LEZIONE MORO: SE SI VUOL CAMBIARE SI METTE IN GIOCO LA VITA

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Alla faccia delle ipocrite celebrazioni

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    Ciao, questo articolo per i 40 anni dall'uccisione di Aldo Moro, pubblicato sulla pagina Facebook del 4POLO.


    Il “caso Moro” è paradigmatico di molte e vere questioni, taciute dalla politica e dai media mainstream.

    Per chi lo vuol vedere, la storia insegna che le persone intenzionate a cambiare radicalmente il “sistema di potere”, anche solo parzialmente ma in punti critici e fondamentali, consapevoli o meno che fossero, hanno messo in gioco la loro vita e l’hanno persa.

    Solo quattro esempi recenti: Mattei, Kennedy, Moro e Sankara.

    Tutti questi, in un modo o nell’altro, rigettavano alcuni meccanismi del “sistema” socio-politico-economico, erano “non allineati”, vennero uccisi.

    Il “sistema” è sensibile, soprattutto quando si intende mettere mano all’emissione monetaria, come fecero Moro e Kennedy.

    Il “sistema” che governa veramente l’Occidente è composto da una ristretta cerchia di famiglie e logge, che controlla in vari modi l’emissione del denaro, la finanza, la politica, l’energia, l’industria farmaceutica, l’industria alimentare, la ricerca tecnologica e militare, la politica internazionale, l’istruzione, i media.

    Il “sistema” è in grado di condizionare capillarmente la formazione della “classe politica” mainstream occidentale e l’ascesa di personaggi che andranno a guidare i moderni partiti “personalistici”.

    Sull’onda della tecnologia e del “progresso” tale sistema ha favorito una superficiale visione politica e una narrazione della storia recente piena di “inesattezze”, in cui si sono messe tranquillamente in discussione, anche se non del tutto apertamente, le prerogative degli Stati Nazionali e dello Stato di diritto tout court, con il miraggio che solo una sostanziale de-sovranizzazione politica degli Stati Nazionali avrebbe potuto garantire la pace mondiale.

    L’arma privilegiata per tale de-sovranizzazione è stata, ed è tuttora, quella monetaria e finanziaria: gli interessi che si pagano sul debito sovrano – che dovrebbe essere solo quello dei cittadini, rappresentante quindi ricchezza privata non in mano alle banche – i vincoli alla spesa, i pareggi di bilancio, le politiche di austerità e tutto l’armamentario “neoliberista” di privatizzazioni, mercato, efficienza e competitività, sono le “pallottole” sparate dall’arma monetaria e finanziaria che politica e media ci hanno “insegnato” ad amare.

    Sulla base della storia e per quanto sin qui detto, ogni leader politico seriamente intenzionato a sovvertire tale “ordine” e ripristinare le basi del diritto, della democrazia e del vero progresso pacifico della sua Nazione, deve essere consapevole dei rischi che corre ed essere quindi disposto, qualora riesca a raggiungere posizioni di governo, a mettere in gioco la sua vita, né più, né meno.

    Questi i singoli punti critici.

    L’emissione del denaro è in sostanza nelle mani delle banche private: il denaro dovrebbe essere una “semplice” infrastruttura dell’economia atta a permettere con facilità gli scambi umani, mentre è sempre più diventata l’arma con cui banche e finanza controllano le economie e la politica degli stati, oggi sempre meno sovrani: una guerra di conquista che si combatte con altre armi.

    La finanza è una variegata “forza di occupazione e smembramento” di territori produttivi, che ha contribuito a togliere ogni dignità al lavoro ed alle sue leggi.

    La politica che si vorrebbe democratica ha tutta una serie di meccanismi, percorsi e consorterie che escludono la sfera pubblica, di fatto, dal raggiungimento libero e trasparente da parte di ogni volonteroso, meritevole e capace, come al contrario vorrebbe una vera democrazia ispirata ai diritti umani.

    Sul settore energetico si giocano partite oscure per la salute del pianeta, delle nostre tasche e per l’autonomia delle singole nazioni.

    L’industria farmaceutica è diventata un’aberrazione farmacologizzatrice di ogni cosa ritenuta fuori da parametri assolutamente arbitrari che con la vera scienza e con la deontologia medica non hanno niente a che vedere, soprattutto per quanto riguarda il campo del mentale e dell’aiuto per chi si trova in disagio.

    Una sua sottomissione alla sfera pubblica e ad una deontologia “umanistica” è quanto mai improrogabile.

    L’industria alimentare sottostà alle politiche delle multinazionali, costi quel che costi in termini di salute e consumo del territorio.

    Il grosso della ricerca tecnologica è al servizio dell’industria militare, informatica, dell’automazione e dell’intelligenza artificiale: tutti settori sostanzialmente privati da statalizzare in massima parte con urgenza: in assenza di un indirizzo pubblico e di un controllo trasparente rischiano di diventare, come tutti possiamo già ben vedere, gli ambiti che renderanno il “sistema” sempre meno accessibile e riformabile, e la nostra vita sempre meno libera e degna di essere vissuta.

    La politica internazionale è entrata in una nuova fase di tensione multipolare dagli oscuri sviluppi, causata proprio dalle libertà concesse dalla politica alle lobby private, libertà che tradiscono i migliori auspici della comunità internazionale e dei diritti umani.

    L’istruzione è stata sempre più influenzata da concetti “modernistici” che hanno preteso di tagliare le basi dell’apprendimento del linguaggio scritto e verbale ed a cui si è aggiunta una letale miscela di nozionismo-tecnicismo: tutto ciò ha causato la crescente “epidemia” dei cosiddetti “analfabeti funzionali”, che trovano però “soccorso” dall’industria dell’intrattenimento virtuale, che li allontana definitivamente dall’apprezzare la compagnia di un buon libro.

    Il sistema dei media mainstream è del tutto complice della situazione sin qui espressa: il suo “intrattenimento” è un mix letale di sconcerto/evasione, in cui raramente, preferibilmente a tarda ora, si affacciano spiragli di cultura umanistica e verità, mentre la tecnologia è sparata in tutte le sue invasive sfaccettature.

    L’informazione politica non menziona mai, ovviamente, la reale portata dei “giochi” qui elencati.

    Per quanto riguarda la rievocazione storica, come quella del “caso Moro” di cui oggi si ricordano i 40 anni, i media si limitano ad una lettura ipocrita e superficiale dove certo non si negano alcuni misteri, ma in cui ci si concentra soprattutto sui 55 giorni del rapimento, affermando in sostanza che furono solo le BR a rapire ed uccidere Aldo Moro e la sua scorta.

    La dimensione di tale ipocrisia dovrebbe essere evidente, soprattutto in un Paese come il nostro che non credo abbia uguali in quanto a misteri su stragi, attentati, omicidi e morti sospette di decine e decine di personaggi collegati ad essi.

    Uno squallore storico evidentemente non tenuto in considerazione dai servi del sistema che ci intrattengono amabilmente dai tg di ogni pasto.

    Una gigantesca opera di disinformazione e revisione che fa del nostro Paese un vero problema per ogni politico di buona volontà che decidesse di cambiarlo: un tentativo in cui dovrebbe mettere in conto di poter perdere la sua stessa vita.




    16 marzo 2017


    Edited by massimofranceschini - 11/1/2020, 16:25
     
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