RELIGIONE, LAICITÀ E DIRITTI UMANI

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    vividarte

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    Da qualche galassia lontana...nato a Foligno ma residente a Genova, da sempre interessato alle arti, alla condizione umana ed alla spiritualità

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    L'etica dei Diritti Umani per chiarire i nodi su cui si gioca il futuro dell'Umanità

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    una delle riflessioni che condurranno al mio libro


    Due recenti articoli sul Corriere della Sera fanno riflettere su uno dei temi caldi di questi ultimi anni, anche se, secondo il mio parere, non centrano completamente il focus del problema.
    Il primo bell'articolo è del 29 dicembre scorso, ad opera di Donatella Di Cesare, dal titolo: “Contro il naufragio laico studiamo le religioni”.

    L'autrice inizia con delle interessanti osservazioni sulla difficoltà del mondo laico a comprendere e rapportarsi a quello religioso, affermando che “...la separazione tra religione e politica è una pretesa del laicismo, fittizia quanto irrealizzabile. ...
    Pensare che la religione sia solo violenza, che rappresenti un inutile oscurantismo, è un modo sbrigativo per ridurre ogni conflitto alla ‘guerra del sacro’ contro la laicità.
    Come se bastasse sbarazzarsi delle religioni per trovare un rimedio nel tormentato scenario contemporaneo
    . ...
    Giudicate dall'alto della ragione illuministica, le religioni sono state ridotte a dogmi superflui e dannosi, quasi che non facessero parte del patrimonio culturale.
    Gli effetti sono devastanti.
    Questo spiega perché il 'dialogo interreligioso' è una faccenda di élite.
    Nelle scuole e nelle università, sia nel nostro Paese, sia in altre nazioni europee, domina l'ignoranza
    . ...
    Come si può dialogare con la religione degli altri, se si sa poco o nulla della propria? E se si è portati a credere che, in un caso come nell'altro, si tratta di oscuri dogmi? ...
    Dove non si è abituati all'ermeneutica dei testi, alla riflessione sui concetti religiosi, si resta muti di fronte alla ostentazione di una pretesa 'verità', che dovrebbe invece essere subito decostruita.
    I fondamentalismi religiosi tentano infatti di separarsi dalla cultura di provenienza.
    Mentre il Corano, come i Vangeli, come la Torà, richiedono interpretazione
    .”

    I suoi ragionamenti ed osservazioni mi trovavo completamente d'accordo.

    Molti laici materialisti trattano con sufficienza tutto ciò che proviene dal mondo della spiritualità, dimenticando che le religioni, oltre agli aspetti pratici e rituali sono fondamentalmente delle filosofie.

    La filosofia religiosa appartiene a pieno diritto al mondo della filosofia, dato che si interroga e cerca di dare una spiegazione alla realtà tutta, metafisica ed immanente.

    Solo l'“ideologia materialista” pretende avere la chiave esclusiva per ricercare la realtà ultima delle cose, anche se per sua natura può “solo” indagare l'aspetto materiale dell'esistenza e dell'universo.

    Sono ovviamente d’accordo sull’analisi del fondamentalismo, che oggi porta ancora violenza ingiustificabile ed estranea al vero sentire di ogni religione.

    Vorrei su questo osservare che l’autrice prende in considerazione solo le religioni monoteiste “dimenticando” le altre, comprese le cosiddette “nuove religioni” che hanno uno spirito ed un messaggio universali non legati a culture etniche, certamente sviluppato sull’esperienza delle religioni antiche, anche riappropriandosi di “matrici” culturali “logiche” e di metodi appartenenti sì al mondo della scienza ma originatesi nel mondo della filosofia, fino ad arrivare ad inserire il rispetto delle istituzioni politiche e dei diritti civili nel loro credo.

    Il “limite” che trovo nell’articolo risiede in questa affermazione che non è approfondita: “Quel che appare ormai evidente è che la laicità non è il luogo neutro di un confronto tra religioni e culture diverse, non è il terreno di una non meglio precisata “morale universale”, né la forma dell’identità collettiva.
    Ciò a cui oggi si assiste è proprio il naufragio della laicità così intesa
    .”

    L’affermazione è vera ma, secondo me, andrebbe “completata” osservando che proprio la laicità ha prodotto i principi per il confronto e la convivenza su un terreno comune di religioni e culture, poi certamente non attuati: i Diritti dell’Uomo.

    In essi troviamo sintetizzati gli sforzi degli uomini di buona volontà di tutte le epoche e culture che potranno garantire, se applicati veramente, un futuro per l’umanità degno di essere vissuto.

    Altra cosa è il laicismo “ideologico”, materialista e antireligioso, esso stesso un fondamentalismo.

    Il vero problema è che la politica e la cultura occidentali non hanno ancora capito che solo lo studio, la diffusione anche nelle scuole e l’applicazione dei trenta diritti umani potrà garantire, se si capirà la loro enorme importanza, che il mondo non sprofonderà in una guerra totale e/o in regimi sempre più asfissianti.

