Posts written by massimofranceschini

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    Ulteriori precisazioni (sempre a beneficio di chi interessato ad un punto di vista libero dalla droga):

    1. Mi sembra di aver capito che Il video non è in italiano, quindi non fa per me

    2. Miliardari, sociologi e analisti: io ascolto tutti ma sono interessato a cambiare profondamente il sistema delle lobby per favorire una cultura e una politica ispirata ai diritti umani.
    Non ritengo i sociologi, gli psicologi, gli psichiatri e compagnia bella sempre autorevoli su alcune questioni.
    Negli ultimi due secoli hanno preso il sopravvento sulle altre culture umanistiche e non mi sembra che l’umanità sia avviata per questo verso un percorso di libertà, dignità, comprensione e responsabilità.
    Hanno di fatto lasciato il campo ad un laicismo scientista e materialista che ha avuto un solo vincitore: la tecnologia, cioè le lobby che la detengono e la indirizzano.

    3. Il fatto che una sostanza diventando legale stimoli il mercato illegale a sostituirla con altre che diventerebbero più appetitose perché illegali e perché “superiori” credo sia innegabile.

    4. Qui il link di un articolo che risponde ad alcune questioni, e sotto altri sullo stesso argomento, contrari alla legalizzazione.
    Ripeto che da un punto di vista scientifico ed “autorevole” c’è una spaccatura, i tecnici, i colti e gli “intelligenti” non stanno da una sola parte.
    www.tempi.it/chi-propone-di-legaliz...a-di-cosa-parla

    5. Affermare che quando si è “illuminati” dalla cannabis si abbia più chiarezza è certamente oggettivo, non di parte e molto scientifico…

    6. Non ho mai affermato di voler perseguire i consumatori, a meno che non commettano crimini e danni ad altri con l’aggravante dello stato alterato. Voglio che lo stato attui una strenua lotta alla droga (se i servizi segreti non ne hanno voglia possono essere sempre riformati), una seria politica e informazione contro la droga, a partire dalle scuole e nei media.

    7. I media hanno avuto facile gioco sulle menti delle persone anche perché la cultura della droga era già entrata fortemente in circolo.
    Non per niente si parlava di “riflusso” e di “richiudersi nel privato” ben prima dell’avvento della tv stile americano che ha dato la mazzata definitiva.

    8. Il fatto che in tutte le culture sia sempre esistito “lo sballo” non mi fa per niente pensare al fatto che ciò debba essere accettato, appoggiato, permesso legalmente per sempre più sostanze e via dicendo.
    L’umanità è avviata sulla via della distruzione e la droga, l’alcool e compagnia bella fanno certamente parte del quadro.
    Mi piacerebbe che l’uomo e la sua cultura inizino finalmente ad evolversi dal consumismo del rincoglionimento.
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    Fatemi capire, non sarei libero di fare un articolo in cui espongo mie riflessioni senza riportare tutte le discussioni a cui ho partecipato?
    Farei in questo modo disinformazione?
    Non mi sembra di aver affermato che ciò che penso sia esaustivo o riassuntivo per capire tutta la questione!
    Perché poi dovrei farlo?
    Non sto facendo la storia della droga e delle sue legalizzazioni, dico la mia perché ritengo sia un mio diritto e per far conoscere il mio pensiero.
    Non mi sembra che chi vuol legalizzare le droghe ogni volta che espone le sue idee riporti anche quelle avverse, anzi!
    Ed in ogni caso all'inizio affermo proprio l'esistenza di visioni contrapposte!
    Se vi scomodate tanto per venirmi a cercare qui vuol solo dire che ciò che dico coglie nel segno, nonostante la vostra considerazione della mia intelligenza...
    Riguardo altre cose che dite risponderò appena posso, certo non per voi "sapientoni" ma per chi può essere interessato ad un punto di vista umanistico.
    Brutta bestia lo scientismo imperante!
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    Lottiamo per bloccare l’ennesimo passo verso il declino individuale e sociale

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    nel mio libro linee guida opportune


    Sul tema della legalizzazione della cannabis mi sono già espresso con un articolo dal titolo ISTANZE DROGATE (https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5287451), in cui cerco anche di distinguere e ragionare sull'opportunità di poter usare la canapa in mille auspicabili settori che non hanno niente a che vedere con lo sballo, e con il successivo PERCHE’ LEGALIZZARE LA DROGA SENZA COMBATTERE VERAMENTE IL TRAFFICO? (https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5331569)

    Torno sull’argomento perché in parlamento è iniziata la discussione sulla proposta di legge, subito rimandata a settembre.
    Le diatribe più varie, gli articoli di stampa e le dichiarazioni dei due schieramenti mi stimolano a scriverne ancora.

    Occorre chiarire immediatamente che su ogni questione relativa alla legalizzazione della cannabis non esistono statistiche e studi univoci.

    Lo stesso mondo scientifico è spaccato sia da un punto di vista sociologico sia statistico, mentre non credo esista veramente uno scienziato, per quanto possa essere legalizzatore, che affermi che la cannabis non faccia male.

    Il problema è quindi etico e politico.

    Quelli che tacciano di bigottismo chi non è d'accordo sono assolutamente disinteressati e insensibili al fatto che la comunità umana sposti ancora di una tacca l'asticella dello stordimento.

    Anche l'assimilare il drogarsi con altri comportamenti che attengono alla sfera privata è capzioso e confondente.

    L'omosessuale, ad esempio, non è un malato, come i bigotti psichiatrizzanti vorrebbero far credere.

    Il suo comportamento attiene al suo libero arbitrio e alla sua sfera mentale e dovrebbe essere soltanto soggetto, come tutti i comportamenti, al limite della libertà, della dignità e della sicurezza altrui.

    I diritti civili vanno difesi sempre e comunque, chi li avversa non è solo bigotto ma autoritario.

    I diritti umani tendono a favorire una comunità di uomini alla ricerca di una politica e di una cultura in cui ogni essere possa liberamente fiorire nel rispetto di tutti.

    Il drogato “forza” il suo libero arbitrio ed il suo equilibrio mentale, immettendo nella sua mente un parametro deviante, oltre che tossico: la droga.

    Da un punto di vista umanistico e di libertà responsabile perorata dai diritti umani credo faccia una grossa differenza.

    Ha senso quindi legalizzare una sostanza psicoattiva e psicodislettica come la cannabis solo per tagliare il traffico illegale?

    Senza neanche chiedersi o pretendere di sapere perché lo Stato, i servizi segreti e le polizie non sanno/possono/vogliono stroncare il narcotraffico nel nostro paese?

    Con la puerile motivazione che ci sono altre sostanze legali che farebbero più male e senza avvisare che il mercato illegale si darà da fare per sintetizzare altre e più letali sostanze che diventeranno, come “regola di mercato”, ancor più appetibili?

    Appellandosi a non univoche e contraddittorie statistiche sulla presunta diminuzione del consumo, se legalizzata?

    Senza interrogarsi inoltre sul come siano stati fatti quegli studi, se abbiano, ad esempio, considerato la statistica globale dell'andamento complessivo del consumo di tutte le sostanze psicotrope?

