie, si è appiattita su un inumano, amorale, anti etico e assolutamente non funzionale “realismo statistico-tecnicista”.

    Abbiamo perso qualsiasi fede e speranza di poter realizzare i migliori ideali espressi dalla cultura e dalla civiltà e ci abbandoniamo ad una fredda accettazione di comportamenti senza provare a cercarne le cause, affidandoci ad una malriposta speranza di governare l’uomo con la legge.

    La politica moderna, gli slogan dei politici, i commenti che sentiamo per strada dopo che ci siamo “informati” sui media hanno come fondamento questa totale perdita di speranze, valori e ideali.

    Abbiamo talmente introiettato tutto ciò, e Cantone ne è un terribile esempio, che non riusciamo ad andare oltre una vaga speranza di limitare le brutture ed i problemi della modernità con una legge più “razionale” e “praticabile” delle altre.

    Lo vediamo tutti i giorni in tutti gli ambiti. Un clamoroso esempio di ciò è il mondo del lavoro e dell’economia.

    Abbiamo incorporato “la crisi” quasi fosse un parametro inamovibile, come una perenne perturbazione che non ha cause, un dato di fatto pari a quello del sorgere del sole e del calar della notte.

    Ci siamo abituati a stipendi da fame, alla disoccupazione, come se tutto ciò fosse la realtà del pianeta terra, come se fossero cose “vere”, al pari dell’aria che respiriamo.

    Per non parlare delle guerre, del crescente numero di persone in fuga e dai morti che causiamo per la pretesa di governare la democrazia nel mondo.

    Tutti questi problemi hanno cause ben precise, sono provocati da politiche e scelte reali rintracciabili storicamente e culturalmente.

    La cultura materialista-realista-consumista-tecnologica ci ha fatto perdere ogni speranza in un mondo migliore, abbiamo relativizzato tutti i valori perdendo la nostra umanità.

    I media sono pieni di tutto ciò, per giunta accentuato, peggiorato e raccontato in una prospettiva terrorizzante-distraente, proprio adatta alla perdita di valori ed al cinismo imperante.

    Gli stessi media sono una delle cause della situazione attuale: basta pensare che la maggior parte dei giornali, delle televisioni e delle agenzie di informazione sono riconducibili a pochi gruppi di interesse che fanno capo alle solite famiglie che controllano le più importanti lobby mondiali.

    Il moderno Stato di Diritto avrebbe dovuto essere il punto di arrivo dalla barbarie alla civiltà ma è stato occupato da subito, e sempre più, dalle oligarchie facenti capo alle lobby suddette.

    Questa occupazione ne ha confuso e snaturato la sua “missione” amministrativa.

    C’è perciò chi considera lo Stato la causa di tutti i mali e chi lo reputa l’unico ente a cui rimettere tutte le faccende sociali e con cui annullare ogni ideale umanista sull’altare della fredda “scienza”.

    Questa dicotomia ha distrutto ogni speranza di miglioramento perché abbiamo “imparato” che lo Stato non siamo più “noi”, abbiamo imparato che siamo già entrati in un’era di amorale anarchia tecnologica.

    Cosa fare?

    Credo che la soluzione sia solo una: raccogliere tutte le persone di buona volontà non ancora annientate dal cinismo e nella speranza, per far nascere dalla società civile un movimento politico che si ispiri unicamente ai 30 Diritti Umani, in grado di elaborare politiche socio-economiche improntate alla realizzazione di questi.

    Un movimento in grado di pensare i modi in cui rifondare l’idea di Stato come trasparente espressione amministrativa della società civile.
    Uno Stato leggero dalle poche e chiare leggi, che però mantenga il controllo dei beni e dei servizi della comunità, dei meccanismi e dei parametri ora in mano alle lobby mondiali.

    Uno Stato di Diritto che sia l’espressione della società civile e che favorisca una cultura fondata sugli ideali umanisti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948.

    Uno Stato di Diritto che non sia impotente davanti al totem su cui sacrificare la nostra umanità, chiamato realtà.


    22 agosto 2016


    Sul tema della legalizzazione della cannabis:
    ISTANZE DROGATE: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5287451
    PERCHE' LEGALIZZARE LA DROGA SENZA COMBATTERE VERAMENTE IL TRAFFICO?: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5331569
    LEGALIZZARE L'IPOCRISIA: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5383346

    Sui media:
    ODIO, ORRORE, TORPORE: LA RICETTA DEI MEDIA DA RIVEDERE: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282938


    Edited by massimofranceschini - 5/1/2019, 14:48
  13. .
    Appena avrò tempo guarderò ma i problemi sono sostanzialmente due.
    1. L'ammissione della liceità del drogarsi, cercando addirittura di sminuire la gravità dell'atto o la pericolosità della sostanza, sia a livello individuale sia sociale.
    2. L'incapacità sospetta di distinguere gli altri usi, alcuni fantastici, economici ed ecologici a livello industriale, dallo spinello libero.
    Ma di cosa stiamo parlando?
    NO ALLA CULTURA DELLA DROGA, SENZA SE E SENZA MA.
177 replies since 2/2/2016
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