COMUNICAZIONE, CREATIVITÀ, CALMA E FIDUCIA: CON LA RABBIA IL SISTEMA NON SI CAMBIA

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Un nuovo soggetto politico deve tenere bene a mente certi fattori

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    fonte immagine: www.4polo.it/

    Questo il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani


    Scrivo da sempre in favore di un’assunzione di responsabilità individuale, collettiva ed istituzionale, volta ad operare uno sforzo di conoscenza ed attuazione di quei principi universali che ritengo il punto più alto raggiunto dalla politica: i 30 diritti umani.

    Ultimamente ho contribuito alla scrittura del programma politico del “4Polo” che potete leggere qui.

    Chi mi legge sa che nello scrivere su questi temi non mi esimo certo dal denunciare le macro storture della politica e le ingiustizie sociali causate, in ultima analisi, dal sistema lobbistico finanziario privato in mano a poche famiglie e “logge” che controlla l’Occidente e che sta tentando di controllare il resto del mondo.

    Nel fare questo cerco di attenermi a certi criteri anche se, preso dalla foga o dalla “passione”, ammetto di non riuscirci sempre.

    Vorrei perciò mettere qui l’attenzione su un aspetto della comunicazione più basilare rispetto al contenuto.

    In ciò che scrivo cerco sempre di fare attenzione a due fattori che ritengo della stessa importanza, se non superiori al contenuto, strettamente legati fra loro: la consapevolezza di chi legge è il primo, la “propositività costruttiva” il secondo.

    Dato che gli argomenti in questione sono di interesse generale e, potenzialmente, alla portata di tutti, ritengo che il rispetto verso il lettore implichi necessariamente un dovere da parte di chi scrive di parlare ad un livello comprensibile ai più, nella forma e nella “sostanza”.

    Ciò non vuol dire che la forma debba essere “elementare” ma non tener conto del generale decadimento culturale, dell’inefficienza della scuola e del conseguente analfabetismo funzionale di molti, può rendere inefficace il messaggio che si vuol trasmettere perché “non pervenuto”.

    Sono convinto che la critica ed il “rigetto” verso certe tematiche da parte di molti derivi, oltre al fatto di dover superare la realtà artificiosa propagata su certi argomenti dai media mainstream e dalle istituzioni scolastiche anche universitarie, da una più o meno fondamentale incomprensione di alcuni termini specifici dei vari argomenti o, addirittura, della stessa lingua italiana, anche basilari.

    Occorre quindi, secondo me, che nello scrivere e nel parlare riguardo la necessità di una diversa politica e della possibilità che le cose socio-economiche possano andare in maniera molto diversa e migliore, si tenga conto che dobbiamo necessariamente parlare ad un “tutti” potenziale, con un livello medio di “comprensione” e/o di “accettazione” diverso dal nostro.

    È certo una delle abilità dei grandi comunicatori quella di parlare ad un livello massimo di correttezza, terminologia e stile, non tanto “alto” però da far sì che la comunicazione non “arrivi”.

    Veniamo al secondo punto, altresì importante, per il raggiungimento dello scopo comunicativo e del progetto politico.

    Quella che ho chiamato “propositività costruttiva” richiede una necessaria attenzione, secondo me, per due aspetti fondamentali: il primo è la doverosa necessità di fornire soluzioni ai problemi e non limitarsi alla denuncia, il secondo aspetto riguarda l’intenzione che sta dietro la comunicazione, cosa si vuol veramente ottenere.

    Se ci limitiamo a denunciare non facciamo altro che accodarci alla continua lamentela che imperversa sul WEB e nella comunicazione politica, che si conclude quasi sempre con qualche slogan ideologico/populista/autoritario funzionale, che lo si voglia o meno, al caos imperante o agli obiettivi di qualche parte politica.

    L’aspetto dell’intenzione è per certi versi delicato: riguarda la “disposizione d’animo” di chi comunica, cosa vuol veramente ottenere o cosa di fatto ottiene, che ne sia consapevole o meno.

    Qui si dimostra, come dicevo all’inizio, che i due aspetti della comunicazione in oggetto sono strettamente legati: in contesti di politica di opposizione rilevo spesso un sostanziale disinteresse da parte di chi scrive e parla per ciò che il ricevente la comunicazione è interessato a sentire, o è in grado di capire, o è in grado di “sopportare”.

    Sembra che ad alcuni interessi solo denunciare in modo tale da suscitare rabbia, senza però bilanciare il messaggio con proposte costruttive.

    La verità è che la “massa silente” e non partecipante e/o attenta alla vita politica è:

    a. troppo presa nella lotta alla sopravvivenza;

    b. indifferente perché delusa e convinta di non poter far nulla;

    c. paurosa del futuro e dei cambiamenti;

    d. talmente a corto di “energia vitale” da aver deciso che “è meglio non vedere e non sapere”;

    e. in qualche modo “complice” di una qualche parte del sistema da cui riceve lavoro o sostentamento.

    Lo sforzo di comunicazione deve perciò essere:

    a. comprensibile, condivisibile ed “appetibile” ai più;

    b. fermo nella denuncia ma molto “sbilanciato” creativamente verso proposte positive;

    c. rassicurante sugli esiti e sulla gestione fattiva delle proposte.

    In mancanza di questi fattori, a cui si aggiunge la mancanza di fondi, sponsor e visibilità, la comunicazione politica non avrà successo e si rischierà ogni volta di creare un soggetto politico soltanto “incazzato” ma facilmente attaccabile a livello dialettico, facile preda di pulsioni ideologico-autoritarie dagli esiti imprevisti, buono a solleticare la parte peggiore di noi a cui già non mancano certo “motivi” per alimentarsi, pronto ad implodere su se stesso per le divisioni e le diffidenze tipiche di chi si pasce nella rabbia.

    Riflettete su questi argomenti, chi governa veramente il sistema li conosce benissimo.




    26 agosto 2017


    Edited by massimofranceschini - 10/1/2020, 18:51
     
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