    Non dimentichiamo inoltre che il consumo è soggetto a variabili dell'offerta nel momento in cui il narcotraffico decide ciclicamente di togliere la cannabis per un certo periodo, e far "passare di livello" chi proprio non può fare a meno di sballarsi.

    E soprattutto non dimenticando che le droghe, comprese le presunte "leggere", distinzione che molti esperti rigettano, hanno già massacrato un paio di generazioni che avrebbero potuto cambiare il sistema.

    E’ il caso di continuare con l'aberrante cultura del "ridurre" i danni?

    Con la sostanziale acquiescenza ad ogni comportamento distruttivo individuale e sociale, come se la libertà sia ancora tale in assenza di dignità e responsabilità?

    Senza vedere che le nuove generazioni saranno sempre più anestetizzate e inermi di fronte alla crescente invadenza del sistema delle lobby, ed alla crescente perdita di diritti, a tutti i livelli?

    E’ il caso di attaccarsi alla poca consistenza argomentativa ed espressiva di alcuni “bigotti” di “parte avversa” che dicono, una volta tanto, qualcosa di umanamente giusto e condivisibile?

    Nella perdita di diritti e valori che caratterizza le ultime decine di anni trova un posto primario, a buon diritto, la cultura della droga.

    Facciamo la cosa più semplice ed umanistica: reclamiamo sin dalla scuola e nei media una sana cultura contraria a tutte le droghe ed a tutti gli stili di vita tendenti alla distruzione dell'integrità fisica e mentale dell'uomo.

    Ne va del nostro futuro e dei Diritti Umani, già abbastanza sacrificati sull'ipocrita altare del "politicamente corretto".

    Se continueremo a sponsorizzare politiche "popolari" e "politicamente corrette" non faremo un gran favore alla libertà di tutti.

    Saremo solo dei conservatori veri, totalmente in linea con il declino della cultura e della civiltà.


    30 luglio 2016


    Edited by massimofranceschini - 12/11/2018, 17:05
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    L’informazione può degradarsi in gogna ed operare un vero e proprio “mobbing mediatico”

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    fonte: fxgallery.com

    Una delle "funzioni" di cui il giornalismo potrebbe e dovrebbe fare a meno è quella di diventare gogna.

    Si chiama appunto gogna mediatica.

    Francamente non riesco proprio a vedere l'utilità di questa para-informazione, la sua esposizione e rilevanza sociale la fanno diventare, per chi la subisce un vero e proprio atto aggressivo.

    Di fatto non rappresenta un servizio al lettore ma un sottile e spesso becero tentativo di catturare l’attenzione provocando qualche reazione emotiva.

    Facendo leva sulla morbosità e con la giustificazione di voler informare, di “fotografare la realtà”, il giornalismo diventa troppo spesso un amplificatore di sventure, ma anche un soggetto seminatore di qualche inutile, deviante e distraente zizzania sociale o di attacchi personali.

    Il “censore” Aldo grasso, su cui avevo già scritto il 25 novembre e il 27 marzo scorsi in relazione al suo interesse per Fiorella Mannoia, rivolge ora le sue attenzioni su Paolo Brosio, “preso in cura” il 29 maggio sul Corriere della Sera con un pezzo intitolato “Brosio a Medjugorje, visioni di uno showman”.

    Guardo pochissima tv, so vagamente che Brosio è o era un giornalista televisivo che dice di aver avuto visioni della Madonna, anche fotografate, e di averle pubblicizzate in vari modi sui media. Di sicuro non ho seguito né seguirò la sua attività, anche relativamente a questo caso.

    Questo per dire che non mi interessa fare una difesa in qualche modo “interessata” del personaggio, che potrebbe essere un perfetto imbecille, un profeta o un uomo come tutti noi, con i suoi pregi e difetti.

    Mi interessa però riflettere su quanto e come i media determinano il pensiero e il sentire comuni, ed evidenziarne i lati peggiori nella speranza di poter un giorno avere un giornalismo migliore.

    Riflettiamo su questo estratto del Grasso: “Sui social è iniziato un carosello di sfottimenti e per quanto la foto mostrata da Brosio susciti molte perplessità non è mai bello partecipare agli assalti del branco contro la vittima. Nondimeno, è bene ricordare che secondo gli orientamenti della Chiesa le apparizioni di Medjiugorje non avrebbero nulla di soprannaturale. Restano le visioni dello showman, questo sì. Il suo attivismo e le continue apparizioni in tv fanno pensare che voglia inconsciamente imitare Carmelo Bene. Forse è Brosio che è apparso alla Madonna”.

    E’ indubbio che Brosio se le sia “andate a cercare”, probabilmente spinto da un’esigenza superiore di diffondere il suo credo, e immagino consapevole dei rischi a cui sarebbe andato incontro.

    Ciò però non è per me di nessun interesse, uno è libero di fare e dire ciò che vuole ed assumersene la responsabilità, incluso il giornalista che lo mette “elegantemente” alla berlina.

    La mia domanda è un’altra: che giornalismo è quello di un pezzo siffatto? Quale funzione svolge, a cosa serve? E’ di utilità alla società civile? E’ un’inchiesta ben svolta?

    Non è abbastanza ipocrita ammettere come non sia bello “partecipare agli assalti del branco contro la vittima” giustificando però il proprio con un riferimento all’autorità della Chiesa?

    Non c’è neanche un approfondimento storico-teologico che potrebbe essere di qualche utilità culturale, anche se non ritengo tali questioni affrontabili nella rubrica “Padiglione Italia” del Grasso.

    Cosa rimane allora? Gogna bella e buona, anche se non becera, aggravata però dall’importanza della testata, dalla notorietà dell’autore ed in più caricata di una risibile valutazione para-psicologica.

    Avessi un giornale lo userei per dare un servizio di vera e utile informazione, nelle giuste proporzioni e senza enfatizzarne gli aspetti più truci o scandalistici, pensata in modo che possa risultare costruttiva e creativa per ogni argomento.

    Certo non per sobrie ed eleganti operazioni di mobbing mediatico.



    2 giugno 2016

    Sull'argomento media mi ero già espresso così:
    ODIO, ORRORE, TORPORE: LA RICETTA DEI MEDIA DA RIVEDERE
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282938

    nel mio libro linee guida opportune per i media pubblici


    Edited by massimofranceschini - 6/10/2019, 21:00
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    No alla cultura della droga

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    fonte: notiziefabbriani.blogspot.com

    Mi esprimo ancora sulla droga dopo aver letto nel Corriere della Sera del primo maggio della proposta di collaborazione fatta dal candidato sindaco PD a Roma Giachetti alla candidata M5S Raggi, in seguito alle dichiarazioni con cui la pentastellata "spiegava la necessità di sottrarre al racket il commercio di cannabis e ricordava che il M5S ha presentato un ddl per regolamentarla".

    È terribile constatare come nel mondo politico e nei media sia quasi scomparso il concetto che la droga è da combattere, senza se e senza ma.

    So che esprimersi contro è oggi sempre più impopolare, me ne farò tranquillamente una ragione.

    Le mille voci che si impegnano ad argomentare, spiegare, informare del perché e dei percome sia giusto legalizzare le cosiddette droghe "leggere" o addirittura tutte, sembrano non vedere la reale posta in gioco.

