TUTTE LE TRAPPOLE "IDEOLOGICHE" DA CUI LIBERARCI, E L’UNICO MODO PER FARLO RAZIONALMENTE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    vividarte

    Group
    Administrator
    Posts
    334
    Location
    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

    Status
    Offline
    Usi, costumi, sessualità ed etica personale: riflettiamo sull'oggi per non pentirci domani

    41yqcRdwBzL._SY346_

    nel mio libro opportune linee guida


    La questione sulle unioni civili con le sue molteplici sfaccettature, i relativi dibattiti “accesi”, le prese di posizione, gli slogan dei politici a cui si contrappongono quelli di rinomati esponenti della cultura, sono il paradigma della confusione che regna in una comunità umana che sembra aver perso definitivamente ogni base stabile e razionale per gestire i punti di “attrito” fra i vari sentire.

    La politica, schiava di convenienze ben al di sopra del nostro interesse di cittadini, usa i punti di attrito per confondere se stessa e gli elettori da problemi più grandi e urgenti che se non risolti ci daranno un nero futuro, economico, civile e morale, in cui vedremo una contrazione di pace e libertà.

    La maggior parte dei media, lungi dall’essere gli auspicati guardiani del sistema democratico, partecipa freneticamente ed attivamente al caos distraente.

    Il mondo della cultura anche “alta” non è spesso da meno e sembra non vedere l’esatta posta in gioco, e si contorce su idee e posizioni che ormai la storia, ma anche il buon senso, dovrebbero aver bocciato.

    L’intreccio fra i punti di vista e le ragioni “parziali” che ognuno sembra avere, non trova mai un bilanciamento, una linea praticabile sia da un punto di vista ideale sia appunto, pratico.

    Scrivo spesso che questo punto ideale si trova nei Diritti Umani (quindi nell’ambito della filosofia-politica non ideologica), che sono il minimo comun denominatore per la convivenza civile, il più alto approdo della civiltà politica.

    I trenta diritti umani trovano il giusto bilanciamento fra esigenze di libertà individuale, responsabilità verso gli altri che la libertà dovrebbe comportare, e inoltre forniscono il quadro e le forme generali in cui tutto ciò dovrebbe esprimersi politicamente.

    Se la cultura umana fosse innervata, a cominciare dalle scuole, dai Diritti Umani (e dallo studio delle Costituzioni che si ispirano ad essi e ne sviluppano concretamente gli ideali), saremmo più abituati a farci un’idea “razionale” su moltissimi argomenti e forse saremmo meno disposti ad accettare situazioni ed “orrori” vari, su cui oggi sembriamo facilmente stendere un velo, o di cui pensiamo non vi sia soluzione.

    Ogni appello che viene da punti di vista “ideologici” presenta debolezze, pur se può affascinare alcuni e/o stimolare la pancia di quelli che non la usano solo per digerire.

    Ecco allora che gli appelli alla “natura” possono dimenticare le varietà di accoppiamento presenti, anche se minoritarie, fra gli animali (l’omosessualità non è soltanto un’invenzione umana), per cercare di imporre la presunta bontà naturale ai “diversi”, dimenticando inoltre che nelle società umane evolute la diversità deve considerarsi ricchezza da proteggere.

    L’ideologia (in questo caso religiosa), può far dimenticare ad esempio come gli animali si lascino morire quando malati o non in grado di sopravvivere, negando agli umani tale diritto anche se capaci di intendere e volere, appoggiando però tutti gli “artifizi” con cui la tecnica ti fa rimanere agganciato al corpo, aborriti invece giustamente, secondo me, quando pretendono sostituirsi alla natura forzando e/o modificando basilari meccanismi biologici nella fase creativa.

    Anche se non vi sono motivi “naturali” per cui un essere umano non possa accettare la sessualità del corpo che possiede (l’omosessualità e la bisessualità sono fenomeni prettamente mentali, non genetici o biologici, ma neanche da “curare” come pretendeva una psichiatria devastante), non giungeremo certo ad un approccio razionale dell’argomento abbandonandoci a slogan e pulsioni che sanno tanto di caccia alle streghe di altri tempi, che possono trovare concordi gli esponenti più “destrorsi” di quella pseudo scienza chiamata psichiatria, od oppositori fra i più “sinistrorsi” della medesima pseudo scienza.

    Come ho scritto in precedenza la sessualità, per un ristretto numero di persone, è un argomento più “fluido” di quello che può sembrare: come accade che un etero si “renda conto” di essere “omo”, capita anche il contrario.

