STAR WARS VII E OLTRE: CHE MAGGIOR CORAGGIO SIA CON VOI

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Un'occasione parzialmente mancata ed un auspicio per il futuro

    Star-Wars-Episode-VII-The-Force-Awakens-2015-movie-poster
    fonte: DVDs Release Dates


    La visione dell'ultimo episodio della saga Star Wars, il VII, diretto da J.J. Abrams e la lettura di due opposte recensioni, mi spingono ad alcune riflessioni.

    Premetto che sono un appassionato di fantascienza e che non vidi subito il primo episodio degli anni '70.

    Fra le altre cose stavo leggendo i grandi autori del genere e reputai la saga, erroneamente anche perché poco informato e senza averla vista immediatamente, un prodotto di superficiale intrattenimento.

    La visione successiva mi sorprese piacevolmente: trovai il mix visionario di azione, avventura, epica, religiosità e tanto altro più che gradevole, a tratti irresistibile ed affascinante, anche perché bilanciava nello stile la cupezza e la profondità di altri grandi autori.

    Non che in SW manchino contenuti e dramma, anzi, ma la vena avventurosa, a tratti scanzonata ancorché epica, rendeva lo stile valido, centrato e alternativo nel raccontare la vita, l'amore, l'avventura, la filosofia, la politica e l’infinita lotta fra bene e male.

    Non che non vi fossero difetti, certo, in primis la mancanza di un corposo soggetto letterario, che però ha magari favorito la leggerezza dello stile del racconto.

    La novità tecnico-espressiva era talmente grande che non fece pesare, almeno a me, il fatto che si trattava dell'ennesima messa in scena di contenuti su cui la letteratura colta e meno colta di ogni genere aveva già detto praticamente tutto.

    Una novità tecnica di inventiva artigianalità che solo i grandi cineasti sono in grado di esprimere, riuscendo a sopperire alla scarsità di finanziamenti.

    Viene alla mente, anche se molto diverso, il grande John Carpenter, uno che non trovava certo limiti nella scarsezza di risorse, anzi!

    Insomma, Lucas aveva una visione d'insieme che rese la produzione del primo film un'avventura a parte, con l'autore solo contro tutti, produttori ed attori in primis, che non avevano compreso il progetto.

    Alcuni “difetti” e problemi della realizzazione sono stati brillantemente risolti dal regista con quell'affascinante arma del cinema, ed a ben vedere anche della letteratura, che è il montaggio.

    Paradossalmente possiamo trovare insufficienze proprio nell'aspetto tecnologico e nell'azione (ad esempio le sparatorie troppo imprecise anche per dei cloni, dotati di armi futuristiche).

    Comunque la prima trilogia ha brillantemente creato oggetti futuri, o misteriosamente passati, con una visione ed una perizia tecnica tali da “creare” la “necessità” di quelli che da lì a poco saranno gli effetti digitali.

    I “difetti” li vediamo inoltre in alcune figure troppo “pupazzoidi” anche se marginali, ad esempio gli sgherri di Jabba ed il simpatico popolo degli Ewok, dove fotografia e montaggio non potevano evidentemente aiutare più di tanto.

    Oltre ad una grossa questione di cui parlerò alla fine, anche la seconda trilogia ha “difetti”, secondo me, proprio in alcune scene d’azione, di guerra e duelli, ad esempio quelli fra i due massimi esponenti dei due lati della “forza”.

    Trovo invece centrato l’uso delle nuove tecnologie, capaci di mostrarci spazi e mondi affascinanti ed uno stato della Repubblica florido, non ancora totalmente sotto il giogo del male assoluto.

    Anche le trame della politica, l’ascesa al potere del malvagio e lo sprofondare nel lato oscuro della forza da parte del personaggio principale sono centrati e necessari, anche per capire da dove veniamo e dove andremo proprio oggi, se non troveremo un’etica personale e universale, e se la politica rimarrà appannaggio di una casta di burocrati manovrata da un’oligarchia di lobby più o meno occulte.

    Veniamo alle due recensioni relative all’Episodio VII.

    Inizio con quella dell’autorevole Mereghetti sul Corriere Della Sera, che in sostanza promuove il film con tre stelle su quattro.

    Una recensione che mi trova d’accordo quando elogia la regia “capace di non rallentare mai il ritmo” e quando afferma che Abrams: “ha saputo recuperare lo spirito originale proprio mentre apriva la storia verso nuovi sviluppi.

    Sono meno d’accordo con lui quando non evidenzia ciò che per me è il punto più negativo, che si poteva tranquillamente evitare, cioè il fatto che il film oltre ad essere un reboot ed un sequel allo stesso tempo, è anche troppo remake.

    Il Mereghetti afferma che il film “ricalca (o cita: scegliete voi) quello fondativo di Lucas. … Tante facce conosciute tornano, dunque, ma in nuove situazioni offrendo il piacere di un reincontro senza la delusione del già visto.

    Da un profondo conoscitore di cinema e persona colta come il critico del Corriere non mi aspettavo quel “o cita: scegliete voi”, e mi risulta strano che non abbia avuto a tratti la “delusione del già visto”.

    Ritengo la “citazione” in arte un omaggio/riferimento che un autore fa nei confronti di un’opera o di un artista che apprezza, e insieme “ringrazia” per la bellezza e l’ispirazione che gli ha donato.