    Ebbene, la posta in gioco è la sanità mentale e l’integrità del nostro essere.

    Conosco gli argomenti più o meno "dotti" e circostanziati che spiegano, più o meno coerentemente, le ragioni della legalizzazione e sui quali mi sono espresso in modo sintetico qui: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5287451.

    Vorrei ora aggiungere delle considerazioni di carattere generale.

    Il declino di questa civiltà, che alcuni chiamano medioevo tecnologico, ha molte cause e sfaccettature ma, come analizzo nel mio libro (Il tradimento dello spirito e dell’amore) e certo senza la pretesa di dire niente di nuovo, possiamo ricondurre questa decadenza ad un progressivo deterioramento della concezione del nostro essere, che ci ha fatto perdere gran parte dell'etica, della dignità e dell'amor proprio.

    Le cause di questo deterioramento sono state espresse in maniera ormai esaustiva dalle migliori menti della sfaccettata cultura umanistica, filosofica e filosofico-religiosa.

    Sia chi crede nella trascendenza sia chi non crede, sia chi crede di essere uno spirito o un "semplice" cittadino, se ha mantenuto dignità etica e amor proprio e se non coinvolto direttamente, dovrebbe rifiutare qualsiasi concezione che giustifichi o sponsorizzi o dia per scontate situazioni e comportamenti individuali o sociali, che comportino una diminuzione della nostra integrità psichica, fisica e legale.

    Drogarsi, bere o assumere sostanze che interferiscono su quell'organo assai plastico e delicato che è il cervello e che, soprattutto, è il punto di trasmissione e collegamento al corpo per la nostra mente, rappresentano comportamenti che la cultura, la scienza e la politica dovrebbero chiaramente stigmatizzare.

    Non sono certo per campagne demonizzanti verso chi beve, si droga o assume psicofarmaci per “curare” “patologie” inventate dalla psichiatria che non sono vere malattie organiche, come non sono per reprimere duramente il consumo, se non nel momento in cui provochi danni ad altri, ma sono certo per una seria lotta alla produzione e allo spaccio.

    Non dimentico certo l'alcool, che però è così inserito nella nostra cultura che farne una lotta tout court sarebbe improponibile e forse neanche giusto. E' pur sempre una bevanda che può aver un uso alimentare moderato e senza danni significativi a livello mentale.

    A quelli che osservano come qualsiasi cosa o sostanza usata in modo improprio o smodato possa diventare nociva o significare uno stato problematico di sofferenza e che quindi vorrebbero tutto legale e disponibile, rispondo che sì, certo, è vero, ma che nel caso delle droghe il problema è più complesso e da mettere su un altro piano.

    Quello appunto della salvaguardia della nostra intima e personale integrità.

    Predicare l’uso o ammettere sostanze di qualsivoglia natura che modificano il quadro biologico e mentale, il nostro equilibrio psicofisico e lo stato di coscienza, è un atto irresponsabile e sempre sbagliato, sotto vari punti di vista.

    Il più importante è che implicitamente significa affermare il concetto che un individuo non possa capire da sé qualcosa, o godersi la vita e percepirla profondamente, o relazionarsi con gli altri, o affrontare problemi e difficoltà, senza l’“aiuto” di qualche sostanza.

    L’aiuto è certo fondamentale nello sviluppo umano e nella vita di tutti i giorni, ma dobbiamo capire una volta per tutte che il vero aiuto è la parola, la riflessione, la comunicazione, l’analisi di sé stessi e lo studio.

    Dobbiamo capire che nessun individuo cerebralmente integro è mancante delle sue potenzialità, forse solo latenti e inespresse, che possono essere favorite da tutti gli aiuti e le attività appena menzionate, non certo dall’interferenza chimica nel cervello.

    Molti sostenitori della legalizzazione sono anche attivisti consapevoli e contrari al sistema delle varie lobby che stanno dietro la politica e che ci governano veramente.

    Risulta strano che per la droga non arrivino alle stesse conclusioni, come se non sapessero che se lo Stato volesse veramente debellare produzione e traffico potrebbe farlo efficacemente da subito.

    Credete che i servizi segreti e le forze dell’ordine non sappiano chi c’è dietro, i canali, i traffici, le connivenze e quant’altro?

    Come mai i legalizzatori preferiscono trovare la canna o la dose al tabaccaio con l’etichetta del monopolio?

    Farebbe meno male se legale?

    Non hanno da dire niente sul pericolo di trovarci con le future generazioni sempre più anestetizzate?

    Non ricordano come il sistema annullò con droghe “leggere” e “pesanti” le generazioni degli anni sessanta e settanta che avrebbe potuto cambiare molte cose?

    Per concludere, accoglierei volentieri qualsiasi proposta di utilizzo di principi attivi derivanti da stupefacenti per determinate patologie, se migliori e meno nocive delle ricette di “Big Pharma”, ma ritengo fermamente che la cultura della droga e dello sballo sia da combattere.

    Sono quindi semplicemente contrario ad ogni ammissione di qualsiasi droga nell'offerta commerciale "istituzionale", anche per le pretese “patologie” psichiatriche, e sono a favore di un riesame scientifico serio e indipendente dalla lobby farmaceutica su quella pretesa “cura” chiamata psicofarmaco.

    Sono in gioco quei pochi residui di libertà che il sempre più asfissiante sistema delle lobby ci lascia.


    9 maggio 2016


    Edited by massimofranceschini - 6/10/2019, 21:23
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    Non diamo per scontata l’idea dominante che la mente sia nel cervello

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    fonte immagine: Wikimedia Commons


    La visione di "Criminal" di Ariel Vromen conferma, purtroppo, una concezione materialista e meccanicista riguardo la nostra identità e la nostra mente, che arte e letteratura danno spesso per scontata o acquisita.

    Il film in sé è più che discreto, se ci accontentiamo di un intrattenimento di genere senza pretendere un plus "autoriale".

    Siamo dalle parti del thrilling spionistico, con dosi non eccessive di sequenze adrenaliniche e incombenti pericoli per l'umanità.

    Non si fa mancare il lato sentimentale, anche se in effetti più irrealistico del pur confondente concetto centrale del film.

    Il cast è ottimo, sul quale spicca ovviamente il protagonista Costner, molto convincente come criminale senza etica ed empatia.

    Da notare la bellissima Gal "Wonder Woman" Gadot, nuova star femminile che già possiamo vedere quest'anno in più pellicole.

    L'idea centrale del film è la possibilità di poter trasferire informazioni dal cervello di una persona tenuta in vita artificialmente (un agente CIA colpito in azione) ad un soggetto vivo.

    La spiegazione di questa scoperta, ad opera di un sempre efficace anche se usato al minimo sindacale Tommy Lee Jones, è ovviamente superficiale e distorta dal meccanicismo imperante.

    Il problema è semplice: si dà per scontato che le informazioni e le emozioni di un individuo siano registrate e impiantate nel cervello.

    È questo il vero nodo della questione, non tanto la modalità di trasferimento, spiegata con il solito mix di approssimazione para-scientifico/tecnologica.

