Posts written by massimofranceschini

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    Edited by massimofranceschini - 9/1/2024, 16:03
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    I media mainstream vanno presi con le molle

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    fonte immagine: Goodfellow Air Force Base


    Un attacco “spregiudicato” a Diego Fusaro, portato dalla scrittrice e docente di filosofia Donatella Di Cesare dalle colonne del settimanale “Lettura” del Corriere della Sera del 21 ottobre scorso, mi da l’occasione di svolgere riflessioni che avevo in mente da tempo sul “fenomeno Fusaro”.

    Premetto subito due cose: la prima è che non mi interessa svolgere il ruolo di “difensore d’ufficio”, credo che spetti solo a lui decidere se ci sono contenuti meritevoli di querela o meno, e l’opportunità di farlo; oltre a questo, non mi piace scendere a certi livelli e trovo assai strano un attacco così feroce da una sua “collega”. Segnalo inoltre la bella risposta data dallo stesso Fusaro qui.

    La seconda cosa che vorrei precisare è che non intendo entrare in dibattiti strettamente filosofici o riguardanti la levatura filosofica del Fusaro, non ne sarei all’altezza e non ne sono veramente interessato.

    Sono invece più attirato dal discutere la “filosofia” imperante sui media mainstream e, di conseguenza, la natura dell’attacco che rivolge la scrittrice al filosofo.

    In effetti l’attacco di filosofia ne contiene veramente poca, se non quella “strisciante” di un politicamente corretto di cui, francamente, si poteva fare a meno su un inserto che vuol essere di approfondimento e che dà grandi spazi argomentativi.

    Per procedere nel ragionamento ritengo necessario dare innanzitutto il mio punto di vista sulla situazione politica mondiale attuale, su come ritengo utile argomentare in relazione a questa, e su ciò che penso del messaggio politico nel suo aspetto più “superficiale” e meno “teoretico” che Fusaro lancia dai media, sulla sua reale utilità, anche considerando i modi e i luoghi che il filosofo sceglie per esprimersi.

    Dire anticipatamente ciò che penso su questi argomenti mette subito in chiaro la mia prospettiva e mi è utile per argomentare sulle accuse rivoltegli, dall’ottica dal mio particolare punto di vista.

    Veniamo quindi alle premesse, che mi mettono subito insieme a Fusaro fra quei complottisti che avrebbero, come afferma l’accusatrice, “l’ossessione paranoica per i poteri forti – il ‘governo mondiale’, la ‘casta’, le ‘élites’ – che da qualche parte reggerebbero le sorti della storia”.

    Saremo anche “complottisti”, sempre meglio che ciechi di fronte alle ormai incontestabili verità storiche che, evidentemente, troppi ancora non vogliono vedere o riconoscere, proprio come la Di Cesare in questione.

    Di pubblicistica autorevole in tal senso si riempiono ormai scaffali interi; evidentemente, le fonti e gli intellettuali frequentati dalla scrittrice, e lei stessa, sembrano vivere in un altro pianeta.

    Per venire alla sostanza: come scrivo spesso, credo che la continua erosione degli spazi della politica e delle sovranità degli stessi Stati in favore di un livello oligarchico-finanziario privato globale, sia il fenomeno più rilevante e preoccupante della modernità, insieme all’ascesa della “tecnica”.

    Una “loggia” privata transnazionale di poche famiglie e centri di potere collegati controlla in vari modi le più importanti leve finanziarie, tecnologiche, mediatiche e politiche, almeno dell’Occidente: gli ultimi secoli sono pieni di eventi storici e bellici per i quali si può risalire direttamente alle influenze, agli interessi ed ai finanziamenti più o meno occulti di queste logge private, anche per le due Grandi Guerre e per l’Olocausto!

    I centri privati di potere sono in grado, grazie all’asservimento della politica e di larghe fette della magistratura, di mettere in scacco le comunità nazionali e le loro economie, ponendole sotto il giogo di organismi non eletti ed esponendole al controllo ed alla rapina da parte della finanza e delle corporazioni globali.

    La totale privatizzazione dell’Occidente è un fatto quasi compiuto e la democrazia è ormai del tutto snaturata e assente, sostituita da un distraente universo mediatico di intrattenimento e di apparente coinvolgimento degli individui.

