ISTANZE DROGATE

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    L'importante è dire NO ALLA DROGA, tutto il resto si può discutere!


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    una riflessione che sarà compiutamente recepita nel mio libro


    Il dibattito sulla droga e sugli svariati usi della canapa necessita urgentemente di chiarezza.

    Per droghe si intendono tutte le sostanze (mi riferisco a definizioni da dizionario e dall’OMS riferite agli stupefacenti), che in sostanza provocano modificazioni più o meno temporanee e dannose dell’equilibrio psico-fisico”.

    L’attenzione è quindi sull’alterazione significativa dello stato di coscienza, perciò eliminerò da questo articolo qualsiasi riferimento a tabacco e caffè, dato che le modificazioni inerenti sono di lieve entità.

    Idem per la complessa questione "dipendenza", che coinvolge anche l'ambito mentale.

    Non faccio neanche riferimento a tutte le diatribe, speculazioni e storia delle varie definizioni dovute ai vari punti di vista filosofici, medici, farmacologici, legali e altri.

    Solo per fare un esempio in farmacologia-farmacognosia si ritengono farmaci anche alcune droghe di origine animale, vegetale o minerale.

    Ne parlo perché questa distinzione sembra essere usata per “equivocare” volutamente sul concetto di droga, e sganciarlo dalla nocività a cui comunemente si accompagna.

    Riguardo alla canapa possiamo quindi dire che è uno stupefacente in quanto provoca un’alterazione a livello mentale, più precisamente definita come sostanza “psicodislettica”, capace cioè di alterare percezioni, coscienza e comportamenti.

    Nel mio ragionamento non introdurrò l’altrettanto discussa e fuorviante distinzione fra droghe “leggere” e “pesanti”, trattandosi comunque di sostanze tutte stupefacenti.

    I minori danni che le “leggere” farebbero a livello fisico non dovrebbero comportare un diverso e permissivo ragionamento.

    Non mi interessa neanche qualsiasi riferimento “dotto” riguardo sostanze o meccanismi naturali presenti nel nostro corpo (sistema endocannabinoide), che la canapa aiuterebbe/replicherebbe.

    Non escudo certo che gli effetti positivi della canapa possano preferirsi, in determinate patologie ed a determinati stadi, ai farmaci sintetizzati dall’industria che hanno costi elevati e devastanti effetti collaterali.

    Sono sicuramente per sganciare dalla sanità la pervasiva e nefasta influenza della lobby farmaceutica, a patto di riservare ciò a patologie importanti/esiziali, che ne siano ben pesati i pro e i contro, che ne sia informato il paziente e che ciò non diventi in alcun modo un viatico per la definitiva liberalizzazione delle droghe “leggere”.

    Inoltre c’è da considerare che, come per gli psicofarmaci, un’azione così profonda su certi recettori e meccanismi biologici è pericolosa, proprio perché nel campo del mentale non abbiamo “malattie” vere e proprie dovute ad alterazioni di organi riscontrabili, ma siamo in un campo in cui le influenze di stili di vita, ambientali e relazionali sono determinanti e impossibili da “regolare” con qualsiasi sostanza, senza ledere la capacità “auto curativa” e la libertà mentale della persona.

    La verità è che spesso questi sono argomenti capziosi tendenti a sminuire la nocività degli effetti della canapa ed a giustificarne l’uso.

    Voglio anche far notare che molti fautori della liberalizzazione sono anche critici proprio con l’industria farmaceutica, la psichiatria e gli psicofarmaci.
    Chi mi legge sa quanto sia concorde su questi temi.

    Ormai abbondano le inchieste e la saggistica relativa a questi problemi, gli esperti dei diritti umani in campo medico combattono e informano da decenni sulle aberrazioni psichiatriche e sul potere dell’industria farmaceutica nel “volerci” sempre più malati di malattie studiate non in laboratorio ma negli uffici del marketing.

    Quello che i fautori della legalizzazione non vedono è che far rientrare la canapa come “medicamento”, quindi non droga nociva ma assai più blanda “medicina”, rappresenta un’implicita etichettatura di chi si droga, con cui peraltro personalmente concordo: la necessità di drogarsi è un’evidente “ammissione” di uno stato di sofferenza “mentale”.

    La gente spesso inizia a drogarsi per “curiosità”, ormai l’uso della canapa e dei suoi derivati è così diffuso che può certamente capitare un’offerta di prova da un numero sempre maggiore di persone e “amici” in svariate situazioni sociali.

    Il fatto è che molti, se non la rifiutano di principio, non si limitano ad un prova ma seguitano ad usarla rientrando così nella categoria di chi ha bisogno di qualcosa che lo anestetizzi-disconnetta da realtà e problemi.

    Un bisogno la cui “soluzione” comporterà un aggravamento di tutto ciò che pensava più o meno consapevolmente di voler superare/dimenticare, oltre ai danni dovuti alla sostanza stessa.