    Il secondo articolo è del giorno dopo ed ha la firma dello storico Giuseppe Galasso, si intitola “La falsa contrapposizione tra religione e laicità”.

    Inizia parlando della “laicizzazione del costume italiano impensabile e imprevedibile fino a non molto tempo fa”, continua interrogandosi fra l’altro su cosa “muove” le persone che non hanno nessuna fede, e prosegue distinguendo una laicità matura e colta dotata di un profondo sentire anche sul piano etico, da quella deteriore derivante dalle condizioni di vita moderne “fatta di un istintivo edonismo, senza complicazioni problematiche, che per alcuni fa da pendant a una laicità derivante da pessimismo e disperazione e altri fattori negativi dell’esperienza umana e sociale.”

    L’autore fa notare: “si deplora che un certo laicismo, diventando ideologia, porti all’integralismo e alla violenza” e fa notare che “lo stesso si può e si deve dire di vari credo religiosi (e, del resto, la stessa Chiesa cattolica solo da poco più di mezzo secolo dice le cose che dice oggi, e fino alla metà del ‘900 era ancora legata all’idea della crociata, magari difensiva…)”.

    Pensieri condivisibili, è la fine dell’articolo che mi lascia perplesso.

    Parlando del dialogo tra fedi religiose diverse e tra laici e religiosi l’autore afferma che “non si è mai capito bene – se non si vuol cadere in improbabili sincretismi di idee e di fedi diverse – in che debba consistere e a che debba portare questo dialogo.
    Nella civiltà politica della liberal-democrazia moderna non solo la tolleranza, ma la piena libertà di religione e di pensiero è, non da oggi, un punto primario e non negoziabile.
    Allo stesso modo, la discussione su questo e ogni altro tema – dialogo o non dialogo – è una pratica inveterata delle libere società moderne, che vi trovano la maggiore possibilità e il maggiore stimolo ad acquisire quella migliore consapevolezza di sé nel proprio tempo, che è ugualmente necessaria, al di là delle questioni di cui abbiamo accennato, su ogni altro piano, a cominciare da quello dei fondamenti della vita etico-politica
    .”

    Nonostante sembri rispondersi da solo, mostra comunque scetticismo sulla questione dialogo fra fedi e fra laici e religiosi, non capendo a cosa debba portare.

    Sembra rispondergli, anche se certo non direttamente, un bellissimo articolo-recensione del nuovo libro di Tullio GregoryTranslatio Linguarum. Traduzioni e storia della cultura”, che esplora il nesso tra parola e civiltà, dello storico Luciano Canfora, sempre sul Corriere ma il 12 gennaio, dal titolo “Tradurre significa comprendersi. Arabi e bizantini ce lo insegnano. La ricchezza degli scambi culturali nel secolo d’oro di Costantinopoli e Bagdad”.

    L’articolo esplora il libro in una interessante carrellata che mette in evidenza come le civiltà si siano evolute confrontandosi, anche quelle che oggi appaiono pervase dai semi della peggiore intolleranza violenta.

    L’articolo, e il libro, sono un atto di amore e rispetto per tutto ciò che è traduzione, mescolanza, comunicazione, comprensione e riconoscimento dei vari “debiti” culturali, anche della genesi comune delle varie fedi, che hanno arricchito culture e comunità.

    Canfora termina magnificamente così: “Le guerre che incombono sul nostro presente si colorano sempre più di truce autosufficienza culturale e religiosa.
    Un libro come quello di Gregory, che ripropone il fenomeno dei trasferimenti di civiltà, è una goccia di saggezza illuministica in un mare turbato, sempre più di frequente, da ondate di oscurantismo
    .


    Io aggiungerei che l’oscurantismo non è solo quello di alcune religioni che sembrano rimettere indietro di secoli le lancette della storia.

    Un nuovo oscurantismo scientista, tecnologico, materialista e antireligioso incombe sulla comunità umana.

    Sfrutta i successi ed i miraggi della tecnica, la povertà creata dalla finanza e la paura generata dai media e dai populisti di turno, per creare un clima di insicurezza in cui le persone stesse invocheranno più sicurezza e controllo, ignare, o complici, nel consegnare a poche lobby transazionali la libertà dell’uomo.

    Se il dialogo fra religioni e fra laicità e religiosità tornerà ad essere spinto sempre più, contemporaneamente allo studio ed alla conoscenza approfondita dei trenta diritti umani, della loro storia e delle implicazioni che dovrebbero avere e che vengono oggi per lo più tradite anche in Occidente, avremo una maggiore comprensione fra “diversi”, che potrebbero scoprirsi non così tanto “estranei” nelle aspirazioni ultime e fondamentali.

    Avremo un futuro pacifico, libero e produttivo se importeremo nel nostro sentire, prima di ogni altro “credo” e considerazione, l’etica dei diritti umani, la sola che può dare libertà, dignità e responsabilità a tutta la comunità umana.


    28 gennaio 2016


    Edited by massimofranceschini - 15/11/2018, 18:47
     
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