PER UN SOVRANISMO EQUILIBRATO

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Come risolvere il dilemma democratico

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    fonte immagine: www.4polo.it/

    Articolo pubblicato anche sulla pagina Facebook del 4Polo


    È ormai un fatto che il termine “sovranismo”, come tutte le parole della politica, a maggior ragione quelle recenti, sia declinato a seconda delle appartenenze politico-ideologiche e degli interessi.

    Ecco allora come i media mainstream parlino normalmente di sovranismo, usandolo come sinonimo di nazionalismo, riferendosi a partiti di destra più o meno radicali ed a tutti quelli non chiaramente di centro-sinistra, spesso abbinandoci il termine “populismo”.

    Secondo la narrazione principale avremmo quindi un panorama politico diviso sostanzialmente in due parti: da una parte le forze più moderate, democratiche, liberali, progressiste e responsabili, dall’altra quelle più estremiste, sovraniste e populiste.

    Avremmo insomma delle forze che vorrebbero tornare indietro a degli Stati Nazionali “egocentrici”, quindi forieri di guerre e di quanto peggio sia accaduto alla società umana, a cui si opporrebbero forze più moderate convinte che l’epoca delle contrapposizioni fra le Nazioni debba finire, e che per fare ciò non vi sia altro mezzo se non quello della “cessione di sovranità”.

    Gli Stati nazionali dovrebbero perdere sempre più sovranità in favore dell’Europa e perché non, immagino, pensare ad un futuro governo mondiale capace di portare la pace in un mondo senza più vere Nazioni?

    La verità è ben altra.

    Attribuire la mancanza di pace alla presenza degli Stati Nazionali è assolutamente fuorviante in quanto non si tiene conto dei veri interessi che stavano e stanno dietro i conflitti, da chi sono fomentati e da chi ne trae vantaggio.

    Dare colpe agli Stati Nazionali fa solo comodo a chi interessato ad indebolire gli Stati stessi, ed in grado inoltre di usare le varie forze ideologiche a suo uso e consumo.

    Tali forze hanno un elettorato che ragiona “di pancia”, non sono interessate a concezioni sociali in cui gli individui ed i vari comparti della società civile cooperino creativamente per il bene comune.

    Meglio per loro fomentare e predicare l’inevitabilità della lotta di classe, o di qualsiasi altra divisione od antagonismo sociale.

    Indipendentemente dai significati che si vogliono dare alle parole, il fenomeno in atto ormai da decenni è, in sostanza, il progressivo allontanamento dell’individuo e della sua comunità dal controllo del potere.

    Gli anarchici se la prendevano con lo Stato ma ora il tiranno è molto più grande e “inconoscibile”.

    Le istituzioni infatti sono sempre più svuotate di sovranità e di effettivo controllo dal basso e/o giuridico-costituzionale: le leggi e le prassi politico-istituzionali finiscono sempre per favorire interessi di lobby ed organismi sovranazionali politico-economico-finanziari.

    Dobbiamo inoltre evidenziare che le magistrature sono generalmente restie a prendere in considerazione le denunce sin qui presentate contro “cessioni di sovranità” ritenute illegali ed anticostituzionali dai firmatari.

    Le lobby transnazionali hanno quindi buon gioco nel controllare cerchie e “caste” della politica, così da farne lacchè sempre più capaci di volgere al loro favore le giurisprudenze, a partire dalle leggi elettorali.

    Queste le principali lobby: finanziaria-bancaria, militare, mediatica mainstream, energetica, tecnologica, chimico-farmaceutica e della droga, alimentare.

    La frammentazione di queste è solo apparente: con una ingegnosa ma fittizia divisione proprietaria poche famiglie e logge al mondo controllano queste lobby e, di fatto, la politica ed i destini della maggior parte del globo.

    Credo che i conflitti residuali fra i blocchi siano del tutto apparenti anche se probabilmente ancora in grado, data la stupidità degli apparati non sorretti da una vera etica, di poter generare gravi pericoli per l’umanità.

    Se diamo retta alla narrazione politico-mediatica mainstream il vecchio mondo diviso in blocchi sarebbe quindi ora molto più complesso: si parla di “globalizzazione” proprio per dare un nome diverso e quasi inaccessibile, perché “imponderabile”, al moderno dominio tecnocratico-finanziario.

    Gli elettori sanno benissimo tutto ciò, foss’anche “inconsapevolmente”: la crescente astensione è il sintomo di una profonda disillusione riguardo la politica, la partecipazione, la democrazia, la speranza di veder rappresentati i propri bisogni e problemi.

    Il cittadino è di fatto lasciato solo, sa che dall’alto non verrà nulla di buono.

    Chi ancora vota è purtroppo sostanzialmente un illuso, un ideologizzato o un timoroso del futuro, oppure un “inserito” che spera che la “sua” parte vincente possa ancora permettergli di sopravvivere.

    Agogna la vittoria elettorale illudendosi che sia a lui confacente, che sia “il male minore”, mentre in realtà il suo voto serve altri padroni.

    L’unica politica che valga la pena di perseguire è quindi di rottura con la realtà: dobbiamo rivivificare la sovranità dello Stato come Stato di diritto al servizio del cittadino, illuminato dai quei diritti umani che la Costituzione definisce inviolabili e che stanno alla base di qualsiasi vera legittimità democratica.

    La società civile ed intellettuale più consapevole è chiamata a questo sforzo comune, altrimenti il futuro in cui non potrà più parlare è già segnato, si sta abbattendo sulle nostre teste al ritmo della tecnologia che avanza.




    13 ottobre 2017
    Qui il mio libro, un programma politico basato sui diritti umani


    Edited by massimofranceschini - 10/1/2020, 17:51
     
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