LE RESPONSABILITÀ DELL’ASSENZA DI UN’ALTERNATIVA ALLA POLITICA DESTRA/SINISTRA

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    Riflettiamo sugli ostacoli ad una vera e costruttiva opposizione

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    il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani



    Le elezioni francesi sono l’ennesima conferma di cinque cose che dico da sempre:

    a. le divisioni “ideologiche” impediscono un vero cambiamento;

    b. la mentalità di sinistra impedisce un vero cambiamento;

    c. non sarà certo la destra ad “incarnare” il vero cambiamento;

    d. nessuna opposizione riuscirà a fare qualcosa di veramente costruttivo se non si libererà delle influenze ideologiche tendenti a mettere gli attori sociali, economici e produttivi in antitesi, e se non capirà una volta per tutte che è il concetto stesso del denaro ad essere completamente travisato in economia: chi controlla il denaro controlla il mondo e lascia la società civile divisa in fazioni a scannarsi su quale sua parte debba più all’altra, mentre lo “Stato di Diritto” sempre più demonizzato, “desovranizzato” e inerme non riesce di fatto ad amministrare veramente ma è anzi sempre più esposto agli attacchi di lobby e oligarchie private;

    e. nessun progetto politico seriamente intenzionato a cambiare lo status quo e ridare alla democrazia ed allo “Stato di Diritto” nuova linfa vitale può ignorare l’esigenza di una profonda riflessione sul sistema e sul ruolo dei media.

    Vediamo punto per punto.

    a. Le divisioni ideologiche che hanno contribuito alle miserie del 900 continuano, anche se in forma sempre più “sotterranea”, a dividere una fetta consistente dell’elettorato, inoltre “permettono” ai loro “prigionieri” di appoggiare candidati che oggettivamente non presentano niente di veramente nuovo rispetto alle linee guida di una politica subalterna al sistema che governa veramente: quello della finanza e delle altre lobby private transnazionali.

    Le novità sono, al massimo, di facciata, come ad esempio l’immagine, la giovinezza o la capacità di apparire sicuri, pimpanti e cinici in tv, come per Renzi o Macron.

    Inoltre questi personaggi prendono voti perché considerati, anche grazie al lavoro svolto dai media, come l’ultimo argine al “populismo” o alla destra/sinistra autoritarie.

    b. Sulla mentalità di sinistra mi sono già espresso qui.

    Dico solo brevemente che il residuo della speranza di giustizia e riscossa degli “oppressi” e dei “subalterni”, anche se per me non auspicabile nel comunismo o in qualsiasi idea di lotta di classe, si è trasformato in una “snobistica superficialità”: un’ideologia cinica e perversa di “pragmatico realismo” che è diventata, di fatto, il vero sostegno di quanto di peggio una globalizzazione non governata ci ha regalato.

    c. Sull’insufficienza della destra, anche apparentemente “sovranista”, credo ci siano sempre più prove: l’ultima quella data dalla Le Pen nel dibattito con Macron.

    La destra attuale non fa altro che solleticare la pancia dei suoi elettori, anche se in maniera più “sobria” rispetto al fascismo, senza essere veramente capace di andare oltre agli slogan.

    La destra non sembra voler elaborare un serio programma socio-economico “appetibile” ed alternativo all’impoverimento delle comunità e degli stati sempre meno sovrani operato dalla finanza.
    La destra sembra servire, di fatto, ad alimentare antiche paure in modo che un elettorato ammaestrato dalla retorica mondialista e dal sistema mediatico, finisca sempre per preferire soluzioni “responsabili”.

    d. L’enormità del fatto che diritti sociali ed economici conquistati e scritti su pregiate carte si stiano giorno per giorno “ritraendo”; l’evidenza che la politica mainstream sia sostanzialmente al servizio di potentati privati transnazionali; la constatazione che lo “Stato di Diritto” sia ormai un fantasma in cui nessuno crede più; le ingiustizie dell’economia e della finanza globali; la cialtroneria di una classe politica evidentemente corrotta e incapace di governare seriamente ed in maniera trasparente; una sana e razionale cultura economica e una miriade di altri elementi oggettivi dovrebbero dare ragioni e argomenti in abbondanza ad una seria e costruttiva opposizione.

    Così non sembra essere.

    Frequento da tempo, anche se solo nel mondo virtuale, amici e gruppi dell’area cosiddetta “sovranista”, o ispirati dalla Costituzione e tendenti e federarsi sotto le sue insegne.

    Al contrario di quanto auspico e nonostante i motivi, le ragioni e gli argomenti a favore appena elencati, devo purtroppo constatare che tali gruppi, movimenti e federazioni si perdono colpevolmente in dispute e fazioni, a cui le appartenenze ideologiche non sono estranee; non riescono ancora ad elaborare un programma socio-politico-economico attuativo, razionale e scientificamente inoppugnabile, in cui tutte le componenti sociali siano attori di una cooperazione e di un disegno di crescita e benessere comune.

