PERCHÉ LEGALIZZARE LA DROGA SENZA COMBATTERE VERAMENTE IL TRAFFICO?

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    No alla cultura della droga

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    fonte: notiziefabbriani.blogspot.com

    Mi esprimo ancora sulla droga dopo aver letto nel Corriere della Sera del primo maggio della proposta di collaborazione fatta dal candidato sindaco PD a Roma Giachetti alla candidata M5S Raggi, in seguito alle dichiarazioni con cui la pentastellata "spiegava la necessità di sottrarre al racket il commercio di cannabis e ricordava che il M5S ha presentato un ddl per regolamentarla".

    È terribile constatare come nel mondo politico e nei media sia quasi scomparso il concetto che la droga è da combattere, senza se e senza ma.

    So che esprimersi contro è oggi sempre più impopolare, me ne farò tranquillamente una ragione.

    Le mille voci che si impegnano ad argomentare, spiegare, informare del perché e dei percome sia giusto legalizzare le cosiddette droghe "leggere" o addirittura tutte, sembrano non vedere la reale posta in gioco.

    Ebbene, la posta in gioco è la sanità mentale e l’integrità del nostro essere.

    Conosco gli argomenti più o meno "dotti" e circostanziati che spiegano, più o meno coerentemente, le ragioni della legalizzazione e sui quali mi sono espresso in modo sintetico qui: https://almassimofranco.blogfree.net/?t=5287451.

    Vorrei ora aggiungere delle considerazioni di carattere generale.

    Il declino di questa civiltà, che alcuni chiamano medioevo tecnologico, ha molte cause e sfaccettature ma, come analizzo nel mio libro (Il tradimento dello spirito e dell’amore) e certo senza la pretesa di dire niente di nuovo, possiamo ricondurre questa decadenza ad un progressivo deterioramento della concezione del nostro essere, che ci ha fatto perdere gran parte dell'etica, della dignità e dell'amor proprio.

    Le cause di questo deterioramento sono state espresse in maniera ormai esaustiva dalle migliori menti della sfaccettata cultura umanistica, filosofica e filosofico-religiosa.

    Sia chi crede nella trascendenza sia chi non crede, sia chi crede di essere uno spirito o un "semplice" cittadino, se ha mantenuto dignità etica e amor proprio e se non coinvolto direttamente, dovrebbe rifiutare qualsiasi concezione che giustifichi o sponsorizzi o dia per scontate situazioni e comportamenti individuali o sociali, che comportino una diminuzione della nostra integrità psichica, fisica e legale.

    Drogarsi, bere o assumere sostanze che interferiscono su quell'organo assai plastico e delicato che è il cervello e che, soprattutto, è il punto di trasmissione e collegamento al corpo per la nostra mente, rappresentano comportamenti che la cultura, la scienza e la politica dovrebbero chiaramente stigmatizzare.

    Non sono certo per campagne demonizzanti verso chi beve, si droga o assume psicofarmaci per “curare” “patologie” inventate dalla psichiatria che non sono vere malattie organiche, come non sono per reprimere duramente il consumo, se non nel momento in cui provochi danni ad altri, ma sono certo per una seria lotta alla produzione e allo spaccio.

    Non dimentico certo l'alcool, che però è così inserito nella nostra cultura che farne una lotta tout court sarebbe improponibile e forse neanche giusto. E' pur sempre una bevanda che può aver un uso alimentare moderato e senza danni significativi a livello mentale.

    A quelli che osservano come qualsiasi cosa o sostanza usata in modo improprio o smodato possa diventare nociva o significare uno stato problematico di sofferenza e che quindi vorrebbero tutto legale e disponibile, rispondo che sì, certo, è vero, ma che nel caso delle droghe il problema è più complesso e da mettere su un altro piano.

    Quello appunto della salvaguardia della nostra intima e personale integrità.

    Predicare l’uso o ammettere sostanze di qualsivoglia natura che modificano il quadro biologico e mentale, il nostro equilibrio psicofisico e lo stato di coscienza, è un atto irresponsabile e sempre sbagliato, sotto vari punti di vista.

    Il più importante è che implicitamente significa affermare il concetto che un individuo non possa capire da sé qualcosa, o godersi la vita e percepirla profondamente, o relazionarsi con gli altri, o affrontare problemi e difficoltà, senza l’“aiuto” di qualche sostanza.

    L’aiuto è certo fondamentale nello sviluppo umano e nella vita di tutti i giorni, ma dobbiamo capire una volta per tutte che il vero aiuto è la parola, la riflessione, la comunicazione, l’analisi di sé stessi e lo studio.

    Dobbiamo capire che nessun individuo cerebralmente integro è mancante delle sue potenzialità, forse solo latenti e inespresse, che possono essere favorite da tutti gli aiuti e le attività appena menzionate, non certo dall’interferenza chimica nel cervello.

    Molti sostenitori della legalizzazione sono anche attivisti consapevoli e contrari al sistema delle varie lobby che stanno dietro la politica e che ci governano veramente.

    Risulta strano che per la droga non arrivino alle stesse conclusioni, come se non sapessero che se lo Stato volesse veramente debellare produzione e traffico potrebbe farlo efficacemente da subito.

    Credete che i servizi segreti e le forze dell’ordine non sappiano chi c’è dietro, i canali, i traffici, le connivenze e quant’altro?

    Come mai i legalizzatori preferiscono trovare la canna o la dose al tabaccaio con l’etichetta del monopolio?

    Farebbe meno male se legale?

    Non hanno da dire niente sul pericolo di trovarci con le future generazioni sempre più anestetizzate?

    Non ricordano come il sistema annullò con droghe “leggere” e “pesanti” le generazioni degli anni sessanta e settanta che avrebbe potuto cambiare molte cose?

    Per concludere, accoglierei volentieri qualsiasi proposta di utilizzo di principi attivi derivanti da stupefacenti per determinate patologie, se migliori e meno nocive delle ricette di “Big Pharma”, ma ritengo fermamente che la cultura della droga e dello sballo sia da combattere.

    Sono quindi semplicemente contrario ad ogni ammissione di qualsiasi droga nell'offerta commerciale "istituzionale", anche per le pretese “patologie” psichiatriche, e sono a favore di un riesame scientifico serio e indipendente dalla lobby farmaceutica su quella pretesa “cura” chiamata psicofarmaco.

    Sono in gioco quei pochi residui di libertà che il sempre più asfissiante sistema delle lobby ci lascia.


    9 maggio 2016


    Edited by massimofranceschini - 6/10/2019, 21:23
     
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