    In questa ottica il cambio di sesso (tecnica innalzata a nuova divinità), dovrebbe essere vietato dalla comunità politica (comunità consapevole della polis), pur comprendendo come un ambiente omofobo e intollerante possa contribuire ad una “radicalizzazione” (che ostacolerà qualsiasi eventuale libera autoanalisi), della posizione da parte di chi si sente diverso.

    Come dicevo all’inizio anche illustri esponenti del mondo della cultura non sembrano avere la necessaria chiarezza, sempre se guardiamo alle loro argomentazioni non da un’ottica “ideologica” ma dal punto di vista dei Diritti Umani.

    Ecco allora il pur pregevole e “sofisticato” Paolo Cirino Pomicino sul Corriere della Sera del 3 febbraio scorso, affermare riguardo a come il mondo occidentale guarda alla “diversità”: “La si tutela e la si rispetta se i diritti civili dei diversi tra loro…sono tutti garantiti senza però annegare le loro diversità in un linguaggio comune e in istituzioni altrettanto comuni. …
    L’amore omosessuale non è un amore da discriminare e come tale deve essere riconosciuto con tutto il corredo dei diritti civili ma esso non può definirsi matrimonio e famiglia
    Quelli che invece ritengono che l’eguaglianza dei diritti debba essere accompagnata da una omologazione dei termini con cui si definiscono unioni profondamente diverse fra loro e addirittura una omologazione ‘liturgica’ dinanzi all’autorità civile non si rendono conto che così facendo rischiano di vergognarsi della loro diversità. La diversità, infatti, per essere tutelata anche culturalmente dovrebbe avere diritti uguali nella sostanza, ma disciplinati con forme giuridiche e con denominazioni diverse perché diverse sono le condizioni dei rispettivi grandi amori che tengono uniti nella vita due persone. …
    La modernità, se non è modernismo, prende atto della evoluzione storica delle società ma non mette tutto in un unico calderone snaturando il patrimonio morale, storico e culturale delle parole e dell’intero linguaggio della umanità
    .”

    Si potrebbe tranquillamente rispondere a queste pur sensate e interessanti considerazioni che l’evoluzione degli usi e costumi è caratteristica prettamente umana, di quel libero arbitrio che ci distingue dagli animali, e che fa dell’uomo un ente certamente inserito in un quadro naturale ma dotato di facoltà intellettuali per “ergersi” sulla natura stessa al fine di una migliore sopravvivenza.

    Questo ergersi può certamente essere compiuto in maniera “razionale”, non avvalendosi fino in fondo di tutto ciò che la tecnica può permettere di fare, oppure diventare liberismo scientista irresponsabile e incontrollabile, capace di manomettere la natura nelle sue fondamenta biologiche e strutturali, mettendo in pericolo proprio quella sopravvivenza della razza umana e del pianeta che spinge l’uomo alla ricerca.

    Due esempi su tutti: bomba atomica e tutte le ricerche neurofarmacologiche sul cervello per il soldato del futuro.

    Quando le dinamiche degli usi e costumi restano libere da ideologismi vari, forzature e meccanismi tecnocratici (incontrollati e per di più nelle mani di pochi enti e persone), possono trovare una composizione se la cultura umana mantiene quel faro ideale che sono i Diritti Umani con coerenza, per tutte le attività umane.

    Non concordo con la “presunzione”, anche se dettata da un discorso “logico”, di appioppare l’etichetta di “vergogna” ad istanze in cui si rivendicano diritti, riconosciuti e difesi ma solo se si fermano ad una certa soglia, cioè matrimonio/famiglia.

    Ogni uomo, in quanto tale, senza altre considerazioni di alcun tipo, è protetto da Diritti Umani che dovrebbero valere per tutti indiscriminatamente, finché non ne perde una parte per un comportamento lesivo verso altri e la comunità.

    Ecco allora che se consideriamo solo il fatto che ogni individuo è unico, deve necessariamente avere gli stessi diritti degli altri, senza altre considerazioni riguardo il suo status/caratteristica.

    Pensare e chiamare diversamente qualsiasi istituto giuridico basando ciò sulla sua diversità significa posporre il suo essere “umano” ad altre considerazioni di ordine morale, politico, ideologico, che non appartengono alla filosofia dei Diritti Umani.

