INTELLIGENZA ARTIFICIALE, UMANITA’ IRRAZIONALE?

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Saremo veramente così "immaturi" e bidognosi di "finzioni" anche nel futuro?

    motabexe
    fonte: Boomstick Comics


    Mi è capitato di rivedere Artificial Intelligence di Spielberg.

    Anni fa non mi impressionò ma non ci stetti a ragionare più di tanto, preso dal sonno mi riservai una seconda visione.

    Reputo il film non esente da pregi visivi, narrativi, stilistici e recitativi, ma sostanzialmente resto dell'idea che non sia un film abbastanza centrato.

    Non mi interessa pensare o ipotizzare come Kubrik l'avrebbe fatto, il film eredita infatti un suo progetto mai realizzato, mi attengo al girato.

    Penso non sia centrato perché, in sostanza, regala ai robot un'umanità secondo me del tutto fuori luogo.

    L'espediente narrativo di ricordare una delle fiabe che hanno accompagnato la nostra crescita e fantasia, Pinocchio, può essere interessante o funzionale, ma qui non siamo nel mondo del fantastico, in cui l’autore sembra voler “comprimere” il racconto, siamo di fatto nell'ambito della più pura fantascienza tecnologica e "sociologica".

    La vera questione del film, peraltro riconosciuta dal regista e messa in bocca ad un'allieva del creatore di androidi William Hurt, è quella di come gli umani reagiranno trovandosi di fronte una creatura non solo a loro immagine e somiglianza, ma “capace” di amare.

    Potranno amare un "mecca" dotato di emozioni "proprie"?

    Evidentemente no, come dimostra la mamma "adottiva" del robot/bambino (uno strepitoso Haley Joel Hosment), alla fine “costretta” ad abbandonarlo, anche se non senza dubbi e lacrime.

    Spielberg ci serve un'umanità debole e insicura: un creatore di androidi affranto dalla morte del figlio che gioca con la robotica (il bimbo avrà il volto di suo figlio), una mamma inizialmente disposta ad "amare" il bimbo (il suo è ibernato in attesa di una cura), pur sapendo quanto sia "programmato ad amare", il marito di lei disposto a regalarle questo esperimento/finzione pur di rivederla felice.

    Il resto del film racconta la fuga del reietto in compagnia di un riuscitissimo Lucignolo/"gigolorobot", grazie alla recitazione di Jude Law.

    Diventeremo veramente un'umanità talmente debole e insicura da perdere razionalità e dignità con macchine umanoidi da cui farsi sedurre?

    Talmente debole da creare giocattoli schiavi, anche se apparentemente “liberi”, con cui interloquire?

    Talmente debole e confusa da aver quasi bisogno di rivolgere verso se stessa le leggi della robotica asimoviane?

    Forse sì, del resto deboli e confusi da questa cultura tecnologico-materialista già siamo.

    Dimentichi della nostra natura spirituale e abbagliati dal miraggio della tecnologia, forse non aspettiamo altro che il prossimo deus ex machina ci regali un nuovo gingillo tecnologico, magari apparentemente più umano di quel che stiamo diventando.

    Il regista non si addentra veramente in queste interessanti tematiche.

    Pur avendole certamente in mente preferisce la favola del novello Pinocchio ma non riesce ad avere quel felice equilibrio fra impegno e leggerezza che lo ha reso famoso.

    La dimensione distopica si perde nel tentativo di creare una nuova fiaba, anche troppo lenta, che non può ormai sorprenderci più di tanto.


    20 gennaio 2016


    Edited by massimofranceschini - 18/2/2020, 18:14
     
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0 replies since 7/2/2016, 20:28   103 views
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