    Il problema della “scienza” nel campo del mentale è proprio il “materialismo”, che accetta unicamente osservazioni sulla parte biologica della persona, cioè sul corpo.

    Altri indizi non sono presi in considerazione e vengono sminuiti in vari modi, anche se sono spesso clamorosamente corroborati da “inspiegabili” conferme esterne, anch’esse frettolosamente “delegittimate”.

    Sto parlando ad esempio dei ricordi e delle percezioni di soggetti in stato di pre-morte (le cosiddette NDE, Near Death Experience) su cui è impegnato il più vasto progetto di ricerca al mondo chiamato Aware, guidato dal Dott. Sam Parnia che in un articolo del 2 ottobre 2015 sul Venerdì di Repubblica afferma: “Tutto ciò che so è quello che ho verificato personalmente: la coscienza persiste alla morte cerebrale.
    Questo autorizza a pensare che il cervello agisca come intermediario nella manifestazione dell’idea astratta di coscienza, ma che non ne sia la vera fonte.
    Persino un illustre neuroscienziato come sir John Eccles
    (Nobel per la Medicina 1963) sostiene che non riusciremo mai a comprendere la mente se continueremo a cercarla nell’attività neurale”.

    Per non parlare di tutti i dati relativi alle vite passate che si ottengono con vari tipi di regressioni e pratiche di tipo gnostico-religioso.

    Certamente nel nostro plasticissimo cervello si formano e si “sedimentano” processi neurali relativi all’agire ed al pensare umano.

    Il cervello è un sofisticatissimo quadro comandi su cui passano gli input energetici che provengono dalla mente e dalla persona stessa, e che ritrasmette al corpo per attuare decisioni prese dagli altri due enti.

    La moderna cultura “scientista” ed il “vizio” ideologico materialista di una ricerca troppo soggetta alle esigenze di controllo della psichiatria ed a quelle militari per il “potenziamento” del soldato futuro, condizionano tutta la visione e la cultura nel campo del mentale.

    Ciò è molto ben rappresentato in questo film, che ha certo contenuti umanistici positivi, ma secondari rispetto all’idea centrale.

    Il cambiamento empatico di Costner successivo all’impianto delle informazioni altrui è ben rappresentato, se prendiamo per buono l’assunto del film ed i tempi cui è costretto il racconto.

    Meno plausibile la veloce affinità che si instaura fra la moglie dell’agente defunto, cui bastano ricordi e moine che solo il marito poteva conoscere, e il soggetto dell’esperimento, anche se bisogna dire con la complicità di un’irresistibile bambina.

    Le leggi di Hollywood chiedono una “comprensione” di cui non sono certo avaro se in fin dei conti l’opera mi intrattiene piacevolmente e mi fa anche un po’ pensare.

    Le leggi dell’imperante scientismo materialista e meccanicista mi trovano al contrario assai polemico.

    Tu che ne pensi?



    28 aprile 2016


    Edited by massimofranceschini - 18/2/2020, 18:04
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    Non occorre la sociologia per liberare noi stessi e la società civile

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    una delle riflessioni che porteranno a questo


    Due articoli del Corriere della Sera intersecano alcune considerazioni sulla situazione e i meccanismi della politica, che hanno subito radicali cambiamenti in un periodo relativamente breve.

    Il primo articolo è del 30 marzo; si intitola "Serve una guida politica al nuovo individualismo fragile ma creativo", e porta la firma dello storico Aldo Schiavone.

    Inizia affermando che con l'inflazionato termine populismo si nasconde "un vero e proprio vuoto di conoscenza e di interpretazione di cosa sia diventata, almeno dagli anni Novanta in poi, la società italiana...
    Abbiamo messo i sondaggi al posto delle analisi...
    E la vecchia cultura politica (quella della sinistra, ma anche in buona parte quella democratico-liberale) dove non sa, o non capisce, dice: 'populismo' e si mette tranquilla come se avesse finito, quando non ha nemmeno iniziato
    ".

    Concordo, e trovo interessante anche se gravemente mancante di alcuni fattori, la seguente analisi: "L'Italia è il Paese dell'Occidente sul quale la rivoluzione del lavoro... ha avuto l'impatto maggiore e più travolgente.
    Abbiamo intrecciato le fragilità storiche - anche culturali - di una industrializzazione tardiva (e talvolta incompiuta), con altre, appena acquisite, frutto di una deindustrializzazione precoce e non regolata, indotta solo dall'esterno, e da incontrollabili incompatibilità di mercato
    ...
    Il cambiamento ha avuto conseguenze incalcolabili (e invece gravemente sottovalutate) sulla percezione di sé è del proprio personale destino per milioni di italiani, di ogni generazione: dai pensionati cui veniva d'improvviso cancellato il proprio passato, agli studenti, senza più il futuro cui li avevano preparati i loro genitori...
    Non è stato solo un problema di 'fine delle ideologie' (come è stato tante volte ripetuto): a scomparire era un'intera architettura sociale, e con essa una maniera di costruire e di rappresentare il rapporto di ciascuno con la propria esistenza
    ".

    Tutto giusto, anche se manca di rilevare il vero regista di questi cambiamenti radicali: la finanza.

    Sono gli interessi finanziari, sponsorizzati nascostamente da una politica sempre più "oligarchica", ad aver imbrigliato e imbrogliato il mercato in un liberismo senza vera libertà, se non per pochi soggetti, che ha messo la produzione in secondo piano rispetto i più facili, allettanti, e meno tassati utili finanziari.

    La politica schiava della finanza e senza una moneta nazionale da poter spendere perché ormai scelleratamente privatizzata, non ha fatto altro che ricorrere ad una drammatica ed eccessiva tassazione, non menzionata dall'autore, "obbligando" così gli imprenditori a licenziare, delocalizzare, chiudere e quant'altro.

    E non dimentichiamo la perdita di diritti e la contrazione dell'assistenza per chi è in difficoltà, anche se garantita dalla Costituzione.

    Le perdite di sovranità politiche-economiche-monetarie, anche queste non menzionate, hanno fatto il resto.

    Ecco allora che si comprende meglio il ricorso al populismo da parte di una politica che, come avverte l'autore, "non trovando altri punti su cui far presa, insegue il moltiplicarsi di soggetti desocializzati...
    che non si riconoscono più in nessuna delle mediazioni tradizionali - partiti, sindacati e quant'altro - senza autentica esperienza di vita collettiva...
    ".

    Anche nella conclusione dell'articolo, pur condivisibile, manca un dato fondamentale.

    Vediamo: "Siamo passati, insomma, dall'individualismo strutturato e progettuale - e però rigido e tendenzialmente ripetitivo - della nostra prima modernità, all'individualismo sradicato e fragile - ma flessibile e creativo - che riempie il nostro tempo. Dargli una forma politica non regressiva - in grado di esprimere il suo potenziale di innovazione e di vitalità - è la grande sfida che ci aspetta. Ed è una sfida di idee, di saperi, di progetti. Per guidare il cambiamento, bisogna prima pensarlo".

    Giusto, solo un paio di osservazioni.

    Il cambiamento sarebbe da favorire, non "guidare" dall’alto, lasciando che la società civile e gli individui si esprimano al meglio nel solco della Costituzione e di un vero Stato di Diritto.

