POLITICA – SPETTACOLO: SOLO UN PRODOTTO “COMMERCIALE”

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Senza verità e trasparenza niente democrazia


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    nel mio libro linee guida opportune


    La situazione politica italiana è “oscena”: la quantità di menzogne somministrate dagli “attori” della politica e dei media è tale da far disperare in un cambiamento, quanto mai necessario: non si vede un soggetto politico “decente” che a breve possa entrare con forza nel panorama politico per incidere sulla realtà delle questioni e sulla percezione di queste da parte dell’elettorato.

    Lo scenario della politica, ma sarebbe meglio dire il “set” su cui si svolge l’estenuante spot commercial-politico dei talk televisivi, ha sullo sfondo la vera crisi della politica stessa, taciuta però dai suoi attori: la quasi totale “desovranizzazione” politica, militare, economica e monetaria del nostro Stato, ma anche dello Stato di diritto tout court, in favore di organismi atlantici, europei, logge e lobby private transnazionali di vario tipo.

    Questo scenario dimostra che la nostra Costituzione è violata in vari modi, con la complicità di tutti, corpo elettorale compreso che non sa o “non vuol” sapere, vedere, capire, riconoscere, ammettere.

    Il Paese, soggetto ai fenomeni suddetti, ha quindi la politica e i media che “si merita”: un Parlamento forse “legittimo” formalmente ma illegittimo democraticamente ha partorito l’ennesima legge elettorale al servizio dei “partiti personalistici”, al punto che da più voci si predica il ritorno al maggioritario: quanto di meno democratico e costituzionale, spacciato come capace di risolvere il problema della cosiddetta “governabilità”.

    Sembra che, per qualche strana ragione, il governo del Paese non possa scaturire da una sintesi parlamentare: si dimentica che il Parlamento dovrebbe essere sovrano e specchio completamente proporzionale della composizione politica della Nazione.

    Il panorama mediatico è ancor più desolante: media privati in mano a uno degli attori della politica stessa – una situazione che un Paese democraticamente “sano” non avrebbe permesso – e media “pubblici” in mano e/o infiltrati da esponenti del sistema di lobby e logge suddetto, presenti anche nei partiti.

    Gli altri media privati mainstream, più o meno grandi, si accodano al “sistema” ed alle “veline” delle principali agenzie stampa mondiali.

    Il sistema mediatico mainstream nasconde la vera natura delle sue finzioni rappresentative: delle vere e proprie “bufale” e “fake news”, molto peggiori in termini democratici e di verità di quelle attribuite al web, che giustificheranno sempre più censura per smontare ogni possibilità di informazione alternativa.

    Il “sistema” lobbistico transnazionale determina quindi le direttrici operative dei media pubblici e privati: tutti si rincorrono creando un “prodotto commerciale di spettacolo politico”, guidato da tronfi presentatori che si sentono “autorizzati” a gestire tematiche, tempi e modi espressivi di chicchessia, lasciando che gli attori stessi della politica parlino per la maggior parte del tempo di superficiali e svianti giustificazioni su “intenzioni”, “legittimazioni” e “posizionamenti” vari.

    Quanto a “contenuti” e politiche operative si rimane sempre, necessariamente, sul vago: tanto le vere decisioni si prendono nel segreto delle stanze e, ancor peggio, in sedi “istituzionali” estere a cui i nostri “rappresentanti” hanno progressivamente ceduto le sovranità del nostro Stato.

    Ecco allora che abbiamo vari leader, cosiddetti “carismatici”, di partiti sostanzialmente “personalistici”, impegnati, checché ne dicano, a mascherare il loro disinteresse per un reale pragmatismo con svariate giustificazioni basate su vere o presunte caratteristiche della “concorrenza”.

    Il tanto sbandierato “interesse per il Paese” si perde in disquisizioni e dissidi interni/esterni lasciando di fatto il pragmatismo, come purtroppo accaduto e come si minaccia ancora, a dei “governi tecnici” che hanno il solo scopo di “eseguire” le disposizioni del suddetto “sistema privato”.

    Il PD è diventato il paladino del sistema Europa governato con politiche “competitivistiche” anticostituzionali.

    Oltre a questo difende una moneta privata come l’Euro che non può rappresentare l’economia dei singoli Paesi ma che, al contrario, diventa un debito per il Paese che la subisce.

    Oltre a ciò, il PD è gestito “in remoto” dal suo leader “ex-carismatico”, nonostante questi abbia promesso, addirittura, di sparire dalla politica.

    La “destra” assembla coalizioni elettorali che però la Costituzione non conosce: coalizioni di individualismi che non aspettano altro che il padre/padrone-tycoon mediatico se ne vada, in un modo o nell’altro, per dotarsi di un nuovo leader più giovane e “presentabile”.