    Poi c’è il problema delle adozioni, degli uteri da affittare e delle manipolazioni su geni ed embrioni.

    I Diritti Umani pretendono che ogni bambino abbia qualcuno cui appoggiarsi e con cui crescere in un ambito di amore, in cui sviluppare le sue capacità e la sua personalità.

    Oltre alla famiglia tradizionale ogni soluzione, single, coppia sterile, coppia omo è, rispetto allo stare in un istituto, preferibile e dovrebbe essere facilitata da una politica liberale ispirata ai Diritti Umani che finalmente tolga dalle pastoie psico-burocratiche ogni lungaggine “valutativa” per stabilire l’idoneità dei richiedenti, come se il matrimonio “normale” fornisse una patente per far crescere serenamente i figli.

    Fra l’altro, la statistica dice che le coppie omo sono le più propense ad adottare bambini “particolari” o malati, spesso rifiutati da coppie etero.

    Sempre i Diritti Umani pretendono che l’uomo viva in un ambiente sano e sicuro, che non è certo quello in cui si tende ad approvare o a non ostacolare ogni tipo di applicazione tecnica, anche quando entra nell’intimo della persona, dei suoi meccanismi biologici, mentali, riproduttivi e cognitivi.

    All’“ideologismo” di matrice cattolica si contrappone un altrettanto e maggiormente illiberale ideologismo laicista che si dirama in due direzioni.

    Da una parte abbiamo gli esponenti più materialisti di discipline che di fatto non possono fregiarsi dell’appellativo “scienza”, non avendo dato prova di osservazioni e soluzioni affidabili per quanto riguarda l’uomo: psichiatria, psicologia e sociologia.

    Troppi fenomeni che ricadono sotto le loro sfere di analisi non trovano prassi univocamente accettate, danno luogo a molteplici teorie, sono “individuati” e interpretati con schemi appartenenti più all’ideologia materialista (pure con l’aggiunta di pulsioni e scopi appartenenti a qualche ideologia politica), che alla ricchezza del pensiero umano.

    Basta osservare lo stato dell’uomo e della sua cultura, da quando questi signori sono diventate le nuove autorità che ci forniscono: programmi educativi che creano sempre più incapaci di leggere e scrivere, “cure” farmacologiche o peggio per i “diversi” e i più sensibili, una visione della responsabilità giuridica del singolo viziata appunto dalla pretesa psichiatrica di stabilire nuovi valori e incasellare le azioni umane in schemi interpretativi che favoriscono spesso sentenze che definire strambe è un eufemismo.

    E sono solo alcuni esempi.

    Inoltre, queste “scienze” sono da sempre impegnate ad escludere tutto ciò che il variegato mondo umanista (filosofie, religioni ecc.) ha da dire, rivendicando una priorità sul sapere giustificata da una fede "illuminista", ma non illuminata.

    Gli esponenti più sugli scudi in questi ultimi decenni di questo andazzo sono alcuni neuro scienziati, veri e propri nuovi “guru” che discettano di sapere, cultura, cervello e che pretendono, di fatto, una resa di tutti gli altri saperi di fronte alla loro “scienza”.

    Si chiama scientismo ed è uno dei grandi mali della nostra epoca, va insieme al materialismo ed è controllato nei suoi esiti da una minoranza di soggetti: le varie lobby finanziarie, militari, farmaceutiche e mediatiche.

    Queste “scienze” hanno di fatto sostituito ogni altro pensiero e la religione nel suo farsi istanza morale, (certo a sua volta non esente da errori anche mostruosi), e sono diventate le filosofie che permettono al nuovo potere capital/tecnologico di controllare le persone e la società in modi del tutto nuovi e inquietanti.

    L’altra direzione dell’ideologia laicista e materialista sembra preoccuparsi di difendere la “tecnica” e di innalzarla al posto che apparteneva a Dio.

    E’ “meravigliosamente” sintetizzata dal sociologo Galimberti in un dibattito in cui difende l’utero in affitto e tutte le manipolazioni varie su feti ed embrioni in questo modo, più o meno fedele parola per parola:
    Come fanno morale e politica a dire alla tecnica di non fare ciò che può?
    La tecnica fa accadere eventi rispetto ai quali l’etica diventa patetica, perché non sta all’altezza del tempo. …
    La tecnica non è più uno strumento nelle mani dell’uomo, è diventata il soggetto della storia e l’uomo è diventato un funzionario di apparati tecnici. La politica non è più la sede delle decisioni perché guarda l’economia, che a sua volta guarda la tecnica. …
    La tecnica quindi è il primo scopo. …
    Come dice Hegel, quando un fenomeno cambia quantitativamente cambia anche la qualità del paesaggio (e fa l’esempio del terremoto)… l’uomo non è più il soggetto della storia
    .”