    Il cambiamento può essere pensato in maniera onesta e razionale da tutti quegli esponenti della cultura e della società civile che non "dimenticano" chi sono i veri artefici dello sfacelo odierno.

    Non è con la sociologia che cambieremo lo status quo ma con la consapevolezza, la verità, l'onestà e la buona volontà.

    L’altro articolo è di oggi a firma del docente di filosofia Giuseppe Bedeschi, e si intitola "Il futuro dei leader nelle mani dei cittadini".

    Se nel primo articolo osservavo delle cose “non dette”, qui ci troviamo proprio di fronte ad una sospetta, dato che scrive su uno dei giornali più venduti, superficialità.

    Parlando del fenomeno dei “partiti personali” e citando un libro del sociologo Mauro Calise (La democrazia del leader), Bedeschi annota che la letteratura politologica odierna afferma che “la democrazia incardinata sui partiti è pressoché scomparsa, e a essa è subentrata la democrazia dei leader i partiti di ieri si differenziavano da quelli di oggi per il fatto che attingevano quadri dirigenti da vaste organizzazioni che avevano enorme importanza per la società civile (Acli, Azione cattolica, sindacato, movimento cooperativo)
    Oggi i partiti sono, come si dice, ‘liquidi’, cioè sempre più leggeri (in una società anch’essa ‘liquida’, cioè costituita da ceti intermedi, con condizioni di vita assai simili), e la loro incidenza nella vita sociale e politica è sempre più determinata dal ruolo e dalle iniziative dei leader
    ”.

    Continua ancora citando Calise: “La nostra democrazia è irriconoscibile. Senza una rappresentanza funzionante, senza partiti governanti, senza elettori partecipanti. Una democrazia senza. Al centro della scena politica resistono solo i leader, ultimo perno di comunicazione, mobilitazione e decisione”.

    Analisi apparentemente corretta ma, secondo me, insufficiente.

    Anche per Bedeschi è incompleta perché nel quadro mancherebbe “il ruolo determinante della pubblica opinione. La quale si articola e si esprime, nella nostra società democratica, attraverso giornali, canali televisivi, blog, ecc. Sicché i leader non sono affatto onnipotenti, e sottostanno al tribunale della pubblica opinione”.

    Ricordando i milioni di voti persi da Berlusconi e dalla sinistra Bedeschi afferma che “…questa è, appunto, la nostra democrazia: la democrazia dei cittadini-elettori, la quale decide anche il destino dei leader
    ”.

    Insomma, tutti questi discorsi “sociologici” per nascondere il ruolo della finanza e delle lobby sui processi decisionali, per sollecitare un nuovo pensiero che dovrebbe “guidare” il cambiamento, per “dare tutta la colpa ai leader” che però sarebbero veramente soggetti al vaglio dei cittadini?

    Le migliori penne della lobby mediatica ci stanno raccontando “favole sociologiche” politicamente corrette, dove però alla fine non vivremo felici e contenti.

    Riprendiamoci la nostra dignità, pensiamo con la nostra testa e decidiamo che è ora il tempo di vivere in un vero STATO DI DIRITTO.

    Obblighiamo la classe politica a rispettare integralmente la Costituzione e tutti i diritti che una PAESE CIVILE dovrebbe promuovere.

    Ciò comporterà molti cambiamenti, in primis una nuova classe politica trasparente e responsabile, espressa non dalle lobby ma da una società civile matura e consapevole.

    Dipende solo da noi, da quanto riusciamo a vedere oltre la realtà offerta dai media e da quanto siamo disposti ad “impegnarci” per un cambiamento vero e creativo.

    La crisi si può sconfiggere, il “nemico” è enormemente potente e malvagio ma, che senso ha una vita da schiavo attaccata a dei beni fuggevoli ed a sicurezze che sbiadiscono ogni giorno che passa?

    Se non ci diamo da fare avremo ancora guerre e povertà, materiali e spirituali.

    Altro che favolette sociologiche…


    5 marzo 2016


    Edited by massimofranceschini - 20/11/2018, 16:31
  8. .
    Per un futuro di pace e giustizia

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    fonte immagine: Wikipedia, l'enciclopedia libera


    Il noto censore di costumi e critico del Corriere della Sera Aldo Grasso continua anche nel giorno di Pasqua la sua personale “guerra” contro Fiorella Mannoia, su cui mi ero già espresso il 29 novembre scorso in questo modo:

    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282943

    Il critico imputa in modo molto sommario alla cantante di “aver accusato l’Occidente di essere la causa della strage di Bruxelles”, estrapolando questa sua frase:
    Devo constatare che siamo in guerra, loro ammazzano noi e noi ammazziamo loro, questo è davanti agli occhi di tutti.
    Questa è una nuova guerra, noi li ammazziamo in modi diversi e loro hanno il loro modo di ucciderci.
    I nostri morti per i loro
    ”.

    Poi ricorda un’altra frase della cantante successiva agli attentati di Parigi:
    Questo è il risultato dell’andare in giro per il mondo a destituire presidenti, a metterci nelle condizioni di farsi odiare
    ”.

    Questo il commento di Grasso:
    Purtroppo sono in molti a pensarla come la cantante.
    Siamo in guerra, ma dobbiamo fare finta di non esserlo, sopraffatti da un moralismo auto denigratorio.
    Al terrorismo, all’islamismo armato dovremmo rispondere mettendo fiori nei nostri cannoni, lumini, buone intenzioni, frasi fatte e ancestrali sensi di colpa, visto che il Califfato è la conseguenza inevitabile dei nostri peccati storici.
    Quello che la Mannoia non dice è che questi peccati sono la laicità dello Stato, la libertà di pensiero, l’uguaglianza dei cittadini, la lotta alla sottomissione o cosucce del genere, e se diciamo una bugia è una mancata verità.
    Mannoia è recidiva, come sono pericolose le idee, quando si ha una sola idea!


    Appunto direi io, la sola idea che ha Grasso è che noi saremmo quelli totalmente buoni e loro i cattivi che ci fanno guerra perché siamo liberali?

    Di quali bugie/verità sta parlando?

    Sbaglio o per fare una guerra occorre essere in due?

    Sbaglio o nelle guerre non è sempre facile determinare chi ha iniziato, ma si potrebbero determinare delle politiche coraggiose e unilaterali che possano cambiare la situazione?

    Quale “superiore” consapevolezza lo autorizza a prendersela con chi ha il coraggio di dire le cose come stanno ed a generalizzare il suo disappunto ai molti che la pensano come lei?

    Come riesce lui a far finta che il nostro “liberale” Occidente non abbia causato con le sue invasioni di campo centinaia di migliaia di morti civili, anche bambini, fra popolazioni che avevano bisogno di tutto tranne che di bombe?

    Come fa lui ad assolvere le classi politiche occidentali delle ultime decine di anni per aver creato un mondo sull’orlo di una nuova guerra mondiale ed aver favorito e finanziato la nascita di movimenti terroristici culminati nell'atroce califfato?