    Tale sistema allontana in vari modi da un vero ed efficace impegno per la democrazia: presi come siamo da un crescente senso di impotenza e dalla continua erosione di spazi civili e diritti sacrosanti, abbiamo sempre meno tempo ed energie da dedicare al libero accrescimento della nostra persona.

    Lo sviluppo umano e gli ideali di pace e giustizia sociale, giustamente rivendicati dai diritti dell’uomo sin dal 1948, si sono arenati di fronte allo strapotere della tecnica e di questi centri decisionali privati difficilmente controllabili e lontani dalla società civile, che però condizionano in ogni sua espressione.

    Proprio dalla sostanziale non attuazione dei 30 diritti umani parte ogni mio ragionamento che, tornando all’argomento Fusaro, marca quindi la prima differenza rispetto alla sua visione (mentre la seconda, che vedremo dopo, riguarda i suoi “modi”): Fusaro, ed il suo maestro Preve prima di lui, mi sembra vedano i diritti dell’uomo quasi come una retorica al servizio del capitale e del liberismo, dimenticando che i diritti universali hanno una lunghissima storia che si dipana nelle sofferenze degli ultimi verso l’aspirazione all’emancipazione e riscatto dall’ingiustizia.

    A mio parere, il loro ragionamento sembra non tener conto del fatto che il vero problema dei diritti umani, che reputo l'ultima vera chance di riscatto umano e sociale nata in seno all’Occidente, è proprio quello della loro non completa assunzione nella coscienza e nella prassi politica da parte dell’Occidente stesso.

    Ciò è dovuto, soprattutto, alla responsabilità di quella che lo stesso Fusaro chiama “classe dominante” e della sinistra silente e complice.

    Solo per fare due esempi: con i diritti umani si pretende addirittura di giustificare interventi militari, vere e proprie guerre di conquista spacciate per azioni umanitarie; oppure, ipocritamente, si cerca di sponsorizzare trasformazioni sociali, morali e giuridiche, usando quei valori come grimaldello ideologico in modo forzato e distruttivo.

    Un’altra incoerenza la si ha nel momento in cui il mainstream parla di diritti umani selezionando, del tutto arbitrariamente, quelli che si afferma essere “basilari” per la persona, rivendicandoli inoltre in modo sbilanciato e assai discutibile: si dimentica perciò che gli articoli sono 30, ben integrati in un disegno coerente, e che alcuni parlano direttamente di libertà di espressione, di pace, democrazia, ambiente e diritti sociali.

    Le stesse “dimenticanze” mi sembrano presenti nell’argomentare della scrittrice nel suo attacco scomposto a Fusaro, accusato di mille cose ma, in vari passaggi ed a ben vedere, di non essere così di sinistra come l’autrice vorrebbe: sarebbe addirittura contrario ai diritti dei gay ed avrebbe posizioni anti-immigrati, addirittura banalizzerebbe “l’insegnamento del suo maestro Costanzo Preve, che ha finito per essere un negazionista della Shoah”.

    Secondo la Di Cesare l’Europa non sarebbe “un progetto criminale” e gli immigrati sarebbero persone “libere di scegliere”.

    Cosa direbbe l’autrice se fosse nata in un paese in guerra e sotto vari tipi di domini, a cui l’Occidente non è certo estraneo?

    Chiamerebbe libertà il suo desiderio di fuggire, di non poter vivere fra i sui cari, nel suo paese di nascita, nel non potersi guadagnare onestamente una laurea?

    Come mai la Di Cesare si appiattisce su una banalissima contrapposizione non degna di chi sa di filosofia, senza riuscire a distinguere?

    Basta denunciare, come fa il Preve, la colpevole mancanza da parte del sistema culturale nel mettere l’orrore atomico allo stesso livello dell’Olocausto per passare come antisemita?

    Dove sarebbe migliore la bomba americana che uccide indiscriminatamente TUTTI e pone da lì il mondo intero sotto la dittatura del terrore atomico?

    Basta fare dei ragionamenti sull’aborto, sugli uteri in affitto, su alcune pretese tecniciste, culturali, scolastiche e legislative riguardanti la vita, la famiglia e la sessualità da insegnare a scuola a mo’ di scelta indifferenziata, per essere tacciati di omofobia, autoritarismo, anti femminismo, di essere reazionari?

    Come si può giustificare la cecità di fronte alle speculazioni finanziarie che governano l’Europa e il mondo e irridere chi denuncia “i burattinai dei mercati, i burocrati europei, ma anche i mondialisti, tacciati di essere gli agenti occulti della globalizzazione”?

