GENTILE DIRETTORE

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Lettera inviata al Fatto Quotidiano, ovviamente senza risposta


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    nel mio libro, linee guida auspicate per una vera libertà religiosa


    Lettera inviata al Fatto Quotidiano in relazione ad un articolo del 12 gennaio 2015
    www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/22/dove-osa-satira/1362303/

    Gentile Direttore,
    le scrivo per dare un contributo critico, anche positivo, all’articolo “I guai della satira a stelle e strisce” del vostro Saverio Raimondo, del 12 gennaio scorso.

    Condivido l’inappuntabile impostazione dell’articolo, quasi un “micro saggio” storico sulla satira più corrosiva di questi ultimi decenni.

    Lontana da me qualsiasi volontà di porre confini legali o di altro tipo alla libertà di espressione, una delle conquiste irrinunciabili della nostra civiltà.

    Una conquista che va difesa senza se e senza ma, e bene fa l’autore quando lancia una domanda provocatoria rivolgendosi alle eventuali ipocrisie di alcuni politici, che si ergono a paladini della libertà di satira dell’ultima ora.

    Il primo contributo per cui le scrivo nasce proprio da questa libertà in cui ci riconosciamo, che non può non essere anche libertà di commento della libera satira.

    Alla prima e ovvia difesa che mette in evidenza la “debolezza” di chi si sente offeso, rispondo che una libertà senza responsabilità, di fatto si sono offese le convinzioni più intime di milioni di persone, rischia di diventare un “imbarazzante assoluto”, deleterio per la libertà di tutti.

    Quanto più l’idea che si vuole attaccare è radicata dentro l’anima e la sensibilità delle persone, la responsabilità potrebbe consigliare altri modi, magari più sottili e intelligenti di attacco.

    Per vedere che “il re è nudo” non c’è bisogno dell’autopsia!

    Il secondo contributo vuole essere chiarificatore sulla mia religione tirata in ballo nell’articolo: Scientology.

    L’autore parla di fanatismo religioso che non avrebbe nulla da invidiare all’Islam più radicale, francamente un’affermazione fuori da ogni logica.

    Non per essere pedante ma per amore di verità riporto la definizione di fanatismo dalla Treccani: “espressione esasperata del sentimento religioso che porta ad eccessi e alla più rigida intolleranza nei confronti di chi sostenga idee diverse”.

    Non mi permetto di giudicare gli islamici, li considero fratelli, almeno quelli coerenti con il significato di Islam, che vuol dire pace.

    La parola Scientology si può brevemente sintetizzare per comodità con “sapere come conoscere”, e il nostro fondatore ha sempre detto che l’unico dogma sarebbe “se non è vero per te non è vero”.

    Infatti Scientology fa parte di quelle religioni che non hanno “rivelazioni dall’alto” ma crede che ognuno di noi, in quanto essere spirituale, abbia i mezzi intellettuali per raggiungere la comprensione della sua spiritualità e delle leggi che regolano l’esistenza e la realtà.

    Cito a questo proposito il professor Nicola Colaianni, docente di Diritto Eccelsiastico all'Università di Bari, che nel libro “Eguaglianze e diversità culturali e religiose” (Edizioni Il Mulino, Bologna, 2006), scrive: “Il principio buddhista dell’illimitato potenziale di evoluzione interiore posseduto da ogni essere umano è alla base anche di Scientology (…) questa organizzazione si richiama, invero, specificatamente alle religioni orientali, con cui ha in comune, per esempio, la teoria della reincarnazione, o ‘delle vite precedenti’, o un’idea simile del Karma, quale il ‘deposito reattivo della mente’, o soprattutto la concezione della salvezza conseguita tramite l’innalzamento della consapevolezza spirituale dell’individuo.

    Per concludere, scommetto che non tutti sanno che Scientology ha sacralizzato i diritti civili inserendoli nel suo credo, proprio per scongiurare qualsiasi deriva autoritaria e illiberale.

    Probabilmente l’autore dell’articolo in questione non è bene informato su questi dati, non lo dico con spirito polemico e non ci sarebbe niente di male, la mia religione per quanto “vivace” e in crescita è pur sempre largamente minoritaria.

    Sarebbe una delusione constatare di essere ancora di fronte all’idea del mondo più ateo e materialista che, per usare un eufemismo, è insofferente ad ogni istanza ed espressione religiosa.

    Spesso sentiamo persone urlare contro chi “osa” parlare di religione, probabilmente rese ancor più suscettibili dalla vitalità delle giovani ed “energiche” religioni minoritarie.

    Purtroppo nel mondo cresce un movimento antireligioso tout court, che pretende negare dignità culturale a tutto ciò che viene dalla spiritualità, una posizione inaccettabile per chi dovrebbe avere come faro quella “Bibbia della laicità” che sono i diritti umani.

    Se c’è un fanatismo necessario in questi tempi caotici sarebbe quello in favore dei trenta diritti umani, unico e ultimo antidoto per un occidente confuso nella sua stessa identità.

    La ringrazio per l’attenzione con la speranza che queste riflessioni siano gradite, in uno spirito di ecumenismo culturale.
    Buon lavoro.


    13 gennaio 2015


    Edited by massimofranceschini - 22/11/2018, 18:42
     
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