    Come fa lui a non capire che ci sono strade di fermezza percorribili che non hanno niente a che vedere con i fiori nei cannoni ma piuttosto richiedono consapevolezza e giustizia verso tutti gli attori coinvolti nello scenario, commercianti di armi in primis?

    Invece di fare il paladino dei guerrafondai non farebbe meglio a spendere il suo tempo ed i suoi privilegiati spazi per raccontarci che la laicità dello Stato e della nostra cultura non dovrebbe dar peso agli usi strumentali della religione che fanno i terroristi e i populisti nostrani?

    Dov’è la sua libertà di pensiero se non può andare oltre le verità del “regime delle lobby” e non trova di meglio da fare che avventarsi su un personaggio conosciuto che “osa” dire altre verità?

    Non farebbe meglio a raccontarci che la tanto decantata uguaglianza fra cittadini è una fandonia resa impraticabile per l'azione della lobby finanziaria che ha distrutto il mercato e il lavoro?

    Non farebbe meglio a raccontarci, a proposito di sottomissioni, quanto un vero liberalismo non sia mai stato praticato in pieno e che siamo in mano a dei trust multinazionali che vogliono la fine delle democrazie costituzionali e che, tramite i lacchè che ci governano, stanno favorendo riforme scellerate come quella che si sta tentando di attuare in Italia?

    Non riesce proprio a capire che se vogliamo la pace qualcuno dovrà pur iniziare a praticarla, senza pretendere di raggiungerla uccidendo tutti i terroristi in tutti gli angoli del mondo?

    Non riesce proprio a raccontarci che il vero obiettivo delle lobby che ci governano è controllare territori e risorse ed instaurare, con la scusa della “sicurezza”, un regime ancora più stringente sulle ormai morenti democrazie Occidentali?

    Non riesce proprio a vedere che questa “guerra” non è una “vera” guerra ma un tragico gioco nella scacchiera mondiale giocata sulle teste dei cittadini occidentali e arabi che nella stragrande maggioranza vorrebbero vivere in pace?

    Non riesce proprio a vedere che la nostra non è una vera civiltà di pace e libertà?

    Le laiche democrazie Occidentali hanno certo colpe “ancestrali”, proprio quelle che riguardano conquiste coloniali che hanno distrutto l’integrità di popoli e culture – un esempio su tutti gli Indiani d’America e centro America – che stanno continuando oggi anche se con diverse modalità nel nome di una “modernità” “illuminata” dalla scienza e dal progresso.

    Hanno però anche gli antidoti per correggersi e creare una società di pace, proprio quella parola che sembra oggi una bestemmia.

    Questi antidoti sono i trenta Diritti dell’Uomo e le Costituzioni che ne interpretano gli ideali, che aspettano solo di essere applicate da una nuova politica finalmente degna di una civiltà liberale del diritto.

    Non credo che creeremo una società pacificata e che possa sopravvivere se continueremo a pensarla con la sola idea di essere sempre nel giusto.


    27 marzo 2016


    Edited by massimofranceschini - 20/11/2018, 16:52
  9. .
    Fermiamo le manipolazioni biologiche

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    nel mio libro opportune linee guida per i temi etici


    Torno sull'argomento dei diritti civili, più precisamente sulle adozioni, stimolato dalla riflessione di Claudio Magris sul Corriere della Sera del 16 marzo.

    Ci torno perché osservo per l'ennesima volta quanto questo argomento sia generalmente commentato partendo da assunti fuorvianti, mentre penso sia finalmente ora di risolvere tali questioni in maniera razionale – non ideologica e poco sostenibile da un punto di vista “umanista” – senza aggiungervi "deduzioni" o valutazioni che per quanto colte ed autorevoli esulano dalle nobili ispirazioni dei Diritti dell'Uomo.

    Gli assunti che ritengo errati sono quelli che partono da considerazioni "etiche" e/o naturalistiche, spesso svianti.

    Senza dimenticare che spesso si dibatte solo su un aspetto della situazione, quasi a voler distogliere l'attenzione da altri argomenti di portata più generale.
    Andiamo con ordine.

    Magris è contrario ad adozioni estranee alla logica familiare eterosessuale, ed intitola il suo intervento "NON È GIUSTO TRASFORMARE OGNI DESIDERIO IN DIRITTO".

    Per sostenere il suo punto di vista si avvale di pareri autorevoli nella sinistra (Vacca e Tronti), fino ad arrivare a citare Pasolini.

    Concordo certo con la seguente affermazione, però debole se usata in ambito di diritto: "L'odierna e dominante 'società liquida' (come l'ha chiamata Bauman) miscela invece ogni problema e ogni presa di posizione in una melassa sdolcinata e tirannica, in un conformismo che ammette tutto e il contrario di tutto.
    Tranne ciò che contesta il suo nichilismo giulivo e autoritario
    ".

    Certo, questo è il prodotto della perdita di valori che viene da lontano, che ha molti "artefici" e paladini, media in primis.

    Secondo l'autore il desiderio di genitorialità da parte di chi non forma una famiglia tradizionale sarebbe quindi un’aspirazione anti-etica, quasi irresponsabile.

    Non so come si possa dimostrare ciò da un punto di vista umanistico e liberale, che non dovrebbe chiedersi chi si debba escludere dai diritti civili finché il fatto di avvalersene non determini danni certi e ricadute, per dirla con Magris, "sull'antropologia civile ossia sui fondamenti che tengono insieme una comunità e una società".

    L’autore prosegue citando il nobile Pasolini, uno dei primi a capire riguardo aborto e divorzio "la trasformazione delle autentiche e umane visioni del mondo in un indistinto titillamento pulsionale".

    Eppure lo stesso Pasolini votò a favore del divorzio, pur se per ragioni diverse dalla maggioranza di chi aveva fatto la stessa scelta.

    Il Magris fa due affermazioni che lo portano, secondo me, ad una contraddizione.
    La prima: “La famiglia tradizionale può essere e molte volte è stata anche violenta, soffocante e nemica del libero sviluppo della persona.
    E’ ovvio che persone capaci di intelligente e attento amore possano far crescere un bambino meglio di genitori carnali incoscienti e snaturati o anche solo ottusamente incapaci di intelligente amore.
    L’amore omosessuale può essere elevato o turpe al pari di quello eterosessuale
    ”.

    La seconda: “In ogni caso, il protagonista non è il desiderio della coppia né omo né eterosessuale, bensì il bambino, che comunque nasce da un uomo e da una donna e la cui maturazione è verosimilmente arricchita dalla crescita non necessariamente con i genitori naturali ma con un uomo e una donna, espressione per eccellenza di quella diversità (culturale, nazionale, sessuale, etnica, religiosa e così via) che è di per sé più creativa e formativa di ogni identità a senso unico”.

    Se pretendiamo legiferare da questi punti di vista diamo per scontato che una coppia etero incosciente o incapace – ma più creativa e formativa perché espressione di diversità – sia migliore di una pur intelligente e capace coppia omo.

    E’ questo un punto di vista meramente materialista, oltre che illogico, che mette la biologia dell’essere umano davanti a tutto pur riconoscendo che essa non sia determinante, frenando però il diritto ben più importante degli orfani ad essere velocemente adottati da chi vuole amarli.