    In quale giusto e meraviglioso mondo vive costei?

    E che dire degli altri “argomenti” di “alto spessore“ con i quali aggredisce il filosofo come ad esempio: “ricercata abbronzatura”, “chioma scapigliata”, “glauco sguardo accattivante”, “i suoi slogan… hanno certo contribuito alla vittoria del governo Lega-M5S”?

    Per non parlare dei mezzi “dialettici” con cui cerca di distruggere il filosofo mettendosi però ad un livello assai basso, se non nei termini nella sostanza: “spigliatezza vanesia”, “citazioni a caso”, “effetto esotico”, “paroloni altisonanti”, “garbugli iperideologici”, “bieche ideuzze e subdole nozioncine”, “caricatura della filosofia”!

    Addirittura si arriva ad evocare la rete: “molti si sono espressi nella rete… dove Fusaro è ormai apertamente schernito”.

    Ma il populista non era Fusaro?

    Comunque, e giungiamo al secondo appunto che muovo a Fusaro, senza però abbassarmi al livello della Di Cesare, i modi con i quali il filosofo esprime il suo messaggio mi lasciano a volte un po’ perplesso.

    Chi va sui media, o in ogni caso chi intende parlare a tutti, come evidentemente vuol fare un Fusaro impegnatissimo ad essere visualizzato ogni dove, ha una responsabilità enorme.

    Soprattutto se l’intento è quello di dire cose importanti e denunciare i guai della società, della cultura e della democrazia: non può non tener conto del livello culturale e “comunicativo” medio, ormai troppo scaduto anche “grazie” agli stessi media da cui pretende comunicare.

    A mio parere Fusaro non può non tener conto dell’azione banalizzante-distraente nell’uso fatto dal “sistema” del mezzo televisivo, con cui si tritura tutto per servirlo in una miscela decotta senza più valore da far digerire come puro intrattenimento, fra uno spot e l’altro.

    Credo che potrebbe tranquillamente dosare alcune apparizioni televisive/radiofoniche, per scegliere quei contesti che meno si prestano alla banalizzazione e all’ingiuria.

    Credo inoltre che, nei suoi interventi pubblici, potrebbe limitare la “densità” di parole impegnative all’interno di una stessa frase: ammiro la sua tensione verso la scelta della parola “esatta”, per la necessità del neologismo sintetico, ma non a scapito della fruibilità dei più.

    Dosare la quantità dei termini darebbe modo di apprezzarli, di assaporarli maggiormente, e ridurrebbe il fenomeno di rigetto su cui poi si costruisce la reazione becera dei media e di quelli che non conoscono altri ambiti di pensiero ed espressione.

    Ad ogni modo, e per concludere, credo che la divergenza circa la visione relativa ai diritti dell’uomo, che mi vede in disaccordo con Fusaro sia assai più importante: preferisco impostare ogni discorso politico da una visione post ideologica, “semplicemente” umanistica.

    Del resto, lui stesso afferma di avere valori “di destra” e ideali “di sinistra” e, coerentemente, non disdegna di scrivere anche in riviste della destra più radicale, come quella legata a CasaPound: una cosa per me assolutamente positiva che potrebbe contribuire ad un’evoluzione in senso democratico del movimento. Non sto qui a ripetere cosa ne pensa la Di cesare, potete immaginarlo.

    Per concludere e sottolineare: se non ci impegneremo per svelare e denunciare il potere delle logge antidemocratiche e se non ci impegneremo a riformare in senso etico e democratico un sistema mediatico di totale falsità, rischieremo di sprecare le migliori menti ed argomentazioni, come sono per la maggior parte quelle di Fusaro.

    Penso che dobbiamo adoperarci in due macro direzioni: da un lato attuare per tutti, ma in modo equilibrato, quei diritti ora di fatto negati; dall’altro far comprendere la necessità sempre più urgente di porre sotto il controllo collettivo, ma veramente democratico e trasparente, ambiti che non sarebbero mai dovuti finire in mani private.

    La nascita di una nuova politica e di una nuova “concezione operativa” dello Stato di diritto necessita di un nuovo collante nella società civile ispirato al complesso dei diritti universali dell’uomo, e di un “passettino in più” da parte delle migliori menti, anche di quella così acuta di Diego Fusaro.




