SOVRANISMO E DIRITTI UMANI: PRIMA LO STATO O IL CITTADINO?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    vividarte

    Group
    Administrator
    Posts
    334
    Location
    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

    Status
    Offline
    Occorre cambiare radicalmente la visione dei problemi

    Italian_Special_Intervention_Group


    In Spagna abbiamo visto la polizia di quello che dovrebbe essere un moderno Stato di diritto, con cui siamo alleati, manganellare allegramente cittadini di una sua regione perché questi vogliono votare sulla separazione dallo Stato centrale.

    Ho ascoltato e letto tanti argomenti pro o contro: chi parla di una regione “ricca ed egoista”, chi invece dell’autoritarismo della Spagna, chi di una consultazione male organizzata, chi di lasciarla comunque fare e poi non riconoscerla, chi degli accordi e traffici nascosti della Famiglia Reale con lobby e con Paesi Islamici più radicali, chi del diritto di autogoverno, chi di difesa dell’unità nazionale, chi della costituzione, chi accusa i secessionisti di essere il frutto di un disegno liberista di dissoluzione degli stati nazionali, dimenticando però che la Spagna non sembra un Paese campione di “sovranismo” anti lobbistico e anti finanziario, chi infine parla del fatto che la secessione sia “solo” dovuta ad un egoismo economico, un fatto di ricchi contro poveri, chi invoca l’Europa a garantire democrazia, chi accusa l’Europa di aver acuito i problemi con le sue politiche, chi infine accusa di fascismo i secessionisti, chi lancia la stessa accusa al governo centrale.

    Alla radio ho sentito un commento che affermava, addirittura, che 2 milioni di persone non potevano bloccare una nazione, come se DUE MILIONI DI ESSERI UMANI possano diventare una mera voce contabile.

    Non oso entrare nella disputa storico-economico-socio-politica, per due motivi: il primo è la scarsa conoscenza anche storica della questione e della regione, il secondo è che, per quella che credo sia la vera questione da risolvere, non reputo utile entrare nelle questioni “particolari”, penso anzi sia errato e fuorviante.

    Non sto affermando che le questioni alla base delle dispute non siano serie o reali, dico un’altra cosa: se vogliamo elaborare un sistema di pensiero ed un’azione politica efficace per dirimere questioni come queste, lo dobbiamo fare in modo che la “soluzione” sia la più giusta e razionale possibile, perché costruita su dei principi universali.

    Iniziamo con leggere un estratto dell’enciclopedia Treccani alla voce “Stato di diritto”: Lo S. di d. è uno Stato limitato e garantista, per la difesa dei diritti dei cittadini: pertanto si fonda sia sulla separazione dei poteri legislativo, giudiziario e amministrativo (gli ultimi due autonomi, ma subordinati alla legge) sia sulla coscienza che solo il diritto può dare alla società stabilità e ordine, con le sue norme chiare e certe, generali e astratte (e quindi impersonali), un diritto sempre subordinato a quella legge fondamentale che è espressa dalla costituzione. È un diritto concepito per una lunga durata, perché deve garantire ai singoli la prevedibilità delle conseguenze delle proprie azioni.

    In estrema sintesi possiamo quindi affermare che il moderno Stato di diritto basa la sua sovranità, o dovrebbe, sui valori della sua costituzione, cui la comunità tutta concorda, valori che dovrebbero essere il fondamento della convivenza civile.

    Tali valori convergono e si ispirano generalmente, almeno per la maggior parte delle democrazie, con i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948, dichiarazione che infatti è stata sottoscritta dalla maggioranza delle nazioni.

    Alla luce di queste osservazioni non riesco veramente a giustificare la violenza dello Stato centrale spagnolo con la quale afferma il suo autoritarismo, non certo la sua autorevolezza, tantomeno forza.

    La domanda centrale che alla fine sembra di fatto emergere è la seguente: viene prima lo Stato o il cittadino?

