CRIMINAL: UN BUON FILM DI GENERE CHE PERÒ CONFONDE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    vividarte

    Group
    Administrator
    Posts
    334
    Location
    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

    Status
    Offline
    Non diamo per scontata l’idea dominante che la mente sia nel cervello

    Kevin_Costner_2016
    fonte immagine: Wikimedia Commons


    La visione di "Criminal" di Ariel Vromen conferma, purtroppo, una concezione materialista e meccanicista riguardo la nostra identità e la nostra mente, che arte e letteratura danno spesso per scontata o acquisita.

    Il film in sé è più che discreto, se ci accontentiamo di un intrattenimento di genere senza pretendere un plus "autoriale".

    Siamo dalle parti del thrilling spionistico, con dosi non eccessive di sequenze adrenaliniche e incombenti pericoli per l'umanità.

    Non si fa mancare il lato sentimentale, anche se in effetti più irrealistico del pur confondente concetto centrale del film.

    Il cast è ottimo, sul quale spicca ovviamente il protagonista Costner, molto convincente come criminale senza etica ed empatia.

    Da notare la bellissima Gal "Wonder Woman" Gadot, nuova star femminile che già possiamo vedere quest'anno in più pellicole.

    L'idea centrale del film è la possibilità di poter trasferire informazioni dal cervello di una persona tenuta in vita artificialmente (un agente CIA colpito in azione) ad un soggetto vivo.

    La spiegazione di questa scoperta, ad opera di un sempre efficace anche se usato al minimo sindacale Tommy Lee Jones, è ovviamente superficiale e distorta dal meccanicismo imperante.

    Il problema è semplice: si dà per scontato che le informazioni e le emozioni di un individuo siano registrate e impiantate nel cervello.

    È questo il vero nodo della questione, non tanto la modalità di trasferimento, spiegata con il solito mix di approssimazione para-scientifico/tecnologica.

    Il problema della “scienza” nel campo del mentale è proprio il “materialismo”, che accetta unicamente osservazioni sulla parte biologica della persona, cioè sul corpo.

    Altri indizi non sono presi in considerazione e vengono sminuiti in vari modi, anche se sono spesso clamorosamente corroborati da “inspiegabili” conferme esterne, anch’esse frettolosamente “delegittimate”.

    Sto parlando ad esempio dei ricordi e delle percezioni di soggetti in stato di pre-morte (le cosiddette NDE, Near Death Experience) su cui è impegnato il più vasto progetto di ricerca al mondo chiamato Aware, guidato dal Dott. Sam Parnia che in un articolo del 2 ottobre 2015 sul Venerdì di Repubblica afferma: “Tutto ciò che so è quello che ho verificato personalmente: la coscienza persiste alla morte cerebrale.
    Questo autorizza a pensare che il cervello agisca come intermediario nella manifestazione dell’idea astratta di coscienza, ma che non ne sia la vera fonte.
    Persino un illustre neuroscienziato come sir John Eccles
    (Nobel per la Medicina 1963) sostiene che non riusciremo mai a comprendere la mente se continueremo a cercarla nell’attività neurale”.

    Per non parlare di tutti i dati relativi alle vite passate che si ottengono con vari tipi di regressioni e pratiche di tipo gnostico-religioso.

    Certamente nel nostro plasticissimo cervello si formano e si “sedimentano” processi neurali relativi all’agire ed al pensare umano.

    Il cervello è un sofisticatissimo quadro comandi su cui passano gli input energetici che provengono dalla mente e dalla persona stessa, e che ritrasmette al corpo per attuare decisioni prese dagli altri due enti.

    La moderna cultura “scientista” ed il “vizio” ideologico materialista di una ricerca troppo soggetta alle esigenze di controllo della psichiatria ed a quelle militari per il “potenziamento” del soldato futuro, condizionano tutta la visione e la cultura nel campo del mentale.

    Ciò è molto ben rappresentato in questo film, che ha certo contenuti umanistici positivi, ma secondari rispetto all’idea centrale.

    Il cambiamento empatico di Costner successivo all’impianto delle informazioni altrui è ben rappresentato, se prendiamo per buono l’assunto del film ed i tempi cui è costretto il racconto.

    Meno plausibile la veloce affinità che si instaura fra la moglie dell’agente defunto, cui bastano ricordi e moine che solo il marito poteva conoscere, e il soggetto dell’esperimento, anche se bisogna dire con la complicità di un’irresistibile bambina.

    Le leggi di Hollywood chiedono una “comprensione” di cui non sono certo avaro se in fin dei conti l’opera mi intrattiene piacevolmente e mi fa anche un po’ pensare.

    Le leggi dell’imperante scientismo materialista e meccanicista mi trovano al contrario assai polemico.

    Tu che ne pensi?



    28 aprile 2016


    Edited by massimofranceschini - 18/2/2020, 18:04
     
    .
0 replies since 28/4/2016, 17:32   148 views
  Share  
.