    Anche la frase di Vannino Chiti riportata in chiusura sul bambino che “è soggetto di diritti, non un mero oggetto di desideri” non sposta certo la questione se aspiriamo ad un diritto basato sulla ragione e sull’amore.

    Non ci sono statistiche o “dimostrabilità scientifiche” di sorta tali da escludere le coppie omo, e dico io anche i single, dalla possibilità di adottare.

    Come dicevo all’inizio ci si avvale di argomentazioni secondo me fuorvianti, ma si tace sul vero problema che è quello della tecnica.

    Mi riferisco alla manipolazione tecnicista sullo stadio formativo della vita.

    Ai materialisti non dà fastidio la possibilità di poter scegliere le caratteristiche somatiche del figlio – questi sì desideri disumani – magari impiantato in un utero estraneo, e non si pongono il problema di stabilire limiti alle applicazioni tecniche sullo stadio formativo della vita, come se non vedessero l’inquietante escalation di “aberrazioni” che ci daranno un futuro inquietante in cui si pretenderà determinare tecnicamente chissà cos’altro.

    Cerchiamo di risolvere con un “diritto umanista” questioni difficilmente regolabili con dei codici irrazionali e illiberali, e spingiamo invece per far sì che lo stesso “diritto umanista” preservi la libertà e l'integrità futura del genere umano.


    17 marzo 2016

    leggi anche:
    RIPRENDIAMO IL CONTROLLO SULLE PRETESE DELLA TECNICA
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5295973
    TUTTE LE TRAPPOLE "IDEOLOGICHE" DA CUI LIBERARCI, E L’UNICO MODO PER FARLO RAZIONALMENTE
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5285801
    QUALI DIRITTI CIVILI, PER QUALE FAMIGLIA E PER QUALE FUTURO?
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5282968


    Edited by massimofranceschini - 5/1/2019, 14:58
  10. .
    Proprio così...
  11. .
    Occorre far rinascere l'amore per la polis

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    nel mio libro, linee guida opportune


    Qualche giorno fa ho pubblicato su queste pagine un articolo che consisteva in una proposta di riforma Costituzionale alternativa a quella Renzi/Boschi.

    Il mio intento è ridare nuova dignità alla democrazia e nuove speranze ad un elettorato sempre più disilluso. Queste ne sono le premesse e le linee guida.

    L’Occidente e il mondo intero attraversano varie crisi che in successione potrebbero portare ad un nuovo conflitto globale dal futuro imprevedibile, che sono una diretta conseguenza di violazioni e inadempienze riguardo i più alti principi di convivenza espressi dalla comunità umana: i trenta articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, con cui le migliori Costituzioni trovano affinità sviluppandone concretamente i principi.

    La democrazia versa, come si rileva da sempre più parti, in una tremenda crisi di rappresentanza e credibilità.

    L’accesso alle assemblee parlamentari, al governo ed ai posti di responsabilità pubblica è spesso slegato dal merito e appare sempre meno accessibile a quel potenziale “tutti”, che è uno dei principi fondanti e più importanti della civiltà moderna.
    Non per niente si parla ancora di "caste" ed “oligarchie”.

    Le vecchie ideologie della politica sono sostanzialmente morte.

    Ormai si è affermata la tendenza alla formazione e alla trasformazione dei partiti in organi personalistici, al servizio del leader di turno e degli interessi più o meno palesi, più o meno legittimi che rappresenta.

    La Costituzione della Repubblica è ancora in molte parti inattuata, in alcuni casi violata, in alcuni punti modificata o integrata con clausole che ne alterano lo spirito di alcuni punti.
    Inoltre è minacciata da una riforma che, abbinata all’Italicum elettorale, fa parlare illustri costituzionalisti di “autoritarismo”; con la giustificazione della governabilità si trasformeranno profondamente Parlamento e Repubblica.

    Una lunga propaganda politica e mediatica ha fatto sì che molti accettassero leggi elettorali “maggioritarie”, confondendo il concetto maggioritario con “maggioranza democratica”.

    In Parlamento si approvano leggi non chiare, cavillose e che contengono spesso altre materie e disposizioni estranee, apparentemente marginali e nascoste, atte a favorire interessi particolari o meccanismi di dubbia legalità. L’azione degli organismi di controllo è troppo lenta e soggetta a interessi di parte.

    Il corpo elettorale è sempre meno partecipe, c’è sfiducia sulle capacità della politica di creare un mondo migliore e più giusto, si preferisce dare “voti di scambio” senza pensare all’interesse generale.

    Le disparità, le ingiustizie, la decrescita di benessere e sicurezza, insieme alla retorica sullo Stato naturalmente inefficiente e ingiusto, hanno portato ad un allontanamento dalla politica ed alla sfiducia verso tutto ciò che riguarda il bene comune. Sempre più persone vedono nello Stato, spesso a ragione, un “male assoluto”.

    Date queste premesse credo siano auspicabili alcune linee guida, certamente da armonizzare, o inserire se opportuno, con e nella Costituzione vigente.

    Di seguito alcune linee guida.

    1. Le questioni riguardante lo Stato moderno (che vanno dal considerarlo un ente oppressore della società, oppure a ritenerlo il solo deputato a determinare la vita, i meccanismi e le regole di convivenza civile) e tutte le istanze autonomiste e federaliste, dovranno trovare risposta nella libertà data ai popoli di governarsi come meglio credono insita nei Diritti Umani e nella Costituzione.

    2. L’accesso alla politica ed all’amministrazione della cosa pubblica dovrà essere veramente permesso a tutti i meritevoli e capaci, controllando ed evitando conflitti di interessi vari.

    3. Il sistema di voto dovrà certo mantenere i principi del suffragio universale e consegnare in Parlamento una fotografia proporzionale alla pluralità dell'elettorato.

    4. Il controllo sulla correttezza formale e sulla liceità delle leggi approvate dovrà essere immediato, solerte e stringente.

    5. La retribuzione degli amministratori e dei parlamentari sarà adeguata al loro incarico, ma non dovrà essere sganciata dalla realtà del mondo del lavoro e dai risultati operativi.
    Saranno aboliti vitalizi, cariche “a vita” (se non quelle onorarie/meritorie, senza stipendio e senza altre cariche o privilegi che non derivino da elezione), e tutte le prerogative non correlate ad una giusta sicurezza nello svolgere il mandato ed all’effettiva durata di esso.

    6. Saranno vietati i doppi incarichi, in ogni ambito dell’amministrazione pubblica e degli organismi di controllo.

    7. Gli organismi di controllo dovranno avere più potere ed essere messi in condizione di effettuare una supervisione in tempo reale, al fine di bloccare sul nascere iniziative, opere o progetti di legge che, se portati avanti, nuocerebbero alla libertà dei singoli, della comunità o dell’ambito interessato oppure che, se non bloccati, porterebbero sprechi di tempo, risorse ed energie per essere comunque successivamente fermati perché inattuabili, illegali o incostituzionali.