    È questa la domanda perché se una porzione di cittadini non può organizzare una consultazione elettorale su un tema qualsiasi, come può lo Stato sostenere, proteggere e reclamare la sua sovranità?

    Su che basi?

    Non certo su quelle dei diritti universali a cui la sua costituzione dovrebbe ispirarsi se si vuol chiamare Stato di diritto, moderno e democratico.

    Leggiamo il punto ‘3’ del ventunesimo dei 30 diritti umani: La volontà del popolo è il fondamento dell'autorità dei poteri pubblici; questa volontà dev'essere espressa con elezioni serie, che devono aver luogo periodicamente, a suffragio universale uguale e con voto segreto o seguendo una procedura equivalente, che garantisca la libertà del voto.

    Direte voi: ma il tema della consultazione può essere anche “incostituzionale”?

    In effetti no, non dovrebbe ma, rispondo io: quando un tema “incostituzionale” è sentito da una grande fetta di elettori, su cui pur sempre si basa la sovranità politica dello Stato, è giusto non prenderlo in considerazione?

    Soprattutto se il tema specifico lo si vuol sottoporre a referendum e non usarlo, ad esempio, come motivo di insurrezione armata od altro atto di forza, questi sì, illegali e incostituzionali?

    Vediamo di tracciare una linea di separazione.

    Se il tema incostituzionale fosse, ad esempio, la perdita di ogni diritto alla difesa per qualsiasi persona arrestata, credo che uno Stato liberale e democratico dovrebbe ostacolare giuridicamente e fermamente tale progetto.

    Se una parte del suo territorio intendesse proseguire dovrebbe bloccarla, sempre usando la minor violenza possibile e, soprattutto, in tempo.

    Il problema è che qui si sta parlando della volontà separatista di una regione, vede coinvolte milioni di persone e, soprattutto, l’istanza si basa su problemi atavici che durano da troppi anni, probabilmente peggiorati da alcune azioni e non azioni del governo centrale, dalla crisi economica e dall’Europa di cui la Spagna è membro, dall’azione dei media e delle stesse logge ed organismi finanziari che determinano in maniera più o meno occulta il destino e la sorte degli stati, oggi sempre meno sovrani.

    Il problema è quindi vasto, antico, ha molte sfaccettature, interessi, torti, ragioni, manovre più o meno lecite, trascuratezze e forzature varie da ambo le parti, con l’aggiunta, probabilmente, di grandi interferenze estranee.

    Alla luce di tutto ciò, può uno Stato di diritto far finta di niente, appellarsi alla lettera costituzionale e mandare a manganellare una parte cospicua della sua popolazione?

    Non credo ciò sia giusto e alla domanda su chi venga prima fra Stato e cittadino mi sento di rispondere: lo Stato che protegge ed ascolta il cittadino, da cui trae la sua sovranità.

    I punti da sottolineare nel caso specifico credo siano quindi due: il primo è che la Spagna non è esente dalla grave perdita delle più importanti sovranità di cui sono “affette” le nazioni; il secondo è che il governo spagnolo non è perciò riuscito o non ha voluto, di fatto, risolvere gli atavici problemi con la regione.

    Credo allora si possa affermare che le istanze della Catalogna andavano prese in considerazione e che il governo doveva quanto meno avallare il referendum, imponendo magari la presenza di ispettori ministeriali in ogni seggio.

    L’espressione della volontà popolare non dovrebbe essere mai impedita, fintantoché non pretenda di violare i diritti umani e le libertà altrui.

    Senza diritti umani la sovranità dello Stato è debole, senza sovranità lo Stato non può veramente proteggere i suoi cittadini ed i loro diritti universali.



    3 ottobre 2017
    qui il mio libro, un programma politico basato sui diritti umani


    Edited by massimofranceschini - 10/1/2020, 18:13
     
    .
0 replies since 3/10/2017, 12:27   236 views
  Share  
.