    Anche le considerazioni che tendono a dimostrare un beneficio sociale dalla liberalizzazione dovuto ad una diminuzione della popolazione carceraria, ad un miglioramento della lotta al narcotraffico, ad una diminuzione di consumo di alcool e psicofarmaci od a qualsiasi altro “minor danno” dovuto alla liberalizzazione stessa sono da rigettare in toto.

    Non si razionalizzano politiche e prassi sbagliate creando una società “stupefatta”, senza contare che si aprirebbe il mercato ad ancora più sostanze chimiche illegali e di nuova concezione, rese più appetibili dalla legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati.

    Tutte le altre verità sulla canapa sono invece molto interessanti e ci portano indietro di decenni, dove alcune lobby decisero di mettere fuori legge una pianta (alcuni miliardari americani avevano investito diversamente), che aveva e può avere una miriade di usi con un costo ed un impatto ambientale bassissimo.

    Parlo di usi nell’industria automobilistica (Ford faceva carrozzerie e molte alte parti delle sue automobili con derivati della canapa), di una marea di prodotti che oggi si fanno con derivati del petrolio (carburanti molto meno inquinanti compresi), della carta che non richiederebbe l’abbattimento degli alberi (la canapa può crescere in tutte le latitudini con una velocità pazzesca), e mille usi ancora.

    Tutto ciò andrebbe sicuramente riconsiderato e sottoposto ad una politica nuova, finalmente votata a creare una società più giusta e un ambiente più sano nell’ottica di quei Diritti Umani di cui si sente sempre più la necessità.

    Tutto ciò a patto che le ragioni suddette non diventino un cavallo di Troia per legalizzare lo spinello.

    Un mondo migliore non si costruisce drogandone le istanze.


    16 febbraio 2016


    Edited by massimofranceschini - 15/11/2018, 18:07
     
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  2. Gallenti Giuseppe
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    So caro Giuseppe che non ci troviamo concordi su questo tema. Penso che la vera eresia moderna sia la continua violazione dei diritti umani da parte di una classe politica totalmente disinteressata a quei sommi principi/diritti che dovrebbe applicare. Un mondo libero dalla droga fa secondo me parte di questi.

    Edited by massimofranceschini - 4/3/2020, 12:33
     
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  4. Stefano Sanmartin
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    Ahimè, tutto vero. E sono d'accordo che il punto di partenza di questo sterpaio sta proprio nel rispetto dei Diritti Umani.
    Stefano
     
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    Ciao caro e grazie!
     
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  6. luigintorcia
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    l'eresie sono quelle di concepire che la libertà sia anche quella che contempla la negazione di ciò che fa male.. e questa è libertà individuale, ma la libertà individuale di escludere che sia negativo l'uso di una sostanza qualunque essa sia , non implica che la collettività debba accettare che lo sia! E pertanto siccome non è la fonte di vita miracolosa l'uso di cannabis io se vedo mio figlio che si fa 20 spinelloni al giorno glieli spengo in bocca uno ad uno e sputo in faccia a chi glieli vende, perché anche io ho la libertà di spaccarti il culo se tenti di convincere mio figlio che è la fonte di vita miracolosa appunto perchè lo stai dicendo tu e io non sono d'accordo sig Giuseppe!
    A furia di fare così parecchi camminano sulle braccia invece che sui piedi e per me si cammina sui piedi perchè sono i piedi che servono per camminare e non l'inverso.



    CITAZIONE (Gallenti Giuseppe @ 17/2/2016, 02:11) 
    E R E S I E

    il sig Giuseppe ha fatto studi approfonditi sulle conseguenze per l'uso prolungato di cannabis per escludere danni irreversibili a carico del sistema nervoso, cardiovascolare con una toccatina epatica dopo circa 20 o 25 anni dall'uso costante? Cavolo, è fonte di vita assolutamente miracolosa e poi ci allarmiamo per una pompata di benzene aprendo una finestra di una qualsiasi città ? Questa è ipocrisia amico caro e con questo la saluto

    Edited by luigintorcia - 17/2/2016, 20:18
     
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    :) :) :) :)

    Edited by massimofranceschini - 18/2/2016, 17:38
     
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  8. Cristina8
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    Sono d'accordo con te Massimo. Non penso che la liberalizzazione delle droghe derivate dalla cannabis ridurrebbe significativamente la criminalità ad esse correlata quanto piuttosto contribuirebbe ad aumentare
    Il numero di persone che troverebbe nell'uso, anche compulsivo, di queste droghe una panacea momentanea e illusoria ai propri problemi esistenziali imvece di affrontarli con il duro lavoro su se stessi e senso di responsabilità. Peggio ancora se queste droghe venissero usate per puro divertimento e rimedio contro la noia specialmente da giovani e giovanissimi . Cristina
     
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    Completamente d'accordo. Purtroppo queste osservazioni non sembrano appartenere alla consapevolezza dei difensori apparentemente iper liberali della legalizzazione.
     
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8 replies since 16/2/2016, 19:42   268 views
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