    8. Gli organismi atti al controllo potranno essere nominati dagli eletti od elettivi essi stessi, ma non vi potrà accedere chi ha già altro incarico, chi ha conflitti di interesse con l’ambito che dovrà supervedere, chi a digiuno di competenze e capacità atte a far sì che il suo operato sia efficace. L’incarico avrà una durata prestabilita e non sarà rinnovabile automaticamente.
    Tutto dovrà basarsi su valutazioni di merito ed efficienza.

    9. Un apposito ufficio giudiziario indipendente dovrà verificare i politici e gli amministratori indagati per atti che riguardano l’operato istituzionale (per gli altri reati fa fede il codice vigente): se ritiene che già dall’avviso di garanzia esistano elementi accertati che evidenzino la compromissione della legalità del suo operato, avrà la facoltà di sospendere l’incarico e la retribuzione dell’indagato, fino al primo grado di giudizio.
    A quel punto farà una nuova valutazione. L’indagato estromesso ingiustamente, in base ad una sentenza definitiva, potrà chiedere risarcimento degli stipendi persi e altri tipi di risarcimenti, se le evidenze processuali mostreranno leggerezze o condotte vessatorie da parte della Procura.

    Salviamo la democrazia, ne va della nostra libertà.



    16 marzo 2016

    Qualche giorno dopo, partendo da questi assunti, ho lanciato una proposta di riforma alternativa a quella Renzi, che potete leggere qui:
    https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5322274


    Edited by massimofranceschini - 7/10/2019, 15:10
  12. .
    Una riflessione per ridimensionare lo sconforto

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    il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani


    I recenti omicidi “gratuiti” che riempiono le fameliche colonne di cronaca sembrano, come al solito, trovare “impreparati” alcuni commentatori, quasi che il mondo della cultura non sappia/possa più capire la natura di certe azioni, o tenda a dimenticarne facilmente la possibilità.

    A leggere alcune firme, come ad esempio il Blondet (www.maurizioblondet.it/hanno-scelto...nosi-censurata/), ci troveremmo di fronte ad una sostanziale “novità”: la scelta del “male”.

    Eppure non abbiamo qualcosa di veramente nuovo, omicidi “inutili” sono sempre avvenuti, per non parlare di massacri più grandi giustificati in vari modi, di guerre e politiche disumane che causano milioni di morti e indigenti, oltre all'insicurezza generalizzata nelle persone che pure il Blondet menziona.

    La quotidianità della cronaca esige però agganciare il lettore allo sgomento, quindi, cosa c’è di meglio che evocare il MALE?

    Ecco allora che non bastano più le vecchie categorie, certamente non quelle psichiatriche, denunciate anche dal Blondet in questo modo:
    “…lo psichiatra ovviamene annaspa. Sa benissimo che la sua pretesa scienza non ha le categorie per definire questo, non è una patologia che di trova nel Manuale Diagnostico-Statistico.”

    Sono completamente d’accordo su ciò, le categorie para-scientifiche del Manuale Diagnostico della psichiatria non servono altro che a formare una macchina da soldi per l’industria farmaceutica, che con la scienza medica ha ben poco a che vedere.

    Non bastano neanche le solite considerazioni sociologiche sulla “banalità del male” di vecchia memoria, o l'ennesima attribuzione di responsabilità all'agiatezza da cui alcuni soggetti responsabili di atti efferati provengono.

    Il Blondet era partito benissimo dicendo:
    Alcuni lettori insistono perché dica la mia sui due trucidi assassini del loro coetaneo, attratto con la promessa di un rapporto sessuale ben pagato, 100 euro.
    Scusate, vorrei esimermi; già torme di mosconi e tafani, attratte dallo sterco e dalle carogne, a sciame vi hanno raccontato tutto; son contento di non essere più nel mestiere attivo di questo giornalismo
    .”

    Come non condividere, la pruriginosa cronaca nera è fatta da squallidi personaggi e rituali, appostamenti, macabre ricostruzioni plastiche, condita con quanto di peggio in termini di ipocrisia, per “dimostrarci” quanto il mondo sia pericoloso e come ogni nostro “vicino” possa essere un potenziale “pericolo”.

    Il Blondet era partito benissimo, peccato poi non si trattenga dal descrivere con minuzia l’orrore dei fatti e dei gesti; evidentemente non resiste alla sua “deformazione” professionale, forse perché ormai lanciato a “dimostrare” la sua tesi:
    Quei due non sono malati, sono giovanotti trucidi e sanissimi.
    Solo, hanno aderito al Male.
    Con scelta volontaria, in piena lucidità
    volevano provare l’effetto che fa uccidere uno, uno qualunque.
    La loro scelta deliberata per Satana è visibilissima nelle loro foto, nei loro orribili “profili Facebook”, specchio del narcisismo più velenoso: trucidi belloni, si atteggiano a modelli
    ”.

    E continua con altri esempi di squallide vicende recenti ammonendo:
    Stanno diventando sempre più numerosi, questi piccoli Nietszche delle periferie e della modernità.
    Sono il tipico prodotto di una società che ha cancellato nelle coscienze, e anzitutto in sé stessa, la distinzione fondamentale: che l’uomo sceglie fra Bene e Male, e la scelta del Male è peccato e colpa, e porta rovina
    .”

    E poi continua su questo tenore, non trovando di meglio che “delegare” a Satana la responsabilità di guerre, stragi, orrori dovuti alla globalizzazione, insomma tutto il male del mondo, anche citando un altro giornalista lontano da sensibilità di ordine religioso/spirituale come Giulietto Chiesa che afferma:
    "stiamo entrando ad alta velocità in zone sconosciute della psiche umana.”

    Chi mi legge sa che non sono insensibile alla spiritualità, tutt'altro; non mi professo cattolico, ma faccio parte di quelli che tendono alla “gnosi” e penso che ogni verità ultima si possa ri-scoprire, ri-trovando la consapevolezza della nostra religiosità di esseri spirituali immortali.

    La dimenticanza di ciò ha provocato l'avvento di tutte le perdite di valori moderne, cui giustamente molti riconducono i devastanti problemi che sfociano anche negli efferati atti individuali: materialismo, psichiatria (non dimentichiamo che la casistica delle stragi commesse da persone “normali” è ricondotta da sempre più parti all'uso degli psicofarmaci), psicologia, sociologia e tutte le teorie che negano la nostra natura spirituale, ben supportate da quel moderno veicolo di cultura e controllo che sono i media generalisti.

    E aggiungo ovviamente tutte le lobby che, oltre quella mediatica, campano tenendo il mondo sotto una cappa di paura e insicurezza: la lobby della finanza, militare, energetica, della droga e farmaceutica.

    Occorre che gli attori della cultura, media in primis, riconoscano ciò e ritrovino quel senso di integrità, dignità, grandezza, creatività e chiarezza di prospettive che hanno scritto le migliori pagine della storia e del patrimonio umano.

    Dobbiamo riconoscere che dare risalto al "male" - mentre in realtà la società umana sopravvive per la volontà creativa e positiva della maggior parte di noi - è spacciare paura e distrazione da ingiustizie "globali" meno eclatanti ma molto più devastanti in termini numerici.

    Ne va della nostra lucidità e convivenza civile.


    12 marzo 2016


    Edited by massimofranceschini - 20/11/2018, 17:05
177 replies since 2/2/2016
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