    25 ottobre 2018
    nel mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani con linee guida anche per dei nuovi media pubblici


    Edited by massimofranceschini - 10/1/2020, 19:44
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...rato-dei-media/

    Edited by massimofranceschini - 9/1/2024, 12:48
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...icare-e-sapere/

    Edited by massimofranceschini - 9/1/2024, 12:33
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    Interventi e discussioni varie sulla musica

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    fonte immagine: Flickr


    Facebook, 5 aprile 2019


    L'ignoranza in musica della nostra epoca è colossale, testimoniata dal fatto che, in buona sostanza, non si scriva più musica creativa e/o innovativa, che non segua orme già tracciate, da un bel pezzo.

    Ciò è dovuto in gran parte all'industria ed ai media.
    Ultimo esempio "il venerdì" di oggi, tutto teso a sostenere la cultura globalista e globalizzata attraverso la "musica", intitolando la rivista "italiani veri", riferendosi a Mahmood e compagnia bella.

    All'interno troviamo un articolo sulle star italiane nate negli States in cui si descrive Frank Zappa così:"... Fino al più eccentrico e misterioso di tutti: Frank Zappa, dotato di tanta identità italiana nella vita, quanto esteticamente legato alle radici più sofisticate della musica Usa, a cominciare dal jazz...".

    Chi conosce veramente Zappa capirà la superficialità e le "imprecisioni".

    L'ennesima conferma dei danni alla cultura causati dai media "generalisti" e dalla mancanza di una vera istruzione scolastica.



    Facebook, 23 dicembre 2017


    Per i parametri con cui l'autore della collana definisce il rock (Carlo Pasceri, Dischi da Leggere), Zappa è senza dubbio il paradigma del genere: nessuno più rock di lui!

    Con Zappa il rock esprime, virtualmente, tutta la sua capacità espressiva.

    Oltre a ciò lo metto fra i geni assoluti non perché abbia scritto opere "migliori" o più creative/innovative di altri, anche se ha fatto molto in tal senso, ma perché nessuno come lui, a mio parere, ci fa sentire la musica espressa da una dimensione assoluta di "gioco".

    La dimensione propria delle menti creative.

    https://m.facebook.com/story.php?story_fbi...354861464891821



    argomento: BATTERISTI MODERNI

    Visto che qualche commento positivo al fatto che si facciano riflessioni c'è, mi permetto di aggiungere un contributo del maestro e amico Carlo Pasceri, che ho informato dopo aver fatto il suo nome.

    Ripeto ancora che secondo me la cultura e la musica in particolare (forse più di altre arti), versano in gravissime condizioni.

    Credo che ogni occasione sia buona per favorire riflessioni scevre da partigianerie, spero di un livello più elevato delle chiacchiere da bar.

    Credo che una pagina di musicisti (premetto che io non lo sono), sia lo spazio giusto....quali altri senno?

    Le riviste specializzate sono piene di analisi superficiali, storiche e di veline delle aziende produttrici sull'ultimo ritrovato...

    Io do sempre per scontato che amiamo la MUSICA e penso che, al contrario di altri, i tentativi di analisi più profonda o diversa, siano sintomo di amore per la musica e di una ricerca che è, o dovrebbe essere, una cosa normale fra gli appassionati.

    Non voglio assolutamente farne questioni personali (come mi ha detto giusto 2 o 3 giorni fa un grande drummer e grande "battutaro" di Foligno: fra musicisti e appassionati non è bello parlare male degli altri e dei difetti... è come se io ti confidassi che mia moglie non mi fa più i p.....i, non si fa!)...

    Ahahahahah!...grandissimo...

    Tornando a noi dobbiamo capire che la batteria nella musica moderna è uno degli strumenti che la caratterizza maggiormente, perciò importante e cartina tornasole di tante cose.

    Io osservo che troviamo tanti strumentisti più o meno "bravi" e preparati, anche se c'è uno standardizzazione di gusti e pattern allucinante.

    Fra i batteristi invece, abbiamo a volte, se non spesso, dei "difetti" che apparentemente altri strumentisti non hanno, purtroppo proprio fra uno degli strumenti (l'altro è la chitarra elettrica), che caratterizzano la modernità.