    In molti parlano di “attuare la Costituzione” o la “Costituzione economica”, come se tutti i suoi articoli siano “perfetti”, come se non debbano sottostare a principi più generali, come se siano esenti da compromessi culturali e ideologici vari, come se siano già dotati di strumenti attuativi, come se non necessitino di essere anche aggiornati per rispondere alle grandi ingiustizie del capitalismo finanziario moderno ed alla perversa ideologia “mondialista”: elementi non così chiari ed evidenti nel primo dopoguerra.

    Nessun documento umano è quindi perfetto ed “assoluto” sempre e ovunque, come per tutte le cose la comprensione dei fattori in questione avanza, addirittura può arretrare.

    Credo sia ora di dire chiaramente che se è il lavoro in sé a creare dignità e benessere sociale, proprio come da Costituzione, è anche ora di capire definitivamente che la protezione del lavoro stesso passa necessariamente dalla protezione del denaro con cui il lavoro si crea e si scambia.

    Occorre rivedere una volta per tutte il concetto di denaro.

    È con la creazione del denaro, ora in mano a banche ed organismi privati, che si condizionano economie e stati.

    È anche ora di smetterla con la storiella che i servizi spettanti ai cittadini da costituzione e Diritti Umani debbano venire dalle tasse.

    È questa un’idea meschina per colpevolizzare la società civile, al netto degli sprechi e della corruzione, e darci in pasto al privato ed alla “competitività”, il nuovo mantra delle élite.

    La piena occupazione, i servizi e le infrastrutture possono essere creati da uno stato dotato di sovranità monetaria, quella sovranità da riconquistare o da attuare parzialmente, per ora, con ad esempio quei Certificati di Credito Fiscali per il mercato interno che sempre più studiosi propongono.

    La fiscalità è certamente una delle "leve" per intervenire in alcuni meccanismi economici, non deve però essere, com'è ora, una scure che distrugge il lavoro e l'impresa che lo crea.

    Riprendendo le nostre sovranità potremmo avere uno stato dalla parte del cittadino, piena occupazione e tasse bassissime che permetterebbero alle imprese di pagare le retribuzioni a partire da un giusto e indicizzato “stipendio minimo garantito” in sù!

    Questo sì sarebbe da costituzione!

    La progressività, se proprio vogliamo mantenerla, si può ottenere diminuendo i servizi gratuiti con l'aumento del reddito.

    Aggiungiamo serie misure antitrust e altre che non permettano ai grandi gruppi ed alla finanza di operare nel nostro Paese per depredarlo, una seria marcia indietro sulle privatizzazioni e tanta etica e trasparenza.

    Se continuiamo a far partire tutti i discorsi ed i progetti sempre dalle tasse non facciamo altro che avallare la distruzione dell’economia produttiva, continuando a favorire banchieri e finanza internazionale senza scrupoli.

    Continueremo inoltre a dare un valore eccessivo al "dio" denaro, che dovrebbe invece tornare ad essere considerato ne più ne meno che una “sovrastruttura” dell’economia, atta a permettere facilitazioni negli scambi umani.

    Rendiamo la Costituzione una cosa viva e al servizio della società civile, togliamo le interpretazioni che la storia ha rivelato esser fallimentari, proteggiamola dove è più vicina ai trenta Diritti Umani e rafforziamola ove necessiti di esprimerli più compiutamente.

    e. L’oggettiva difficoltà a raggiungere la necessaria visibilità se non si è parte del sistema politico-mediatico mainstream, si aggiunge alle incapacità progettuali appena espresse rendendo assai flebile la speranza di una nuova cultura politica e di una democrazia rivivificata.

    L’importanza raggiunta dai media nella società e nella cultura moderna è assai sottovalutata, nel senso che non riflettiamo mai abbastanza su quanto sia pervasiva la loro responsabilità nella formazione delle nostre idee e sulla nostra visione della realtà.

    Sul sistema dei media ho già scritto qui, accennando anche delle linee guida diverse da quelle dei sei grandi gruppi che controllano la maggior parte dei media mondiali.

    Credo che un serio movimento alternativo alla politica mainstream debba proprio partire dalla creazione di un media completamente diverso e “di servizio” alla società civile.

    Potrebbe essere un progetto più facilmente sostenibile rispetto alla speranza di arrivare in tv a dire finalmente “come stanno le cose”, ammesso che se ne sia veramente capaci.

    Potrebbe essere un progetto su cui creare nella società degli “spazi” di azione dal basso coordinata, argomentata, organizzata e trasparente, su cui coagulare le forze sane della società civile per crescere fino ad un punto in cui sarà impossibile escludere ciò dai canali informativi e dall’agenda politica del Paese.

    Smettiamola di perder tempo, il sistema della finanza e delle lobby non conosce domenica e banchetta sulle nostre guerre ideologiche.


    9 maggio 2017


    Edited by massimofranceschini - 8/11/2018, 17:22
     
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