ODIO, ORRORE, TORPORE: LA RICETTA DEI MEDIA DA RIVEDERE

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Riconosciamo i media per quello che sono troppo spesso diventati

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    fonte immagine: Wikimedia Commons


    Vorrei dire qualcosa sul ruolo fondamentale che hanno i media nella nostra società.

    Lo farò concentrandomi sul modus operandi di quelli “dominanti”, quelli cioè che determinano la policy operativa su cui, purtroppo, si accodano spesso tutti gli altri.

    Se non sei giovanissimo, potrai ricordare l’appiattimento progressivo operato dalla RAI su molte cose di MEDIASET, che importava uno “stile” tutto americano.

    La questione non è, purtroppo, solo giornalistica, ma entra profondamente e in vari modi nella vita di ognuno di noi.

    Ciò che devi assolutamente capire è questo: la sopravvivenza dei Diritti Umani su cui nonostante tutto ancora si basano le residue libertà civili dell’Occidente, è direttamente proporzionale al grado con cui la società e la cultura comprenderanno cosa stanno veramente facendo i media, e dalla misura con cui questi saranno “obbligati” dal mercato dei fruitori a modificare le politiche editoriali.

    Se non capiremo che la visione della realtà da loro propinata è totalmente artefatta e confezionata per raggiungere fini ben precisi, non avremo nessuna chance di creare un futuro decente e sicuro per i nostri figli.

    I costumi sociali, il sentire comune, le parole d’ordine e gli argomenti su cui far convergere l’attenzione sono creati a tavolino negli ormai mille reality show.

    Insieme ai dilaganti “contest” formano un intrattenimento che serve a veicolare idee e stili di vita, un’evasione dozzinale che distrae e incanala la creatività in binari di immediata fruibilità.

    Un modus operandi che sembra fatto apposta per frenare qualsiasi possibilità di novità artistiche.

    Così l’arte, da sempre refrattaria allo status quo, è sempre più ridotta a ruolo di intrattenimento ed emulazione, oppure funzionale all’espressione di apparenti “individualità” su cui costruire un “brand” che sfoci soprattutto in guadagno economico.

    Il ciclo che si è aperto dopo l’11 settembre delle Torri Gemelle continua oggi con una nuova minaccia di guerra, come se la storia non ci avesse insegnato che la guerra non risolve niente ma al contrario acuisce i problemi, come se non ci fossero state palesi bugie sconfessate dai fatti che hanno creato, come conseguenza, “mostri” sempre più minacciosi.

    Ed ecco ancora i media “di regime”, non regime di un colore ma della lobby militare/finanziaria/energetica/mediatica che usa le fazioni politiche a piacimento, pronti ad aizzare guerre “necessarie” alla sopravvivenza della “civiltà”, a garanzia di una fantomatica pace futura.

    Un breve esempio di verità parziali ma “autorevoli”.

    In un “soave” articolo sul Corriere della Sera del 15 novembre scorso, Pierluigi Battista riportava la diatriba scatenatasi sui social media riguardo la “profetica” Oriana Fallaci, commentando l’opera della collega da tempo deceduta così: “…ora si vede che le sue diagnosi non erano poi così insensate”.

    Ecco una delle “sensate” diagnosi riportate nell’articolo:
    Intimiditi dalla paura di andar controcorrente cioè d’apparire razzisti, non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia.
    Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione
    ”.

    L’illustre penna del Corriere sembra dimenticare che la religione è solo una scusa, sia da parte del cosiddetto terrorismo islamico sia da parte dei gruppi di potere occidentali, per controllare l’importante, ricco e strategico Medio Oriente e distrarci dai veri problemi socio-economici che sempre loro creano e sfruttano continuamente.

    La verità è che spesso i media non danno un vero servizio, almeno sulle cose di vitale importanza. Questo perché, evidentemente, al giornalista si insegna soprattutto a tenere agganciato il lettore, con qualsiasi mezzo.

    Quando “informano” mettono quasi totalmente l’attenzione su notizie che contengono pericoli ed orrori, come se nel mondo non accadessero continuamente atti di altruismo e bellezza degni di nota.

    Inoltre, quando raccontano il peggio di ciò che accade lo infarciscono di tutto lo sgomento possibile, andando oltre la semplice informazione.

    Troppo spesso l’approfondimento non analizza veramente ma si sofferma sugli aspetti più drammatici, ed è confezionato per confermare o “sponsorizzare” punti di vista funzionali alla paura con cui continuano a tenerci aggrappati.

    Vogliono la nostra attenzione usando sconcerto e sdegno ma non contribuiscono ad una vera pacificazione sociale. Non fanno veramente niente per difendere e diffondere quei 30 Diritti Umani che invece sfruttano per vendere ogni giorno “inesattezze”, sgomento ipocrita e terrore.

    Si giovano della sacrosanta libertà di stampa ed opinione per ammorbarci con la terribile accoppiata di caos da una parte e becera cultura di gossip/spettacolo dall’altra.

    Da tempo scrivo riguardo a quella che per me è esigenza improrogabile per l’Occidente e il mondo intero: la nascita di un movimento politico internazionale post ideologico, che abbia come programma politico-economico l’attuazione senza compromessi dei trenta Diritti Umani.

    Oltre a ciò è veramente auspicabile la nascita di media completamente diversi, che raccontino la realtà vera, nelle giuste proporzioni, senza far leva sullo stomaco o sulla parte più irrazionale della nostra mente.

    Media che potrebbero e dovrebbero trovare finanziamento da enti ed aziende eco sostenibili e creative, non compromesse con le varie lobby che stanno inquinando e depredando pianeta, culture e diritti.

    Giornali e format che sostituiscano la parte truculenta della notizia con della vera informazione su ciò che la cultura, l’arte e la società civile stanno facendo e potrebbero fare per contrastare e trasformare le forze che rendono la vita invivibile.

    Se ciò non accadrà sappiamo bene quale sarà il nostro futuro: cessioni di sempre più libertà e sovranità in favore di organismi politici guidati sottobanco dalle lobby, aumento di guerre, di problemi economici ed etnici, peggioramento del livello culturale e dell’umore generale a cui si cercherà di rispondere con sempre più “sicurezza” e manipolazioni farmacologiche o di altro tipo.

    I media avranno sempre più importanza e responsabilità nel farci accettare tutto ciò e distrarci in modi sempre più raffinati.

    E’ ora che dalla società civile nasca l’antidoto per lo sconcerto, che si riconponga una cultura più umanista e degna di una vera civiltà per salvare l’umanità dal caos e dall’apatia, nell’ottica di una creativa responsabilità da parte di tutti ispirata ai Diritti dell’Uomo.

    Datti da fare.


    16 novembre 2015

    nel mio libro linee guida opportune per dei nuovi media pubblici


    Edited by massimofranceschini - 17/1/2019, 16:22
     
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