    Ecco la mail che mi ha mandato Carlo:

    "....spesso tu porti giustamente avanti i difetti comuni dei batteristi di oggi, ossia i fondamentali requisiti di tiro, groove e precisione.
    Nella stima di un livello che sia quello oltre basico metterei , considerato pure che la batteria è uno strumento di supporto e complemento musicale, ricerca sonica, dinamica, l'invenzione di ritmi, e infine opportunità musicale (l'udizione strategica del brano nel suo insieme e quindi reazione ad esso, oltre la tattica del momento che trascorre nell'udire pure quello che stanno facendo gli altri).

    Infatti,quello che manca ai batteristi è:

    1) manca loro la varietà di suoni assoluti (hanno tutti dei suoni simili), cioè oltre il suono che deriva da come si tocca uno strumento, difettano nella caratterizzazione di risonanze date da tamburi e piatti che siano di misure e materiali diversi (perciò strumentazione più fantasiosa),e/o semplicemente assettati in un certo modo.
    Da non dimenticare pure l'enorme offerta di manipolazione elettronica sonica da più di 30 anni a questa parte, con riverberi, echi, chorus, suoni rovesciati e così via, (invece usano solo il compressore, sic!);

    2) il suonare forte-piano sia nel micro (nei singoli colpi o passaggi) sia nel macro (nello svolgimento dei pezzi), difatti suonano"piatti";

    3) il ricercare e realizzare ritmi (che non siano quelli banali e di maniera dei vari stili e generi musicali), e quindi "fare musica" in modo un po'più intellettuale;

    4) la reazione alla musica (suonano "a memoria", sono praticamente "sordi").
    Ovviamente se presi in esame dei batteristi professionisti, magari pure di nome, se non delle stelle di prima grandezza, o addirittura semidei come Colaiuta, e venisse meno anche solo UNA di queste caratteristiche, sarebbe cosa grave; ma quando in sostanza TUTTE non sono presenti, addio...
    "

    Spero che questi contribuiti siano utili e apprezzati. Buona musica a tutti!



    argomento: SIGNIFICATO E PERCEZIONE DELLA MUSICA

    Sono d'accordo con Carlo (Pasceri) sulla causa insignificante... l'effetto invece è significante o significativo, per il terminale ricevente la causa.

    Una significanza che solo lui, forse, può descrivere dal suo punto di vista e su cui poi possono focalizzare discussioni, comunanza di sentimenti e intenti... così nascono le mode e i luoghi comuni.

    Ciò che mi preme sottolineare è la particolarità e unicità della musica, anche rispetto alle altre arti.

    E' per certi versi la più astratta (e affascinante) e proprio per questo la più soggetta a commenti, pareri, discussioni ecc. ecc.

    Inoltre, proprio perché astratta, lascia il ricevente sostanzialmente libero, a volte "in balia" di immagini, sensazioni, elucubrazioni... un vuoto pieno di "cose"... fra le più disparate e impreviste.

    Ora, dato che viviamo in un'epoca in cui il pensiero non va così di moda, in cui abbiamo paradossalmente tante meno "certezze" di un tempo... in cui "la grande sconosciuta" nella cultura umana, la MENTE, fa sentire sempre più il peso della sua indeterminazione... ecco che diventa difficile, scomodo e arduo passare tempo ad ascoltare MUSICA STRUMENTALE... è scomodo... ti mette davanti un "vuoto"...



    Edited by massimofranceschini - 10/1/2020, 17:30
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...nche-religioso/

    Edited by massimofranceschini - 8/1/2024, 19:00
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...la-vita-altrui/

    Edited by massimofranceschini - 8/1/2024, 18:39
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    Senza verità e trasparenza niente democrazia


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    nel mio libro linee guida opportune


    La situazione politica italiana è “oscena”: la quantità di menzogne somministrate dagli “attori” della politica e dei media è tale da far disperare in un cambiamento, quanto mai necessario: non si vede un soggetto politico “decente” che a breve possa entrare con forza nel panorama politico per incidere sulla realtà delle questioni e sulla percezione di queste da parte dell’elettorato.

    Lo scenario della politica, ma sarebbe meglio dire il “set” su cui si svolge l’estenuante spot commercial-politico dei talk televisivi, ha sullo sfondo la vera crisi della politica stessa, taciuta però dai suoi attori: la quasi totale “desovranizzazione” politica, militare, economica e monetaria del nostro Stato, ma anche dello Stato di diritto tout court, in favore di organismi atlantici, europei, logge e lobby private transnazionali di vario tipo.