    Ecco il grande pericolo di cui quasi nessuno parla, come se la cultura umanistica tutta fosse ormai praticamente arresa ad un fenomeno che l’uomo stesso ha sviluppato con e dalla sua cultura: la tecnica.

    Tutte le distopie di cui grandi pensatori e scrittori ci hanno ammonito saranno una realtà, se la politica non metterà uno stop a certe prassi e applicazioni e se terrà finalmente conto della sua anima più pura: i Diritti Umani.

    Già conosciamo il futuro che ci stanno preparando: si nascerà per selezione, si crescerà con “medicine” personalizzate, avremo pulsioni “impiantate”, programmi scolastici di addottrinamento subliminali, un consumismo portato all’estremo per un mondo di edonismo anestetizzante al pensiero, un controllo farmacologico o di altro tipo per ogni “diverso”, una filosofia di edonismo erotico polivalente, soldati modificati geneticamente e cerebralmente che sarà quasi impossibile combattere, armi sempre più letali, sofisticate e di difficile reperibilità, per non parlare delle condizioni del pianeta, dell’economia e di altro ancora.

    Tutto ciò grazie ai "geni" della cultura materialista e grazie ad una politica ipocrita che parla di “libertà”, quando sa benissimo che la libertà deve essere alla portata di tutti (senza arrecar danno agli altri), e non solo delle lobby che se la possono permettere.

    Tutto ciò grazie anche alla nostra incapacità di capire e di guardare oltre.



    13 febbraio 2016


    Edited by massimofranceschini - 19/11/2019, 19:19
     
    .
  2. giovanni2
        +1   Like  
     
    .

    User deleted


    Prendo spunto da quanto tu scrivi per esporre un mio pensiero.
    Assistiamo ad un allungamento della vita umana, la chirurgia e la farmacologia hanno fatto passi da gigante, oggi si raggiungono,facilmente, i 90 anni, ma in che modo li raggiungiamo ? Quanti vegetano ? Quanti diventano un peso della società ?
    A volte la famiglia ha seri problemi per la gestione dei loro " vecchi", compito della politica dovrebbe essere quello di ottimizzare la gestione degli anziani.
    Si dovrebbero creare case famiglie seguite psicologicamente oltre che sanitariamente, abbiamo tanti di quel personale da utilizzare che basterebbe per tutti.
    Unica soluzione al problema anziani che la politica ha saputo creare è stata la venuta delle " badanti".
    Massimo penso che ci stiamo sostituendo alla natura, attenzione, non abbiamo le capacità per farlo, sai perchè ? presto detto, alcune volte a noi sembra che essa sia disumana, noi non lo saremmo mai.
    L'animale ferito, che nella savana, viene abbandonato dal branco, per noi, è inconcepibile, tutti devono essere, tassativamente, tenuti in vita, anche a costo di vegetare.
    E' giusto vegetare a tutti i costi?
    Penso che l'uomo deve decidere in prima persona della sua vita, ho avuto modo in una occasione di conoscere un anziano, molto colto e cosciente del suo corpo ormai in stato vegetativo ma, la sua mente, molto attiva.
    Unica frase che costui soleva dire, ossessivamente, " questa non è più la mia vita "; era di luglio, caldo afoso, e lui aveva freddo.
    Autodeterminazione e rispetto delle regole naturali, IO devo decidere se si deve staccare la spina.
    Per quanto mi riguarda, tutti i miei sanno che, sono contro l'accanimento terapeutico non mi va di vegetare.
    Scusa se non scrivo come te, Ti ringrazio di questo spazio che metti a disposizione.

     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    vividarte

    Group
    Administrator
    Posts
    334
    Location
    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

    Status
    Offline
    Grazie della tua attenzione e...non devi scusarti, ciò che scrivi è corretto e comprensibile!
    Concordo certamente con ciò che dici, solo che a me interessa di più mettere in guardia contro le aberrazioni di una tecnologia che ci darà un futuro di controllo sempre più asfissiante.
    Ciao e grazie ancora!
     
    .
2 replies since 13/2/2016, 19:57   250 views
  Share  
.