    È un fatto che Salvini, pur avendo subito comportamenti delegittimanti da Berlusconi, non voglia/possa divincolarsi da un sistema di potere che lo potrebbe sommergere di attacchi mediatici e di altro tipo.

    Il Movimento 5 Stelle ha cambiato così tante prospettive dalle sue origini che occorrerebbe un libro per parlarne.

    Faccio solo notare la grande contraddizione del suo leader: nonostante il preteso e necessario pragmatismo relativo ai “contenuti” ed “al bene del Paese”, non potrebbe fare un contratto con Salvini perché questi è con Berlusconi.

    Invece di usare l’arma “sopportazione del berlusca” e metterla sul piatto della bilancia del cosiddetto “patto di governo”, preferisce apparire “duro e puro” ed allinearsi all’andazzo di nullità del prodotto politica-spettacolo descritto sopra e che ripeto essere fatto di “superficiali e svianti giustificazioni su ‘intenzioni’, ‘legittimazioni’ e ‘posizionamenti’ vari”.

    Il “tentativo” con il PD, chiaramente fallimentare in partenza, “giustifica”, che lo si voglia o no, l’avvento dell’ennesimo governo tecnico gestito dai “poteri forti”.

    Se questa non è una situazione politica “oscena”!

    Occorre urgentemente un nuovo partito che faccia un programma coerente con la Costituzione e con quei Diritti Umani ai quali la stessa si ispira.

    Un partito che sia in grado di chiedere il consenso dell’elettorato sulla politica, non sulla parvenza mediatica della stessa.

    Un partito che elabori un programma politico chiaro e coerente con i suoi principi, in cui si spieghino le misure attuative delle politiche che intende esprimere e su cui chiedere consenso e alleanze nella società civile.

    Il nuovo partito dovrebbe essere in grado di poter avere gli adeguati finanziamenti dalla società civile, senza i quali non andrebbe da nessuna parte, per arrivare a determinare una riforma della politica tale da poter riuscire, fra le altre cose, a “liberare” il sistema in modo tale da mettere ogni soggetto politico, grande o piccolo che sia, nelle stesse condizioni di visibilità e di conoscenza da parte dell’elettorato.

    Finché la nostra comunità non sarà in grado di far nascere un partito capace di dare esempio di trasparenza, correttezza ed efficacia argomentativa e propositiva, il panorama politico non avrà nessun input che lo spingerà a migliorarsi.

    Ci condanneremo ad un crescente disinteresse, od a subire in silenzio il prodotto commerciale di politica-spettacolo: la faccia distraente del SISTEMA TECNOCRATICO DI CONTROLLO GLOBALE che già sta scavando solide basi nelle nostre distratte coscienze.


    3 maggio 2018
    Ps. A tre giorni di distanza dal mio scritto, Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera nella pagina “analisi e commenti” esprime concetti parzialmente concordi con quanto affermo, senza, ovviamente, permettersi di spingersi ad una critica complessiva e “feroce” su tutto il sistema, come la mia.

    L’articolo si intitola “Comunicazione e opinione politica. LA POLITICA IMPOVERITA DAL PRIMATO DELLA CRONACA”.

    Dopo una “frettolosa” e parzialmente condivisibile analisi dei rapporti base elettorale/vertici politici, il De Rita finisce comunque centrando una delle questioni, abbastanza “in linea” con quanto da me qui scritto:

    Forse è onesto ammettere una verità per molti spiacevole: l’opinione pubblica italiana non può supportare nessun impegno a ben governare perché è di fatto prigioniera di una comunicazione (giornalistica, televisiva, dei social media) che vive di cronaca, di eventi tanto impressivi quanto transeunti, di emozioni fibrillanti. Ed è questo primato della cronaca che sta distruggendo ogni capacità di fare cultura e classe dirigente di governo. Avviene così che anche i più ambiziosi aspiranti al cancellierato deleghino a qualche volenteroso professore l’immaginazione programmatica e si gettino in un personalizzato protagonismo di cronaca… moltiplicando ovunque il narcisistico esercizio del selfie. Alimentano il flusso di eventi e cronaca, non ricordando, con Baudrillard, che quel flusso scava la fossa in cui il giorno dopo tutto sarà seppellito da altri eventi e altre cronache. Il primato spesso brutale della cronaca quotidiana rischia di impoverire non solo il dibattito politico, ma la stessa dialettica sociale, sempre più restia a ragionare di complessità e di lunga durata, le due variabili fondamentali del governare.


    Edited by massimofranceschini - 16/1/2020, 19:16
     
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