    Questo scenario dimostra che la nostra Costituzione è violata in vari modi, con la complicità di tutti, corpo elettorale compreso che non sa o “non vuol” sapere, vedere, capire, riconoscere, ammettere.

    Il Paese, soggetto ai fenomeni suddetti, ha quindi la politica e i media che “si merita”: un Parlamento forse “legittimo” formalmente ma illegittimo democraticamente ha partorito l’ennesima legge elettorale al servizio dei “partiti personalistici”, al punto che da più voci si predica il ritorno al maggioritario: quanto di meno democratico e costituzionale, spacciato come capace di risolvere il problema della cosiddetta “governabilità”.

    Sembra che, per qualche strana ragione, il governo del Paese non possa scaturire da una sintesi parlamentare: si dimentica che il Parlamento dovrebbe essere sovrano e specchio completamente proporzionale della composizione politica della Nazione.

    Il panorama mediatico è ancor più desolante: media privati in mano a uno degli attori della politica stessa – una situazione che un Paese democraticamente “sano” non avrebbe permesso – e media “pubblici” in mano e/o infiltrati da esponenti del sistema di lobby e logge suddetto, presenti anche nei partiti.

    Gli altri media privati mainstream, più o meno grandi, si accodano al “sistema” ed alle “veline” delle principali agenzie stampa mondiali.

    Il sistema mediatico mainstream nasconde la vera natura delle sue finzioni rappresentative: delle vere e proprie “bufale” e “fake news”, molto peggiori in termini democratici e di verità di quelle attribuite al web, che giustificheranno sempre più censura per smontare ogni possibilità di informazione alternativa.

    Il “sistema” lobbistico transnazionale determina quindi le direttrici operative dei media pubblici e privati: tutti si rincorrono creando un “prodotto commerciale di spettacolo politico”, guidato da tronfi presentatori che si sentono “autorizzati” a gestire tematiche, tempi e modi espressivi di chicchessia, lasciando che gli attori stessi della politica parlino per la maggior parte del tempo di superficiali e svianti giustificazioni su “intenzioni”, “legittimazioni” e “posizionamenti” vari.

    Quanto a “contenuti” e politiche operative si rimane sempre, necessariamente, sul vago: tanto le vere decisioni si prendono nel segreto delle stanze e, ancor peggio, in sedi “istituzionali” estere a cui i nostri “rappresentanti” hanno progressivamente ceduto le sovranità del nostro Stato.

    Ecco allora che abbiamo vari leader, cosiddetti “carismatici”, di partiti sostanzialmente “personalistici”, impegnati, checché ne dicano, a mascherare il loro disinteresse per un reale pragmatismo con svariate giustificazioni basate su vere o presunte caratteristiche della “concorrenza”.

    Il tanto sbandierato “interesse per il Paese” si perde in disquisizioni e dissidi interni/esterni lasciando di fatto il pragmatismo, come purtroppo accaduto e come si minaccia ancora, a dei “governi tecnici” che hanno il solo scopo di “eseguire” le disposizioni del suddetto “sistema privato”.

    Il PD è diventato il paladino del sistema Europa governato con politiche “competitivistiche” anticostituzionali.

    Oltre a questo difende una moneta privata come l’Euro che non può rappresentare l’economia dei singoli Paesi ma che, al contrario, diventa un debito per il Paese che la subisce.

    Oltre a ciò, il PD è gestito “in remoto” dal suo leader “ex-carismatico”, nonostante questi abbia promesso, addirittura, di sparire dalla politica.

    La “destra” assembla coalizioni elettorali che però la Costituzione non conosce: coalizioni di individualismi che non aspettano altro che il padre/padrone-tycoon mediatico se ne vada, in un modo o nell’altro, per dotarsi di un nuovo leader più giovane e “presentabile”.

    È un fatto che Salvini, pur avendo subito comportamenti delegittimanti da Berlusconi, non voglia/possa divincolarsi da un sistema di potere che lo potrebbe sommergere di attacchi mediatici e di altro tipo.

    Il Movimento 5 Stelle ha cambiato così tante prospettive dalle sue origini che occorrerebbe un libro per parlarne.

    Faccio solo notare la grande contraddizione del suo leader: nonostante il preteso e necessario pragmatismo relativo ai “contenuti” ed “al bene del Paese”, non potrebbe fare un contratto con Salvini perché questi è con Berlusconi.