    Anche se un autore può certamente auto-citarsi per comunicare un senso di familiarità/continuità con la sua opera (in questo caso anche cambiando registi siamo all’interno dello stesso soggetto), non credo si possa parlare di citazione se questa è corposa e importante, sia in senso qualitativo sia quantitativo come in questo film.

    Questo appunto è l’unica cosa con cui concordo in pieno nell’altra recensione, una totale stroncatura, nel quotidiano della Santa Sede “L’Osservatore Romano”, ad opera di Emilio Ranzato, stranamente raccontata sempre sul Corriere da Renato Franco.

    Il Ranzato afferma che i riferimenti ai vecchi film hanno “la sola funzione di giocare ruffianamente sulla nostalgia dei vecchi fan.”

    Concordo certamente anche perché ritengo il film così forte nell’appeal, vuoi perché tanto atteso, vuoi perché trattasi di una saga dal ricco successo planetario e intergenerazionale, da poter permettere agli autori libertà, sviluppi e innovazioni (che certo in parte ci sono stati), senza dover copiare i film precedenti.

    E’ mancato quel coraggio proprio dell’inventore della saga stessa.

    Il Ranzato fa altre critiche di ordine tecnico che possono essere discutibili.

    Parla di regia “modulata sul più sciatto cinema action di oggi, contiguo al mondo dei videogame”, e di “dinamismo gratuito e un abuso dei primi piani che corrodono gradualmente la forza dei personaggi e il respiro epico della storia”.

    Il Mereghetti al contrario afferma che il film è aggiornato “alle evoluzioni dei media senza però cedere all’infantilizzazione forzata di cui sono campioni i supereroi nati sui fumetti”.

    Sono d’accordo, anche se non mi dispiace necessariamente il sottofondo infantile degli eroi Marvel nati come “letteratura” per ragazzi.

    Invece non capisco proprio il Ranzato, anche se mi riservo di vedere il film un’altra volta, quando parla di eccessiva enfatizzazione nel riferimento “ai sistemi totalitari realmente esistiti... con un effetto grossolano e persino di cattivo gusto, in un contesto leggero come questo”.

    Sembra un po’ contraddittorio se ammetteva una certa forza nei personaggi e respiro epico della storia, pur corrosi secondo lui dalla regia, e certamente non concordo con il “contesto leggero come questo”.

    Una delle più grandi fascinazioni della saga è appunto quella di parlare di grandi e drammatici temi, anche se con “sfrontata” leggerezza.

    Spero che al giornale della Santa Sede non diano fastidio le analogie con la situazione mondiale di oggi in cui, se si ricerca con pazienza, scopriamo che le lobby mondiali finanziarie, militari, energetiche, farmaceutiche e mediatiche, sono sostanzialmente in mano a poche famiglie.

    Auspicando una maggiore libertà nei prossimi due episodi annunciati, non vorrei trovarmi ancora di fronte a vicissitudini troppo simili alla prima trilogia, vorrei fare un’ultima considerazione sulla saga.

    Uno dei suoi fascini sta nell’aver delineato una nuova religione in cui la “forza”, che permea le cose viventi e non, può essere usata in modo “trascendente” per favorire il bene o il male.

    Mi è piaciuta molto anche l’idea che il lato positivo della forza si percepisca e si coltivi se si segue un’etica personale molto forte, mentre il crimine fa sprofondare progressivamente nel “lato oscuro”.

    Quello che mi ha sempre deluso è che non tutti gli esseri viventi sembrano potenzialmente in grado di percepirla e usarla, prerogative riservate ad individui “eletti”, spesso dello stesso sangue.

    L’abborracciata “spiegazione” su basi biologiche apparsa nella seconda trilogia, è probabilmente figlia dello scientismo e del materialismo moderni, che cercano di annullare lo spirito umano forzando il campo del mentale interamente nella biologia.

    Forse i registi successivi chiariranno con coraggio questo punto, per farci capire che la forza può veramente essere in tutti noi.


    01 gennaio 2016

    P.s. Una visione successiva a distanza di un mese conferma quanto scritto.
    Ormai rassegnato ai “difetti” mi sono goduto di più ritmo, sceneggiatura e nuovi personaggi.
    Funzionano alla grande quindi speriamo bene per il futuro.


    CONSIDERAZIONI FINALI SULLA TERZA TRILOGIA

    Dopo aver visto gli altri due film e seguito brevemente alcune recensioni e dibattiti su vari siti mantengo sostanzialmente il giudizio: un buon intrattenimento ma assai carente di creatività che, ripeto, potevano permettersi tranquillamente.

    La macchina commerciale che avviluppa tutto lo showbiz, che potremmo definire il lato oscuro di questo, soprattutto americano, lega troppo la parte creativa del sistema, il lato “buono”, giusto per rimanere in tema.

    Il merchandising e le aspettative del pubblico da “non deludere” diventano le uniche direttive, i soli ambiti da solleticare/spremere… un po’ come accade oggi alla politica fatta per i talk televisivi e gestita dai social media… e le “gilde commerciali” ringraziano…

    Riguardo alle considerazioni che facevo sulla “forza” nessuna novità: il seguente passo di Luke nella prima lezione a Rey, secondo me non intende aprire alla possibilità che avrebbe ognuno di accedere alla forza, ma solo a ribadire che la forza esiste da sé, indipendentemente dal fatto che ci sia qualcuno in grado di sentirla e servirsene: “… quella forza non è prerogativa dei Jedi, dire che se il Jedi muore la luce muore è pura vanità …”.


    19 febbraio 2020


    Edited by massimofranceschini - 19/2/2020, 18:06
     
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