    Invece di usare l’arma “sopportazione del berlusca” e metterla sul piatto della bilancia del cosiddetto “patto di governo”, preferisce apparire “duro e puro” ed allinearsi all’andazzo di nullità del prodotto politica-spettacolo descritto sopra e che ripeto essere fatto di “superficiali e svianti giustificazioni su ‘intenzioni’, ‘legittimazioni’ e ‘posizionamenti’ vari”.

    Il “tentativo” con il PD, chiaramente fallimentare in partenza, “giustifica”, che lo si voglia o no, l’avvento dell’ennesimo governo tecnico gestito dai “poteri forti”.

    Se questa non è una situazione politica “oscena”!

    Occorre urgentemente un nuovo partito che faccia un programma coerente con la Costituzione e con quei Diritti Umani ai quali la stessa si ispira.

    Un partito che sia in grado di chiedere il consenso dell’elettorato sulla politica, non sulla parvenza mediatica della stessa.

    Un partito che elabori un programma politico chiaro e coerente con i suoi principi, in cui si spieghino le misure attuative delle politiche che intende esprimere e su cui chiedere consenso e alleanze nella società civile.

    Il nuovo partito dovrebbe essere in grado di poter avere gli adeguati finanziamenti dalla società civile, senza i quali non andrebbe da nessuna parte, per arrivare a determinare una riforma della politica tale da poter riuscire, fra le altre cose, a “liberare” il sistema in modo tale da mettere ogni soggetto politico, grande o piccolo che sia, nelle stesse condizioni di visibilità e di conoscenza da parte dell’elettorato.

    Finché la nostra comunità non sarà in grado di far nascere un partito capace di dare esempio di trasparenza, correttezza ed efficacia argomentativa e propositiva, il panorama politico non avrà nessun input che lo spingerà a migliorarsi.

    Ci condanneremo ad un crescente disinteresse, od a subire in silenzio il prodotto commerciale di politica-spettacolo: la faccia distraente del SISTEMA TECNOCRATICO DI CONTROLLO GLOBALE che già sta scavando solide basi nelle nostre distratte coscienze.


    3 maggio 2018
    Ps. A tre giorni di distanza dal mio scritto, Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera nella pagina “analisi e commenti” esprime concetti parzialmente concordi con quanto affermo, senza, ovviamente, permettersi di spingersi ad una critica complessiva e “feroce” su tutto il sistema, come la mia.

    L’articolo si intitola “Comunicazione e opinione politica. LA POLITICA IMPOVERITA DAL PRIMATO DELLA CRONACA”.

    Dopo una “frettolosa” e parzialmente condivisibile analisi dei rapporti base elettorale/vertici politici, il De Rita finisce comunque centrando una delle questioni, abbastanza “in linea” con quanto da me qui scritto:

    Forse è onesto ammettere una verità per molti spiacevole: l’opinione pubblica italiana non può supportare nessun impegno a ben governare perché è di fatto prigioniera di una comunicazione (giornalistica, televisiva, dei social media) che vive di cronaca, di eventi tanto impressivi quanto transeunti, di emozioni fibrillanti. Ed è questo primato della cronaca che sta distruggendo ogni capacità di fare cultura e classe dirigente di governo. Avviene così che anche i più ambiziosi aspiranti al cancellierato deleghino a qualche volenteroso professore l’immaginazione programmatica e si gettino in un personalizzato protagonismo di cronaca… moltiplicando ovunque il narcisistico esercizio del selfie. Alimentano il flusso di eventi e cronaca, non ricordando, con Baudrillard, che quel flusso scava la fossa in cui il giorno dopo tutto sarà seppellito da altri eventi e altre cronache. Il primato spesso brutale della cronaca quotidiana rischia di impoverire non solo il dibattito politico, ma la stessa dialettica sociale, sempre più restia a ragionare di complessità e di lunga durata, le due variabili fondamentali del governare.


    Edited by massimofranceschini - 16/1/2020, 19:16
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...-troppe-guerre/

    Edited by massimofranceschini - 8/1/2024, 18:21
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...a-responsabile/

    Edited by massimofranceschini - 8/1/2024, 17:58
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    https://www.massimofranceschiniblog.it/202...-e-un-fratello/

    Edited by massimofranceschini - 8/1/2024, 17:42
177 replies since 2/2/2016
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